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Se il talebano ha le chiavi di casa

Da gennaio 2021 nel nostro Paese sono state uccise da ex mariti e partner 47 donne. Dove sono ora gli arci-italiani che rimproveravano alle femministe di non occuparsi delle afghane?

11 Settembre 2021 16:1011 Settembre 2021 16:13 Giulio Cavalli
meno discussioni sul green pass e più attenzione ai femminicidi

Una settimana politica passata interamente ad avvitarsi sul Green Pass. Il dibattito dei capi di partito, sostenuti da una stampa piuttosto indolente, scivola tra le posizioni, le giravolte e le finte trattative (utile solo ad accarezzare frange di elettorato) su una misura che dimostra perfettamente la tiepidezza e la confusione. E riuscire a creare caos pur essendo smunti è un capolavoro di disagio generale.

Il balletto di Salvini e lo stillicidio del governo sul Green Pass

Da una parte ci sono i simulatori contrari al Green Pass che hanno espresso il meglio di sé: Matteo Salvini è ancora convinto che per accontentare la fame dei suoi (ex) elettori più sfegatati e No Vax basti davvero fingere di essere contrari per poi votare a favore raccontando la favola di avere ottenuto qualche miglioramento, sognandosi una mediazione che nei fatti non è avvenuta. Poi (e questo l’ha sempre fatto anche quando gli capitava il caso di dover leccare i suoi elettori più razzisti o più fascisti) mentre lui si impegna a fare il “responsabile” sguinzaglia qualcuno dei suoi a fare la parte del piromane (Borghi e Donato irresistibili in questi ultimi giorni). Vuole essere al governo e all’opposizione, responsabile ma non rinunciare ai voti degli irresponsabili, amico di Giorgia Meloni e anche suo avversario e in questo gioco di doppi ruoli alla fine si è perso. Come in quella gara estiva che si svolge camminando in circolo per vedere chi rimane senza la sedia e si capisce benissimo chi verrà eliminato per la posizione sfortunata che gli è capitata in questo giro, esattamente così. A proposito: l’unico Matteo Salvini di cui preoccuparsi si chiama Giorgia Meloni e vola nei sondaggi e ha le mani libere stando all’opposizione. Lo scrivo la milionesima volta e lo scriverò un milione di volte ancora: perdersi l’alba per maledire il tramonto non è il modo migliore per essere preparati al futuro. Dall’altra parte c’è il governo che è riuscito a infilarsi in questo stillicidio di Green Pass che ogni giorno viene affiliato a una nuova categoria, sempre intenti a trovare modi per “indurre” a vaccinarsi senza doversi prendere la briga di rendere la vaccinazione obbligatoria (che è quello che lo stesso Draghi aveva dichiarato di voler fare). Finirà con un bel Green Pass di cittadinanza e saremo a posto così.

Salvini e meloni sul green pass mentre i femminicidi aumentano
Matteo Salvinie. Giorgia Meloni (da Instagram)

Da inizio 2021, 47 donne sono state uccise da ex partner o mariti

Una settimana passata a parlare di questo (e delle tattiche fumose) e intanto nel Paese accade che accadano cose. Che disdetta, questi politici che non possono nemmeno permettersi serenamente di dedicarsi alle proprie piccole gare. È accaduto ad esempio che solo nell’ultima settimana (e bisogna stare a vedere nel tempo in cui verrà pubblicato questo articolo, visto l’impressionante ritmo delle tragedie) siano ben sei le vittime di femminicidio. Sono 47 le donne uccise dall’inizio dell’anno dall’odio di compagni, mariti o ex. Dal primo gennaio al 5 settembre (il giorno in cui è stata uccisa Chiara Ugolini dal suo vicino di casa violento, fascista e vigliacco) in Italia c’erano stati 186 omicidi in tutto; 76 vittime erano donne e tranne 10 di loro (quindi ben 66) sono state uccise in ambito familiare e/o affettivo. Ieri a Noventa Vicentina Pierangelo Pellizzari ha ucciso la moglie Rita Amenze prima dell’inizio del turno di lavoro. Quattro colpi di pistola strati in sequenza. Gli stessi suoni di Kabul. Lei lo stava lasciando. In Sardegna nel giro di poche ore a Sennori (Sassari) un uomo ha sparato alla fidanzata ferendola gravemente e poi togliendosi la vira. A Cagliari Paolo Randaccio ha ucciso a coltellate nella loro sala da pranzo Angelica Salis, sua moglie. Lei il giorno precedente era uscita di casa urlando e chiedendo aiuto in un bar sotto casa. Mercoledì hanno arrestato Filippo Asero che a Bronte a ucciso con 30 coltellate Ada Rotini nel giorno precedente all’udienza della loro separazione. «Il fenomeno della violenza contro le donne è un fenomeno aberrante che ha visto numeri aumentare durante la pandemia», ha detto la ministra Bonetti. Benissimo. Ma la pandemia è “finita” e le morti invece continuano.

Dove sono finiti i “femministi italiani” che accusavano le femministe di non occuparsi delle donne afghane?

Piuttosto varrebbe la pena fare una riflessione: perché il “codice rosso” spesso non funziona? Perché i cosiddetti “reati spia” (che in molti caso preannunciano l’omicidio) non allertano chi di competenza? Sono domande tutte politiche a cui dovrebbe rispondere la politica ma questa settimana, poveretti, erano impegnati su altro. Volendo essere un po’ cattivi sorge anche un’altra domanda: dove sono i “femministi italiani” che fino a poco fa accusavano le femministe italiane di non occuparsi delle donne afghane? Dove sono ora loro, nerboruti maschi sempre intenti a insegnarci il femminismo che c’è da occuparsi delle donne italiane? Kabul non è molto lontana e i talebani qui da noi si confondo tra la folla dello struscio della domenica pomeriggio: quasi il 90 per cento delle donne uccise viene assassinato da una persona che conosce, quasi il 50 per cento dal partner, tra il 10 e il 12 per cento da un ex, il 20 per cento da un familiare, il 4 per cento da una persona comunque nella cerchia delle amicizie. Sono ammazzate da quelli che nella vulgata popolare sono quelli che le dovrebbero “difendere”. I talebani qui hanno addirittura le chiavi di casa, dormono nello stesso letto, guardano di fianco sul divano lo stesso programma alla tv. A proposito: il 74,5 per cento degli assassini di donne è italiano. Quindi non funziona nemmeno la caccia allo straniero. Cari italiani, se proprio non riuscite a difendere le vostre donne almeno fateci il piacere di non ammazzarle.

Ora provate a scorrere con gli occhi l’articolo che avete letto arrivando fin qui: paragonate le energie e i quintali d’inchiostro sul fumus intorno al Green Pass e i litri di sangue che scorrono su quello che intanto accadeva. Avrei potuto venderli separati, i due editoriali, e guadagnarci il doppio: il fatto è che vederli così vicino, uno dopo l’altro, quello di cui si è parlato e quello che intanto accadeva, magari riesce a ristabilire le proporzioni e a suggerire le priorità. Magari. No?

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