Festival della Comunicazione di Camogli, un cocktail di gauche caviar e bon ton

Si è appena conclusa la nona edizione del Festival della Comunicazione di Camogli. Un cocktail perfetto di gauche caviar estrema, bon ton e giornalismo. Tra grandi assenti, conferme e new entry. Il racconto.

Festival della Comunicazione di Camogli, un cocktail di gauche caviar e bon ton

Si è chiusa domenica 11 settembre, a Camogli, con più di 100 eventi tra incontri, dibattiti, concerti, laboratori, escursioni e mostre, e 160 ospiti protagonisti del panorama culturale italiano, la consueta quattro giorni del Festival della Comunicazione, giunto alla sua nona edizione. Ad aprire le danze due habitué come il professor Barbero ed Enrico Mentana, a fianco dei due co-direttori Danco Singer e Rosangela Bonsignorio, con un toccante omaggio a Piero Angela, antico amico del Festival.

Festival della Comunicazione di Camogli, un cocktail di gauche caviar
Il Festival della Comunicazione di Camogli è giunto alla nona edizione.

Giornalisti e gauche caviar

Si arriva a Camogli in treno o con piccole e riflessive Audi A3, che fanno molto understatement, e per la suggestiva passeggiata a picco sul mare i vacanzieri del weekend si mischiano con il gotha del giornalismo nostrano, formando un invidiabile cocktail di gauche caviar estrema. Ecco quindi un abbronzatissimo Ferruccio De Bortoli in giacca blu e mocassini, Aldo Cazzullo all’ombra di un caffè, Beppe Severgnini che conversa amabilmente con il generale Figliuolo, Neri Marcorè assalito per l’irrinuciabile selfie: «Ahò, mettiamoci qui che altrimenti con il sole dietro non si vede niente».  E poi ancora: Luciana Littizzetto, vincitrice del Premio Comunicazione 2022, la professoressa Viola, David Parenzo, Marcello Flores, Gherardo Colombo e l’immancabile Oscar Farinetti.

Festival della Comunicazione di Camogli, un cocktail di gauche caviar
Federico Rampini a Camogli.

Tra grandi assenti e new entry

Non c’erano quest’anno Marco Travaglio e Mario Calabresi, però in alternativa non mancavano new entry, come il delfino di Luca Sofri Francesco Costa, ormai autoproclamatosi esperto di Stati Uniti, (a questo giro tocca alla California) impegnato a bere un aperitivo insieme alla sinologa Giada Mesetti, o come Aldo Grasso, che debutta al Festival e durante il suo incontro specifica: «Ancora oggi molti dei giornalisti, soliti ad andare in televisione, mi guardano in cagnesco, magari riferendosi ad articoli scritti anche molto tempo fa». A Camogli, come da regolamento, tutto è molto bon ton: non suonano iPhone, non ci sono pianti di bambini e anche in spiaggia, ai signorilissimi Bagni Lido, non ci sono sabbie che ti arrivano in faccia, grazie alla splendida gestione di una famiglia tutta biondo cenere, con occhi azzurro ghiaccio, che quando è tutta assieme sembra una muta di Husky e che inoltre serve dietro al banco del bar in tenuta ultra-chic Lisa Corti, brand di tovaglieria molto écru, che a Milano va tantissimo tra le signore bene che votano Pd. Il week end si conclude con lo spettacolo del king dei giornalisti radical, probabilmente appena arrivato da Manhattan, Federico Rampini, che qui a Camogli gioca in casa. Con le sue classiche bretelle da biscazziere in compagnia del figlio Jacopo presenta il suo nuovo libro, edito da Solferino ça va sans dire, intitolato semplicemente America. «Ormai è una star», dice la classica signora in due pezzi bianco, prima di indossare un caftano pazzesco a fiori e dirigersi in Piazza Battistone a seguire lo spettacolo.

L’edizione dei record

Il Festival che quest’anno, tra un pezzo di focaccia e un tuffo in mare, è stato dedicato alla Libertà, riscuotendo un buon successo di pubblico che ha raggiunto il record, mai toccato prima, di 40 mila presenze tra terrazze, piazze e maxischermi, sia online, con 400 mila visualizzazioni via streaming e arrivando a superare i 16.400 iscritti al canale YouTube. «Dopo due anni di limitazioni, quest’anno per le vie, le piazze e le terrazze di Camogli abbiamo finalmente riassaporato appieno il calore umano, la vicinanza del nostro affezionato pubblico, la gioia dello stare assieme e quella parte più passionale, viva, emozionante e festosa del nostro Festival», ha dichiarato Bonsignorio domenica sera, prima del grande spettacolo finale al Teatro Sociale con il blues di Irene Grandi».