Tira una brutta aria in casa Fico. Doveva essere il parco tematico dedicato al settore agricolo e alla gastronomia italiana che tutto il mondo ci avrebbe invidiato, con l’obiettivo di «rendere accattivante la filiera agroalimentare», stando alle parole di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, ma non è mai veramente decollato. Tanto che ora l’amministratore delegato Stefano Cigarini, arrivato nel 2020 da Cinecittà World con la nomea di Re Mida dei parchi tematici, è a un passo dall’addio. «È un tema sul tavolo, ma compete ai soci decidere, io sono solo un manager», ha commentato il diretto interessato. «Siamo in una fase di assestamento societario, se ci saranno nuovi azionisti decideranno loro che cosa fare». Un piano a dire il vero c’è già: al suo posto dovrebbe arrivare Piero Bagnasco, che siede già nel cda e ad di Fontanafredda, cantina dei Farinetti che sta per subentrare in Fico al posti di Eataly. Il patron infatti vorrebbe riprendere in mano la gestione attraverso un suo uomo di fiducia. Sia Primori sia Cigarini non erano stati scelti personalmente da lui ma provenivano da Coop Alleanza, azionista di riferimento di Fico.

La storia: dall’obiettivo di 6 milioni di visitatori annuali agli appena 2,8
Allestito tra il 2012 e il 2017, Fico, acronimo di Fabbrica Italiana Contadina, occupa una superficie di dieci ettari negli ex spazi del Caab – Centro agroalimentare di Bologna, di cui otto coperti con negozi e ristoranti, e due aree esterne dedicate alla coltivazione delle piante e all’allevamento degli animali. Inaugurato il 15 novembre 2017, dopo anni di ritardo, il progetto ha presentato da subito problemi. E dire che le aspettative erano alte, anzi altissime. Farinetti dichiarò che si aspettava nel primo anno almeno 6 milioni di visite. In realtà, in 12 mesi se ne registrarono meno della metà: 2,8 milioni per l’esattezza. Il 70 per cento delle quali da fuori Bologna. L’utile si fermò a 19 mila euro. Peggio andò nel 2019 con il numero di visitatori fermo a 1,6 milioni e con le perdite nette di esercizio pari a 3,14 milioni di euro.
La rivoluzione fallita di Cigarini: meno food, più divertimento
Il Covid naturalmente ha complicato la situazione costringendo il parco alla chiusura fino a giugno 2021. Durante la pandemia Farinetti però non è stato con le mani in mano e ha messo a punto la prima rivoluzione: via l’ex ad Tiziana Primori e dentro Cigarini. Gli azionisti Eataly, Caab e Coop Alleanza lo avevano scelto per i buoni risultati realizzati da manager di Cinecittà World e Farinetti aveva pensato che potesse fare il miracolo anche con Fico. Nei mesi di chiusura, è stato ripensato l’intero sistema: la ricetta di Cigarini prevedeva eventi, corsi e serate di intrattenimento per le famiglie. Il tutto oliato con capitali freschi per 5 milioni di euro. Nonostante gli sforzi, la musica però non è cambiata. Dopo i 4 milioni di perdite del 2020 e 3 nel 2021 (dovuti ai lockdown e alla chiusura) anche il 2022 dovrebbe chiudere in rosso. I dati sulle presenze, però, sarebbero incoraggianti secondo l’ormai ex ad. Si è infatti registrato un aumento delle visite pari al 30 per cento con una permanenza media passata da un’ora e mezza a cinque ore; mentre la spesa di ogni visitatore aumentata dai 15 euro a oltre 35. Numeri che però non hanno convinto gli azionisti che gli avrebbero dato il ben servito.

Gli errori dell’ad: il biglietto d’ingresso e l’annuncio prematuro di un nuovo Fico in Cina
Tra gli errori imputati a Cigarini l’introduzione di un biglietto d’ingresso da 10 euro. Pensato per mettere in sesto i conti della società, il ticket in realtà ha allontanato come prevedibile i visitatori. Probabile, a questo punto, che l’ingresso tornerà gratuito. Contestato anche l’annuncio di aprire un Fico in Cina, a Hangzhou. «È già stato approvato il piano di fattibilità ed è già stato firmato il contratto preliminare», aveva detto il manager in pompa magna nelle scorse settimane svelando che la struttura sarebbe stata progettata da Stefano Boeri. In realtà, il progetto è ancora in stato embrionale e top secret. Ovvio che i soci non abbiano apprezzato una uscita così gridata.
I punti deboli della Disneyland del cibo
Ma al netto di tutto, Fico sconta problemi molto più profondi, presenti fin dalla sua apertura. Prima di tutto la concorrenza. Il centro di Bologna offre infatti proposte gastronomiche di alto livello, che attirano milioni di turisti ogni anno e a prezzi molto più bassi rispetto a del parco. Un altro dei limiti è la distanza: con i mezzi pubblici Fico dista 50 minuti dal centro, 40 dalla stazione e un’ora e mezza dall’aeroporto. Il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna avevano predisposto i Ficobus, navette costate quattro milioni di euro, per portare turisti dalla stazione centrale a destinazione. Il biglietto costava 5 euro a tratta ma a Fico ci si poteva arrivare anche con gli autobus normali, spendendo solo 1,50 euro di biglietto. Nel primo anno, infatti, sono stati venduti solo 123 mila biglietti a fronte di 25.954 corse, con una media di 4,8 biglietti validati a corsa.