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Fegato di maiale per il trapianto sull’uomo: nel 2023 i primi test sull’uomo

Un’azienda di bioingegneria negli Stati Uniti è certa di poter usare i fegati di maiale per il trapianto sull’uomo. Nel 2023 i primi test in alcuni ospedali di New York. Potrebbe essere una nuova pietra miliare nell’evoluzione della medicina.

29 Dicembre 2022 17:09 Fabrizio Grasso
Bioingegneri americani sono certi di poter usare il fegato di maiale per il trapianto. Nel 2023 i test sull’uomo in ospedali di New York.

Il 2023 potrebbe segnare una nuova pietra miliare nell’evoluzione della medicina. Un gruppo di scienziati americani è convinto di poter utilizzare il fegato dei maiali per i trapianti sull’uomo grazie alla trasmissione cellulare. La ricerca procede talmente bene da spingere i bioingegneri ad affermare che già il prossimo anno si potrebbero tenere i primi test sull’uomo. Per il momento si tratterà di una prova all’esterno del corpo di pazienti di ospedale per filtrare temporaneamente il sangue. In caso di risposta positiva, si penserebbe poi a un nuovo step dello studio. Già pronte ad aderire diverse strutture sanitarie degli Stati Uniti, speranzose di poter salvare molta gente che attende da mesi il proprio turno per un trapianto.

Bioingegneri americani sono certi di poter usare il fegato di maiale per il trapianto. Nel 2023 i test sull’uomo in ospedali di New York.
Un’immagine di un fegato di maiale durante i test (Miromatrix, Facebook)

Come il fegato di maiale potrebbe rivoluzionare i trapianti umani

Come è possibile adattare un fegato di maiale al corpo umano? «Essenzialmente cerchiamo di far ricrescere l’organo», ha detto ad Ap News il Ceo di Miromatrix, azienda autrice del progetto. «Dobbiamo fare in modo che i nostri corpi non lo vedano come un corpo estraneo». Per l’esperimento, gli scienziati hanno utilizzato i fegati di alcuni maiali prendendoli direttamente dai mattatoi. Hanno poi effettuato un “lavaggio” di tutte le cellule di suino che fanno funzionare l’organo, che perde di conseguenza il suo colore. Il tessuto di presenta gommoso, con una struttura a nido d’ape e con i vasi sanguigni vacanti. A questo punto, ai bioingegneri non resta che trasmettere le cellule umane al suo interno per riavviarne le funzioni. I primi test nei laboratori di Miromatrix hanno dato esito positivo, pertanto il prossimo passo sarà quello di passare all’uomo.

We have so much to be thankful for here at Miromatrix Medical, but above all, we are grateful for our incredible team that is dedicated to bioengineering human organs that could save countless lives.

From our family to yours, have a safe and happy Thanksgiving! pic.twitter.com/sozwOGp3Lx

— Miromatrix Medical, Inc. (@MiromatrixMed) November 23, 2022

Prima di poter iniziare la sperimentazione umana, però, sarà necessario ottenere il consenso della Food and Drug Association, ente governativo che regola i prodotti alimentari e farmaceutici negli Usa. Con un assenso si procederà con una prova al di fuori del corpo umano. L’obiettivo è piazzare un fegato bioingegnerizzato di maiale accanto a un paziente di ospedale per filtrare temporaneamente il suo sangue. «Ad oggi sembra fantascientifico», ha detto il dottor Sander Florman, primario di trapianti al Mount Sinai Hospital di New York. «Da qualche parte però bisogna pur cominciare». La struttura della Grande Mela è solo una fra le tante che hanno aderito alla ricerca. Ad oggi, 105 mila americani attendono il loro turno per un trapianto, ma in migliaia rischiano di non fare in tempo. Se lo studio avrà esito positivo, si pensa di trapiantare anche altri organi come i reni.

La differenza con gli xenotrapianti, dai virus all’iper-rifiuto

«Il numero di organi a disposizione non sarà mai sufficiente per soddisfare la domanda», affermano medici di ospedali e università. «È la nostra principale frustrazione». Per questo il mondo della scienza ha iniziato a pensare agli animali come nuovo bacino di utenza. È il caso della tecnica di xenotrapianto, ossia operazione eseguita mediante organi di specie differenti. Basti pensare al caso del paziente del Maryland, in grado di vivere per due mesi con il cuore di un maiale quasi un anno fa. La bioingegneria di Miromatrix è, secondo Ap News, nettamente diversa. «Non sono necessari animali speciali, ma semplici organi dai mattatoi», ha detto Amit Tevar, medico all’Università di Pittsburgh. La rimozione delle cellule di maiale elimina inoltre alcuni rischi dello xenotrapianto. Si è infatti al sicuro da potenziali virus in agguato negli organi o di un eventuale iper-rifiuto del corpo umano dopo l’operazione.

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