La First Lady, Chiara Ferragni, non avrebbe problemi di notorietà. Anzi, l’unico rischio sarebbe quello di oscurare il marito, il leader in pectore, Federico Lucia, in arte Fedez. Così, per trovare una soluzione sicura, si può puntare su una perfetta e sincronizzata diarchia, altro che i litigiosi Beppe Grillo e Giuseppe Conte: i Ferragnez formano davvero una coppia politica esplosiva, che fustiga tutti, da destra a sinistra. Un colpo alla casta dei politici, obiettivo Matteo Renzi sul ddl Zan, e una stoccata alla Rai, colpevole di censurare gli artisti, finanche sul palco del Primo Maggio. E in mezzo un po’ di tutto: legalità, cultura, ambiente e tanti diritti civili. Le battaglie che a sinistra appassionano.

Ferragnez una platea di 24 milioni di follower
Un progetto di governo ambizioso, di sicuro antifascista, nel rispetto della cultura di entrambi i protagonisti. Radicale, in tutti i sensi, tanto che ai Radicali non dispiacerebbero alcuni pezzi del programma che, tra il serio e il faceto, si può ricostruire dalle battaglie condotte via social. Gli umori nei loro confronti sono positivi, l’attivismo politico lascia il segno. Dall’alto dei 24 milioni di follower su Instagram di lei, e dei 12 milioni e mezzo di lui, la platea è ampia. Tant’è che secondo un sondaggio di Swg il 17 per cento del campione accoglierebbe positivamente un passaggio dal palco all’arena politica di Fedez, con un potenziale 5 per cento di base e soprattutto una capacità di attrazione che tocca il 27 per cento tra i più giovani, la cosiddetta Generazione Z, quella che arriva ai 25 anni di età.
La chiamata di Conte e la pronta risposta dei Ferragnez
Numeri che al segretario dem, Enrico Letta, fanno venire il mal di testa. Ha sempre detto di voler parlare ai giovani, forse ha trovato gli alleati ideali. Chissà. Del resto nemmeno se si mettessero insieme tutti i leader politici, da Matteo Salvini (2 milioni e 300 mila follower) a Giuseppe Conte (1 milione e 900 mila), da Matteo Renzi (245 mila) allo stesso Letta (64 mila), ci si avvicinerebbe alle cifre raggiunte dai Ferragnez su Instagram. Sono loro che parlano davvero ai giovani, da influencer puri quali sono. Lo aveva capito Giuseppe Conte che lo scorso ottobre aveva chiesto con una «inaspettata telefonata» alla real coppia di lanciare un messaggio per spingere i ragazzi a indossare la mascherina.
«Ci è stato chiesto un aiuto sull’esortare soprattutto i giovani, quello che posso dire è che siamo in una situazione molto delicata, non possiamo permetterci un nuovo lockdown», aveva dichiarato Fedez social et orbi, «il destino del Paese è nelle mani di ognuno di noi, quindi mi raccomando, basta un piccolo gesto: utilizzate la mascherina». A proposito, nel Fedez programma ci starebbe a pennello una bella democrazia diretta. Niente Rousseau, ma cuoricini e pollici alzati.
Dall’eutanasia al Ddl Zan: i primi 100 giorni di Fedez
Entriamo nel vivo dei temi. Una delle prime battaglie sarebbe quella sull’eutanasia. Fedez infatti ha dato pieno e incondizionato supporto a Marco Cappato nel suo impegno per una legge sul fine vita. Il certificato è la foto postata sui social, ça va sans dire.
Le alleanze: contro Renzi e Salvini, ma porta aperta al M5s
Andiamo avanti. Il rapper ha recentemente preso di mira il Vaticano. Il tema è lo stesso: il ddl Zan, su cui la Santa Sede ha paventato una possibile violazione del Concordato. «Ma non avevamo concordato, amici del Vaticano, che ci davate delle tasse arretrate sugli immobili?», si è chiesto Fedez in un video su Instagram. Revisione degli accordi Stato-Chiesa in vista? Adesso la lezione tocca a Renzi: «La cosa che invece fa cogliere il livello e la bassezza della politica italiana è vedere un politico come Renzi chiedere un dibattito pubblico a Chiara Ferragni, questa è la cosa triste della politica italiana». Dunque, il governo Ferragnez silura i renziani. Sono finiti nella blacklist. E un altro fatto è certo: nessun patto con la Lega. Proprio il partito di Matteo Salvini è stato travolto dalla furia polemica del rapper sul palco del Primo Maggio, dove ha snocciolato la sequela di insulti omofobi di vari esponenti leghisti. Con loro nemmeno un caffè, direbbe qualcuno. Sempre a proposito di Rai, Fedez potrebbe realizzare quello che i pentastellati (e non solo) avevano promesso: fuori i partiti dalla tivù di Stato.
Sanità e raccolta fondi
La diarchia più amata sui social si è distinta anche per gli “investimenti” nella Sanità con una donazione e la raccolta fondi per l’ospedale San Raffaele di Milano. Un modo per potenziare le terapie intensive in piena ondata Covid-19, che ha fatto conquistare a Chiara l’Ambrogino d’oro. Dalla réclame per shampoo e balsamo a Palazzo Marino: un passo verso l’istituzionalizzazione del personaggio. Mentre sull’ambiente risulta agli atti l’adesione alla campagna Stop global warming. Una spruzzata di verde ci sta sempre bene, si sa.
Torna la polemica anti-Casta
Insomma, tra hit estive sponsorizzate con Orietta Berti e Achille Lauro e una storia su Instagram, la passionaccia per la politica di Fedez non si è affievolita. Al contrario si è rinfocolato il gusto della polemica anti-Casta, in stile grillino, con il supporto della compagna di vita e di successi. In Fedez sentono ancora gli echi di quell’inno Non sono partito composto, nel “lontano” 2014, per il Movimento 5 stelle, in cui era presente un attacco frontale all’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla trattativa Stato-mafia. «Dalla marcia su Roma fino al marcio su Roma c’è solo un MoVimento che va avanti all’infinito», recita l’inno composto per la festa al Circo Massimo dell’ottobre di quell’anno. «Milioni di elettori addormentati per vent’anni davanti ai televisori.. buonanotte senatori!». Fino a «Caro Napolitano te lo dico con il cuore o vai a testimoniare oppure passi il testimone!». Una passione trasmessa alla moglie Ferragni, diventata sempre più politica e polemica, anche lei.
Capitolo cultura e spettacolo
Così, tanto per diradare le nebbie, il tema della legalità è un altro punto irrinunciabile, insieme a quello della cultura per cui Fedez si è impegnato, sempre sul palco del Primo Maggio con tanto di richieste per i lavoratori del mondo dello spettacolo. Certo, manca ancora qualche proposta in economia. Forse distribuire buste da 1000 euro a sconosciuti incontrati per strada a bordo di una Lamborghini come Fedez fece a dicembre 2020 non è una via sostenibile per le casse dello Stato. Ma su questo occorre aver fiducia: i Ferragnez hanno dimostrato di saperci fare, eccome, in materia di crescita economica.