Femminicidio Bologna, parla il PM
L'uomo è stato arrestato con l'accusa di omicidio aggravato da stalking.
«Sin dall’inizio della relazione ha adottato comportamenti frutto di incontenibile desiderio di manipolazione e controllo, tradottisi nella progressiva privazione di margini di libertà». Così il giudice per le indagini preliminari Andrea Salvatore Romito scrive nelle nove pagine di ordinanza che convalidano l’arresto di Giovanni Padovani per il femminicidio a Bologna di Alessandra Matteuzzi. Stando all’ordinanza, l’uomo sarebbe «un soggetto animato da irrefrenabile delirio di possesso e incapace di accettare le normali dinamiche relazionali… sia di attivare l’ordinario sistema di freni inibitori delle proprie pulsioni aggressive». In più, il gip aggiunge che il 27enne avrebbe dichiarato di aver paura che la vittima lo tradisse.
Femminicidio di Bologna ai danni di Alessandra Matteuzzi, cosa ha detto il PM
Dalle pagine dell’ordinanza emergerebbero una serie di richieste da parte del giovane. «Pretendeva che lei gli mandasse un video ogni 10 minuti, in cui comparissero l’ora e il luogo in cui si trovava, facendo scenate in caso di violazioni di tali prescrizioni». Il suo controllo si sarebbe esteso anche alle e-mail, visto che avrebbe «persino carpito le password di posta elettronica e di messaggistica per controllarne le conversazioni con terzi» secondo il gip. La relazione era finita a fine luglio. Nonostante questo, l’uomo avrebbe preteso chiarimenti per le amicizie sui social della donna, tra cui gli amici con cui giocava a calcio. Alla fine, Alessandra aveva lasciato la squadra, esasperata dalle spiegazioni da dare.

Il 22 agosto, però, il 27enne si sarebbe presentato davanti alla porta di casa della donna. Per farla uscire, il ragazzo avrebbe staccato la luce, in modo che Alessandra aprisse e scendesse per riaccenderlo. Questa modalità, secondo gli inquirenti, non sarebbe stata applicata solo quel giorno. Poi, avrebbe tagliato le ruote dell’auto di lei e inserito dello zucchero nel serbatoio del mezzo. I due avrebbero poi passato il pomeriggio insieme. Poi si sarebbero recati alla tomba del padre di lei, dove il ragazzo l’avrebbe costretta a giurare fedeltà a lui. Infatti, il giovane sarebbe già stato a conoscenza della denuncia che la donna aveva fatto contro di lui.
Il giorno dopo, il giovane non avrebbe ricevuto messaggi dalla vittima. Così, avrebbe raggiunto l’abitazione di Alessandra con un martello. Alla domanda degli inquirenti circa il motivo dell’arma, il giovane avrebbe risposto: «Era per difendermi dal compagno della sorella con il quale in passato aveva avuto dei diverbi». Arrivato verso le 21.35, secondo l’accusa il ragazzo l’avrebbe trovata mentre Alessandra era al telefono con la sorella. L’avrebbe quindi colpita con il martello, a pugni e con una panchina.
La denuncia un mese prima del delitto
Il caso del femminicidio a Bologna ha anche un punto poco chiaro. La donna avrebbe denunciato il suo ex fidanzato un mese prima del suo omicidio. Su questo punto, il PM Giuseppe Amato ha chiarito ai cronisti. «Ovviamente l’esito infausto nessuno lo poteva, ragionevolmente, prevedere. I fatti ci lasciano sconcertati, ma noi abbiamo fatto tutto con impegno e celerità la denuncia è stata immediatamente iscritta e assegnata a una collega che, pur essendo in ferie, ha fatto partire gli accertamenti per i riscontri. La denuncia, va chiarito, evocava episodi di stalking semplicemente molesto» spiega.

L’arresto per Giovanni Padovani è stato convalidato con l’accusa di omicidio aggravato dallo stalking. Il Gip ha quindi concluso che: «La personalità dell’indagato animato da un irrefrenabile delirio di gelosia e incapace di accettare con serenità il verificarsi di eventi avversi, come la cessazione di un un rapporto per di più caratterizzato da incontri sporadici». Quindi, si tratterebbe di una «manifestazione di eccezionale pericolosità e assoluta incontrollabilità».