Il pragmatismo è quello tipico dell’ingegnere. Ma le idee (e il modo di raccontarle) sembrano quelle di un politico. Non è un caso che sia la destra sia la sinistra lo stanno corteggiando da molto tempo. La crescita di Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico, è stata lineare quasi sul modello americano. Cioè conseguire una laurea, restare in Università e poi passo dopo passo coronare il sogno di diventare rettore. Ha trascorso la maggior parte della sua vita al Politecnico, dove si è laureato in ingegneria meccanica nel 1992. Quattro anni dopo è diventato dottore di ricerca, ricercatore di ruolo nel 1999, professore associato nel 2001 e ordinario nel 2004. È stato anche direttore del Dipartimento di meccanica dal 2007 al 2016. Nel 2017 ha coronato il suo sogno diventando rettore del Politecnico, mentre due anni dopo è stato eletto segretario nazionale della Conferenza dei rettori delle università italiane e a seguire, nel febbraio 2020, presidente. È membro del consiglio di amministrazione di Leonardo, di Allianz, della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, della Fondazione Silvio Tronchetti Provera e di quella Enel.

La carriera di Resta non si concluderà in un ateneo o in un semplice cda
Bergamasco di nascita, con la passione per il mare e la pesca, possiede una casa di famiglia in Corsica. Nessuno a Milano mette in dubbio le sue capacità relazionali e professionali. Dopotutto è stato tra i primi rettori ad affrontare le necessità che l’emergenza Covid ha sbattuto in faccia al mondo universitario. Una su tutte: organizzare la didattica a distanza. Ora, però, sostiene l’assoluta esigenza di ricreare la “comunità umana” che costituisce il cuore degli atenei. Un’altra caratteristica del suo carattere è l’ambizione. Difficile pensare quindi che la sua carriera possa concludersi in un ateneo o in un semplice consiglio di amministrazione. Non è quindi un caso che il suo nome cominci a circolare negli ambienti milanesi per sostituire Giovanni Fosti che in primavera lascerà la carica di presidente della Fondazione Cariplo.
Ingegneria e politica, le due anime di Profumo
Le candidature di Massimo Tononi, presidente Bpm, e Giovanni Gorno Tempini, numero uno di Cassa depositi e prestiti, stentano infatti a decollare anche perché il centrosinistra non vuole mollare poltrone importanti a un governo di destra. Certo qualcuno potrà obiettare che cosa c’entra l’ingegneria con il mondo non profit o con il mondo bancario. La replica è semplice e si chiama Francesco Profumo.

L’attuale presidente Acri si è laureato nel 1977 in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino. Nel 1985 si è trasferito nel capoluogo piemontese per iniziare la carriera di ricercatore universitario e nel 1995 è diventato professore ordinario nel settore convertitori, macchine ed azionamenti elettrici nello stesso ateneo. È stato preside della prima facoltà di ingegneria dello stesso Politecnico e nell’ottobre del 2005 è diventato rettore. Dal novembre 2011 all’aprile 2013 è stato ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca del governo Monti. Finita questa esperienza nel maggio 2016 è stato nominato presidente della Compagnia di San Paolo su indicazione del sindaco uscente del Pd Piero Fassino e tre anni dopo è stato eletto numero uno dell’Acri.
Per la Compagnia di San Paolo si fa il nome di Pietro Garibaldi
Anche Profumo è in scadenza in Compagnia ed è probabile che, come sostituto, indichi un altro professore. Magari Pietro Garibaldi. Professore ordinario all’Università di Torino, è stato direttore di quel sancta santorum della cultura economica liberal sabauda che è il Collegio Carlo Alberto. Un lungo curriculum in cui figura, tra le altre, l’attività nel dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale e un incarico di consigliere economico del ministero dell’Economia con Domenico Siniscalco.

Nel 2012 subentrò a Elsa Fornero, di cui è stato uno dei più brillanti allievi, alla vicepresidenza del Consiglio di sorveglianza di Intesa, quando la professoressa di San Carlo Canavese venne chiamata da Mario Monti al governo. Insomma, tutto il potere ai professori. È evidente che se Resta passasse in Cariplo, il mondo delle fondazioni si intreccerebbe sempre più con quello universitario: dopotutto uno dei compiti principali degli enti è sostenere la ricerca. Tutto bene quindi? No. Entrambi i settori frequentano troppo i salotti della politica. E, forse, sarebbe giunta l’ora di fare nomine meno segnate dalle solite vecchie logiche, all’insegna delle vere capacità manageriali e di un reale impegno sociale.