Festival musicali europei: programmi, prime e tanta Italia

Cesare Galla
19/06/2022

A differenza del nostro Paese, in Europa la ripartenza a pieno regime dei festival musicali coincide con una notevole ricchezza di proposte e di suggestioni. E una significativa presenza di italiani. Da Aix-en-Provence a Salisburgo passando per Glyndebourne e Bayreuth.

Festival musicali europei: programmi, prime e tanta Italia

Si può mettere in scena una Sinfonia di Mahler? La domanda è meno bizzarra di quel che sembra, e la risposta è a portata di mano nell’estate dei festival musicali europei. L’inaugurazione della storica rassegna di Aix-en-Provence, fondata nel 1948, è infatti affidata (il 4 luglio) a Résurrection. Il titolo è quello della Sinfonia mahleriana al centro dello spettacolo: la n. 2 in Do minore (1895) per soprano, contralto, coro e orchestra, detta appunto Resurrezione. Regia, scene, costumi e luci sono di Romeo Castellucci. La levatura del regista, acclamato protagonista della scena internazionale, oggi forse cercato più all’estero che in Italia, promette soluzioni non banali al cospetto di una partitura ribollente nella quale dominano il tema della morte e del Giudizio Universale (spesso riecheggia il tema del Dies Irae) prima che venga intonato l’inno di Klopstock intitolato appunto Die Auferstehung (La Resurrezione). Plausibile attendersi uno spettacolo che offra un “segno dei tempi”, a prescindere dal senso letterale della Sinfonia. Tanto più che l’allestimento si terrà non in un teatro o in uno spazio all’aperto, luoghi tipici del festival provenzale, ma nello Stadium de Vitrolles. Si tratta di un palazzetto dello sport in disuso, a metà strada fra Aix e Marsiglia: un parallelepipedo color antracite costruito a metà degli Anni 90 a fianco di una discarica rossastra di bauxite e abbandonato nel giro di pochi anni, da oltre un ventennio simbolico “non luogo” degradato. Di livello l’esecuzione musicale: sul podio dell’Orchestre de Paris salirà Esa-Pekka Salonen, apprezzato direttore finlandese.

 

L’inaugurazione del festival di Aix-en-Provence è uno degli eventi teatrali-musicali dell’estate europea, non certo l’unico. Mentre infatti in Italia i programmi festivalieri si caratterizzano per una certa circospezione, probabilmente causata anche dalle incertezze economiche e dall’insicurezza nei finanziamenti, in Europa la ripartenza a pieno regime coincide con una notevole ricchezza di proposte e di suggestioni, dentro ai confini programmatici di tante rassegne, ma anche al di fuori di essi. E la presenza di artisti italiani in questo movimento è significativa.

Festival musicali europei: programmi, prime e tanta Italia
Prove del Moïse et Pharaone a Aix-en-Provence (da Instagram).

Festival di Aix-en-Provence, tra nuove produzioni e prime assolute

Colpisce la densità delle proposte. Si parla di festival ricchi certo, anche perché sostenuti da Paesi nei quali la cultura non è la Cenerentola dei bilanci pubblici. Il programma di Aix, per restare in Francia, allinea qualcosa come 10 titoli operistici distribuiti nei suoi molti spazi e in un calendario concentratissimo (la conclusione sarà il 23 luglio), sette dei quali in forma scenica, quasi tutti nuove produzioni con due prime assolute di opere commissionate dal festival. Una riguarda la Divina Commedia: Il viaggio, Dante (8 luglio) è l’opera nuova del compositore francese Pascal Dusapin (67 anni), che vedrà sul podio Kent Nagano e fra gli interpreti vocali il basso Giacomo Prestia. In calendario nuove produzioni della Salome di Strauss (direttore Ingo Metzmacher), dell’Incoronazione di Poppea di Monteverdi (direttore Leonardo García Alarcón), di Idomeneo, re di Creta, con l’eccellente mezzosoprano italiano Anna Bonitatibus nel ruolo di Idamante. Altro fiore all’occhiello l’opera rossiniana Moïse et Pharaon: sul podio salirà Michele Mariotti, ormai direttore-leader a livello internazionale nel repertorio rossiniano, e nel ruolo del titolo canterà uno specialista come Michele Pertusi. La regia è affidata al 42enne Tobias Kratzer, tedesco che ha già debuttato con successo a Bayreuth nel 2019, allestendovi Tannhäuser.

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L’opera house di Glyndebourne (Getty Images).

Gli italiani brillano a Glynderbourne 

Un nome italiano anche a Glyndebourne, nel Sussex, festival molto british iniziato nel 1934, tipico per il rigoroso “dress code” e per i picnic nel parco durante gli intervalli, che durano un’ora e mezzo. Uno degli spettacoli di punta della rassegna 2022, che è già in corso, è l’Alcina di Handel (dal 2 luglio) con la regia di Francesco Micheli, bergamasco, direttore artistico del festival Donizetti Opera. Ma troviamo anche il direttore veneto Giancarlo Andretta sul podio delle mozartiane Nozze di Figaro, che si replicano fino a metà luglio.

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Salisburgo (foto Neumayr).

Salisburgo, il festivalone non delude

Quanto al festivalone per antonomasia e per eccellenza, la liberazione dalle restrizioni che per due anni ha complicato le cose – e specialmente nel 2020 ha irrimediabilmente guastato la celebrazione del centenario – rende se possibile il programma ancora più enorme e multiforme, con un affollamento di divi semplicemente irripetibile altrove. A Salisburgo, la città natale di Mozart, il business turistico-culturale è senza pari nel mondo. Opera e concerti dal 18 luglio al 31 agosto sono disposti in un calendario fittissimo, con appuntamenti plurimi ogni giorno.

Castellucci alle prese con Bartók e Orff

Dopo il Mahler di Aix-en-Provence, Romeo Castellucci si trasferirà qui, dove è ormai di casa (ultima presenza, il discutibile Don Giovanni mozartiano dello scorso anno) per realizzare la prima nuova produzione operistica del festival (dal 26 luglio), un singolare quanto inedito dittico novecentesco. Lo costituiscono Il castello di Barbablù di Béla Bartók (1911, prima esecuzione 1918) e De temporum fine Comoedia di Carl Orff (prima esecuzione a Salisburgo nel 1973, direttore Karajan; rivisto nel 1979). Sul podio l’anticonformista a tutti i costi Teodor Currentzis, questa volta però non con la sua orchestra MusicAeterna, ma con la giovanile Gustav Mahler. Il tema apocalittico sviluppato dall’autore dei popolari Carmina Burana, in certo modo “annunciato” dalle cupe atmosfere espressioniste della favola rivisitata da Bartók, non è lontano dalla visione del Giorno del Giudizio che anche Mahler delinea nella sua Seconda Sinfonia. Si tratta di capire se e cosa Castellucci, sulla Salzach come in Provenza, concederà alla speranza oltre il pensiero millenarista.

Il tedesco Christof Loy propone il Trittico pucciniano

Fra le altre proposte operistiche, il Trittico pucciniano alla tedesca del regista Christof Loy (dal 29 luglio, direttore Franz Welser-Möst) che almeno sulla carta sovverte l’ordine voluto da Puccini per i tre atti unici, partendo dall’ultimo (Gianni Schicchi) per tornare al primo (Il Tabarro) e chiudere con il mediano (Suor Angelica). E ancora (dal 12 agosto) l’Aida secondo Shirin Neshat, regista iraniana residente a New York che ha vinto nel 2009 il Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia per il film Donne senza uomini. O il brillante Barbiere di Siviglia che ha debuttato al festival salisburghese di Pentecoste con regia del tenore Ronaldo Villazón e un cast molto italiano nel quale primeggia la Rosina di Cecilia Bartoli (dal 4 agosto).

Attesa per il debutto del geniale regista Barrie Kosky

L’evento salisburghese dell’estate, tuttavia, promette di essere il 7 agosto il debutto del geniale regista di origine australiana Barrie Kosky, che ha lasciato in questi giorni la direzione della Komische Oper di Berlino dopo 10 anni, ed è famoso anche per essere stato il primo regista ebreo a firmare uno spettacolo al festival di Bayreuth, i memorabili e acclamati Maestri cantori del 2017, nei quali il protagonista è Wagner stesso e la vicenda si svolge nella villa del compositore e, al terz’atto, in una sorta di musicale processo di Norimberga.

Kosky metterà in scena un capolavoro operistico del Novecento come Káťa Kabanová di Leoš Janáček (1921), dal dramma L’uragano dello scrittore russo ottocentesco Aleksandr Ostrovskij. Una cupa e tragica ricognizione sulla condizione femminile che potrebbe assumere nella sua lettura non pochi echi attuali. Il contorno, si fa per dire, basterebbe a tre o quattro grandi festival: in recital il gotha del pianismo mondiale (Aimard, Trifonov, Kissin, Schiff, Sokolov, Bronfman, Volodos, Pollini), in concerto otto volte la Filarmonica di Vienna (con direttori come Thielemann, Nelsons, Muti, Barenboim, Salonen), due volte i Berliner con il loro direttore stabile Kirill Petrenko, debutto della Pittsburgh Symphony, rivelazione americana fra le orchestre. E poi, di tutto di più. Sennò, non sarebbe il festival di Salisburgo.

A Bayreuth torna la Tetralogia dell’Anello del Nibelungo

Più o meno nello stesso periodo (25 luglio-primo settembre), in un piccolo centro dell’Alta Franconia a 400 chilometri da Salisburgo, niente “distrazioni”, niente recital o musica da camera, niente assembramenti di compositori di tutte le epoche. Solo un musicista e i suoi drammi musicali, dall’anno 1876, sono i protagonisti del festival di Bayreuth, nel teatro sulla collina che Richard Wagner fece costruire secondo i suoi desideri e solo per rappresentarvi i suoi lavori. Cancellato nel 2020, ripreso parzialmente l’anno scorso, il festival riprende il ritmo tradizionale e gioca la carta di un rinnovamento anche generazionale niente affatto frequente da quelle parti. Torna il ciclo completo dell’Anello del Nibelungo, la cosiddetta Tetralogia: è l’edizione dei debuttanti bloccata due anni fa, con il 42enne direttore finlandese Pietari Inkinen sul podio e la regia dell’ancora più giovane Valentin Schwarz, austriaco, 33 anni. Il primo Oro del Reno andrà in scena il 31 luglio, le altre opere (La Valchiria, Sigfrido, Il crepuscolo degli Dei) a seguire, il tutto per tre volte. Messa in scena attualizzata: personaggi di oggi, come in una serie su Netflix, ha anticipato il regista austriaco nelle interviste. Gli adepti del culto wagneriano diranno se la general manager del festival, Katharina Wagner, 44enne pronipote del musicista, ha commesso un azzardo o meno.

Festival musicali europei: programmi, prime e tanta Italia
Il festival di Bayreuth.

L’inaugurazione sarà comunque (il 25 luglio) nel segno del Tristano (due repliche), con la regia del debuttante Roland Schwab, regista tedesco di solida reputazione in Germania, e la direzione di Cornelius Meister. Nel ruolo di Isolde il soprano inglese Catherine Foster, prima volta nel ruolo a Bayreuth, dove però è una Brünhilde di lungo corso. Né mancheranno L’Olandese volante con la stessa direttrice-rivelazione dello scorso anno, Oksana Lyniv, l’ucraina 44enne che è stata la prima donna nella storia a salire sul podio a Bayreuth (dal 6 agosto, quattro repliche). In programma anche il Lohengrin del 2018 diretto da Christian Thielemann con la regia “anticonvenzionale” (in senso pop) di Yuval Sharon (dal 4 agosto, cinque repliche); e il Tannhäuser del 2019, dall’8 agosto per quattro repliche.

Bregenz nel Vorarlberg e il melodramma italiano

Chi invece è legato alla tradizione melodrammatica italiana, all’estero può sempre puntare su Bregenz nel Vorarlberg (Austria), sede di un festival di antico lignaggio, fondato nel 1946. Il titolo dell’opera in scena nel sorprendente teatro galleggiante sul Lago di Costanza – meta turistica in quanto tale – quest’anno è Madama Butterfly di Giacomo Puccini: 26 rappresentazioni a partire dal 20 luglio, direttore Enrique Mazzola, regia di Andreas Homoki. Diversamente dall’Arena, si va in scena con ogni tempo, a meno di nubifragi. Il pubblico è invitato ad attrezzarsi, ma naturalmente gli ombrelli sono vietati.