Festival del cinema di Venezia, le solite ombre di fascismo sulla Coppa Volpi

Marco Fraquelli
10/09/2022

La coppa per la migliore interpretazione maschile e femminile a Venezia è intitolata all’imprenditore e politico fascista Giuseppe Volpi conte di Misurata, creatore della manifestazione. Come ogni anno, se ne chiede la cancellazione. Ma non cambia mai nulla. Eppure a Berlino c'è un precedente...

Festival del cinema di Venezia, le solite ombre di fascismo sulla Coppa Volpi

Manca poco al termine del Festival del Cinema di Venezia, e, puntuale come ogni anno (ormai da decenni), monta la polemica sull’assegnazione del premio Coppa Volpi, istituito nel 1951, per la migliore interpretazione maschile e femminile. Un riconoscimento che molti vorrebbero cancellare, o, almeno rinominare. Il motivo non è naturalmente legato a questioni artistiche, ma al fatto che il premio porta il nome – assai discusso – del creatore della Mostra, di Giuseppe Volpi, conte di Misurata. Imprenditore (era stato tra i promotori del polo petrolchimico di Marghera e fondatore della Sade, una delle più grosse compagnie energetiche italiane dell’epoca, che diverrà tristemente famosa per aver realizzato la diga del Vajont), Volpi era anche presidente della Biennale, nell’ambito della quale, nel 1932, nel decennale della Marcia su Roma, fu istituito il festival, il più antico dopo il premio Oscar (1930).

Festival del cinema di Venezia, le solite ombre di fascismo sulla Coppa Volpi
Giuseppe Volpi. (Getty)

Dalla Tripolitania alle leggi razziali: il curriculum politico di Volpi

Ma non è con riferimento al suo profilo di industriale che si vorrebbe cancellare il suo nome, bensì al suo curriculum politico, perché il conte rivestì ruoli di primo piano nel regime fascista. Volpi è stato Governatore della Tripolitania dal 1922 al 1925, e quindi ministro delle Finanze di Benito Mussolini tra il 1925 e il 1928. Soprattutto, ed è questo che pesa più di tutto nel suo curriculum, partecipò attivamente alla seduta del Gran Consiglio che, tra il 6 e il 7 ottobre 1938, approvò il programma razziale – Dichiarazione sulla razza – fascista che dava il la ufficiale (il primo annuncio, ufficioso, era avvenuto per bocca dello stesso Mussolini durante un discorso pubblico a Trieste, nel mese di settembre) alle leggi razziali, prevalentemente rivolte contro gli ebrei. A provarlo, un approfondito studio del 2018 condotto dallo storico Mauro Pitteri, «1938-2018. La persecuzione degli ebrei in Veneto», finanziato dalla Cisl del Veneto. Secondo la ricerca, Volpi di Misurata intervenne a sostegno della Dichiarazioni e quindi delle leggi. Un sostegno non obbligato, visto che altri gerarchi, per esempio Balbo, De Bono e Federzoni, non la votarono. En passant, si può ricordare che, proprio quell’anno, Volpi assunse la presidenza delle Assicurazioni Generali al posto dell’ebreo Edgardo Morpurgo che, proprio a causa delle leggi razziali, dovette lasciare la carica.

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Penelope Cruz bacia la Coppa Volpi. (Getty)

Festival fascista: fu invitato anche il gerarca nazista Goebbels

Certo non per volontà esclusiva di Volpi, ma ovviamente a causa del contesto, la manifestazione cinematografica veneziana rappresentò, per il regime fascista, una formidabile occasione di propaganda internazionale. Tanto da attrarre illustri ospiti, tra cui Joseph Goebbels, il potente ministro della Propaganda tedesco, nonché futuro cancelliere del Reich per un giorno e mezzo (dal 30 aprile al primo maggio 1945), prima di suicidarsi con l’intera famiglia, dopo la morte di Adolf Hitler. Goebbels, come testimoniato da filmati e fotografie dell’Istituto Luce, venne al Lido due volte, nel 1939 e nel 1942. Inizialmente, il regime snobbò il festival, ma, visto il successo, vi si avvicinò sempre più, fino a prenderne il controllo. Nel 1934 venne anche istituita la Coppa Mussolini al miglior film (tra i film premiati, nel 1938, il celebre Olympia di Leni Riefenstahl). Inizialmente, la Mostra mantenne l’apertura ai mercati internazionali, dalle produzioni americane fino a quelle sovietiche, ma, col tempo, si orientò progressivamente verso una manifestazione di carattere nazionalista, ospitando, tra le altre cose, rassegne italo-tedesche. Così fino al 1942, quando la manifestazione venne sospesa per la guerra.

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Il regista Erik Matt con la Coppa Volpi nel 2021. (Getty)

Volpi scagionato? Pare abbia finanziato la resistenza comunista in Veneto

C’è però anche chi non accetta questa versione di un Volpi fascista ortodosso, e ricorda come, nel 1943, insieme ai suoi grandi amici Galeazzo Ciano e Dino Grandi, entrò nella schiera di chi, all’interno del regime, cercò di opporsi alla guerra, cosa che gli costò la presidenza di Confindustria (che deteneva dal 1934). E per questo non poté partecipare al Gran Consiglio che, il 25 luglio, «detronizzò» Benito Mussolini, decretando, almeno formalmente, la fine del fascismo. E c’è anche chi sostiene che il conte di Misurata avesse finanziato la resistenza comunista in Veneto, versando 18 milioni ai partigiani del Monte Grappa. Sempre nel 1943, mentre era stato colto da una improvvisa malattia degenerativa che ne minò le facoltà intellettuali e che lo avrebbe portato alla morte (1947), cercò per due volte di rifugiarsi in Svizzera, ma venne catturato dalle SS e spedito nelle carceri romane di via Tasso, da cui, pochi giorni dopo, venne scarcerato proprio per le sue condizioni fisiche. Proprio la malattia gli impedì di presenziare, nel Dopoguerra, ai vari procedimenti giuridici nei suoi confronti, finché l’amnistia indetta da Togliatti (1946) non lo prosciolse da ogni accusa, grazie anche ad alcune testimonianze di autorevoli antifascisti.

Festival del cinema di Venezia, le solite ombre di fascismo sulla Coppa Volpi
Sean Penn con la Coppa Volpi nel 2003. (Getty)

Il precedente di Berlino: il premio sospeso per ombre di nazismo

Nel dubbio, forse meglio cancellare, o sospendere, il premio. Non sembra una cosa così inattuabile, esistono precedenti rilevanti. Su tutti, quello del Festival del Cinema di Berlino, che, nel 2020, ha sospeso l’Orso d’argento intitolato al suo primo direttore, Alfred Bauer, che dal 1987 premiava opere che aprono «nuove prospettive sull’arte cinematografica».
La decisione venne presa tempestivamente dopo che Die Zeit aveva documentato come Bauer, direttore della cosiddetta Berlinale dal 1951 al 1976, avesse ricoperto un ruolo di primo piano nell’industria del cinema nazista, e fosse stato un più che fidato collaboratore di Goebbels. Il giornale documentò anche che Bauer era stato tesserato al partito nazista, mentre lo stesso Goebbels aveva lasciato un giudizio scritto su di lui, definendolo uno «zelante membro delle SA», la milizia hitleriana guidata da Ernst Röhm. La sospensione del premio è comunque considerata temporanea, in attesa di approfondimenti da parte di un team di storici, che dovrà approfondire la questione. Potrebbe essere una soluzione anche per Venezia.