Fertilità, allungarne i tempi può aumentare la vita di una donna
Una nuova ricerca americana lega la durata della fertilità alle aspettative di vita di una donna. Allungarla migliorerebbe anche il benessere generale. Il deficit attuale di conoscenza deriva da studi saltuari e lacunosi.
La fertilità di una donna è legata a doppio filo con le sue aspettative di vita. È il risultato di una nuova ricerca americana riportata oggi dalla Cnn che ha analizzato la correlazione tra l’inizio della menopausa e la salute generale. Si è scoperto come le ovaie siano molto diverse dal resto del corpo umano, mostrando segni di invecchiamento molto più precoci rispetto agli altri organi. «Fra i 20 e i 30 anni, i tessuti di una donna funzionano alla perfezione, mentre l’apparato riproduttore mostra segni di vecchiaia», ha detto ai microfoni statunitensi Jennifer Garrison del Buck Institute for Research on Aging californiano. Un dato da non sottovalutare, soprattutto perché hanno dirette conseguenze anche sulla salute generale.
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Perché la fertilità si lega strettamente alla salute generale di una donna
Come sottolineano gli esperti, la salute delle ovaie ha uno stretto legame con il benessere fisico della donna. Quando infatti smettono di funzionare, cessano la produzione di quegli ormoni che scandiscono il corretto e generale funzionamento del corpo. Il dato non riguarda solo chi ha già problemi medici, ma anche donne sane. «In questo momento della vita aumentano i rischi di ictus, malattie cardiache e declino cognitivo», ha proseguito Garrison alla Cnn. «Senza dimenticare insonnia, osteoporosi, artrite e aumento di peso, accertati dal punto di vista medico». C’è però di più. La fertilità è legata strettamente all’aspettativa di vita. Studi recenti confermano come le donne con una menopausa tardiva tendano a vivere più a lungo. «Chi vi entra, seppur in modo naturale, prima dei 40 anni (generalmente si attesta fra 50 e 54) raddoppia il rischio di morte prematura».

Cosa succederebbe se la scienza riuscisse a ritardare il fenomeno? «Difficile dirlo», ammette Garrison, ma ci sono prospettive molto interessanti. «Le donne potrebbero controllare meglio le loro vite. Allungando il periodo di fertilità, potremmo dare loro più anni di vita ed evitare l’insorgenza di malattie gravi». Come ricorda anche la Cnn, riportando i dati di una ricerca del 2010, il 95 per cento delle donne vede scendere la sua fertilità al 12 per cento a 30 anni e addirittura al 3 per cento dopo un altro decennio. «Praticamente è l’unico organo che perde parte della sua funzione ancor prima del suo primo utilizzo».
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Cosa determina l’invecchiamento accelerato di una donna?
La conoscenza dell’apparato riproduttore femminile negli esseri umani è ancora molto lacunosa. Gli esperti infatti non sanno ancora perché l’uomo li presenti a differenza di altri animali. Solo altri quattro mammiferi attraversano la menopausa: sono le orche, i globicefali con pinne corte, le balene beluga e i narvali, tutti abitanti del mare. «C’è una componente genetica fondamentale che ancora non comprendiamo», ha proseguito ancora Garrison. Come mai nonostante la scienza abbia tagliato diversi traguardi eccezionali, in questo campo è ancora così indietro? Per la scienziata statunitense è colpa degli scarsi fondi destinati a tali ambiti di ricerca. «Le donne sono state a lungo sinonimo di confusione nei dati», ha spiegato Garrison. «I loro cicli infatti tendevano a sballare i risultati degli studi». Così per anni nessuno ha effettuato analisi.
The consequences of aged ovaries extend beyond fertility, especially during menopause. But what if science could learn to slow the rate of aging in ovaries? https://t.co/LFovfee66j
— ABC12WJRT (@ABC12WJRT) August 21, 2022
Oggi però si assiste finalmente a un’inversione di tendenza. Già cinque anni fa, nel 2017, il National Institute of Health ha incluso donne e minoranze fra i partecipanti della ricerca su soggetti umani. L’obiettivo del nuovo studio sulla fertilità ovviamente non intende consentire alle donne di dare la vita anche oltre i 60 anni. «Sarebbe irresponsabile e persino miope», hanno affermato gli scienziati. «L’obiettivo è comprendere l’apparato e capire come intervenire per la salute generale».