Grigliata? Nottata in spiaggia? Coda chilometrica in tangenziale per provare a strappare un ombrellone e un lettino a prezzi esagerati? Sì, ma anche tante storiche tradizioni. Ferragosto è così, piaccia o no. Il giorno di ferie per eccellenza, l’ago della bilancia che divide le vacanze tra prima e dopo. E anche il momento in cui settembre, mese che segna l’inizio dell’anno molto più di gennaio, inizia a fare capolino. Al 15 agosto sono dedicate feste, sagre ed eventi in tutta Italia, ma causa Covid molte di queste sono state annullate. Da sud a nord, ecco le tradizioni a cui bisognerà rinunciare, con la speranza di ritrovarle in buona salute nel 2022.
La Vara di Messina
Quella della Vara di Messina è una delle tradizioni più antiche del giorno di Ferragosto. Consiste nella processione di un enorme carro votivo dedicato alla Madonna Assunta, alto 14 metri e dal peso di oltre 8 tonnellate. Viene portato in giro per le vie principali della città e il suo percorso termina nella centrale Piazza Duomo. Nonostante la festa patronale cittadina sia il 3 giugno, giorno dedicato alla Madonna della Lettera, la Vara è l’evento religioso più sentito di Messina. Ogni anno, attrae fedeli e curiosi, messinesi e no. Ma quest’anno, come già successo nel 2020, l’evento non si terrà.
Il Pennone a Mare di Pozzuoli
Il Pennone a Mare è una festa popolare campana legata al culto della Madonna Assunta dei pescatori di Pozzuoli, in provincia di Napoli. L’evento è anche chiamato Palo di Sapone, e nel 2020 è stato iscritto nell’inventario IPIC degli Elementi Culturali Immateriali Campani. Obiettivo della sfida è quello di recuperare una bandierina posta su un palo insaponato che affaccia sul mare. Sia chi ci riesce, sia chi non ce la fa, finisce inevitabilmente per concedersi un tuffo in acqua. La prima testimonianza di questa tradizione risale al 1886, ma nel 2020 e nel 2021 è stata cancellata.
Giostra del Saracino di Sarteano
Nel piccolo comune di Sarteano, in provincia di Siena, si tiene – almeno dal XVI secolo – il torneo cavalleresco della Giostra del Saracino. Cinque cavalieri (giostratori) rappresentano le altrettante contrade del Paese e si sfidano per la conquista del palio. Ogni giostratore si lancia a galoppo a cavallo con una lancia in mano, e deve provare a infilarla in un minuscolo anello dal diametro di sei centimetri, posto sullo scudo di un fantoccio che rappresenta un saraceno (i combattenti musulmani medievali che al tempo erano soliti attaccare varie città italiane). Al termine di cinque prove, vince la contrada che è riuscita ad “infilzare” il maggior numero di anelli. Anche con questa manifestazione ci si rivedrà nel 2022.
Il Palio di Siena
Abbiamo citato Palio, cavalli, contrade e Siena, l’accostamento vien da sé. Basterebbe dire Il Palio per far capire di cosa stiamo parlando: semplicemente, una delle tradizioni più antiche, apprezzate e seguite d’Italia, che si ripete due volte l’anno nella città di Siena. La prima è il 2 luglio, in onore della Madonna di Provenzano. La seconda il 16 agosto, in onore della Madonna Assunta. Ok, il 16 è il giorno dopo Ferragosto, ma nell’ambito delle tradizioni ferragostane non è possibile non citare l’appuntamento. Quest’anno sono saltati entrambi, e prima della pandemia solamente le due guerre mondiali avevano fermato una tradizione che dura dal 1644. Le ultime due contrade a vincerlo sono state, nel 2019, quella della Giraffa (Provenzano) e quella della Selva (Assunta).
Palio Marinaro dell’Argentario
Ancora Toscana, ancora un palio. Siamo a Porto Santo Stefano, uno dei comuni del Monte Argentario (Grosseto), dove ogni anno il 15 agosto si tiene la gara remiera del Palio Marinaro. È una delle regate più lunghe al mondo che vede contrapposti i quattro rioni del paese (Croce, Fortezza, Pilarella e Valle). All’origine dell’evento la leggenda della fuga, intorno al 1600, di un gruppo di pescatori locali dalle navi saracene che all’epoca erano presenza fissa nel Mediterraneo. I pescatori, a bordo di un tartarone, si rifugiarono nella grotta di punta Cacciarella, poi ribattezzata del Turco. Oggi, invece, gli equipaggi sono composti da un timoniere e quattro vogatori, che devono percorrere per dieci volte la distanza di 400 metri compresa tra due boe. In totale, quindi, vengono percorsi quattro chilometri, divisi in cinque virate a largo e quattro a terra. Ogni battello (guzzo in dialetto) ha il nome di un vento, Maestrale, Grecale, Libeccio e Scirocco. La prima edizione risale al 1937, l’ultima l’ha vinta il rione Pilarella.