Fausto Baldoni, il 60enne trovato morto in casa sua a Fabriano, in provincia di Ancona con diverse ferite alla testa causate da un oggetto contundente, aveva paura per la sua stessa vita. A renderlo noto sono i familiari dell’uomo, a seguito dell’arresto della compagna di Fausto, Alessandra Galea, 50 anni, in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario. Come riportato da Fanpage, i parenti hanno raccontato che «Fausto temeva per la sua vita tanto che da casa aveva fatto sparire anche tutti i coltelli».

Fausto Baldoni, ucciso dalla compagna, temeva per la sua vita
Secondo le testimonianze raccolte, da tempo i fratelli della vittima erano al corrente dei difficili rapporti all’interno della coppia, in particolare per le presunte «intemperanze della donna», tanto da far temere a Fausto «di essere avvelenato». Il 60enne «spesso viveva chiuso in una stanza quando lei era in casa». Alessandra Galea avrebbe manifestato «segni di squilibrio» evidenti, rifiutando tuttavia «ogni tentativo di aiuto». La donna ha ammesso di aver colpito l’uomo con una lampada in testa sabato sera, affermando di averlo fatto durante una lite in casa, ma solo per difendersi e non con «l’intenzione di ucciderlo».
La versione della compagna e la decisione del pm
La versione di Alessandra Galea, compagna di Fausto Baldoni, non ha convinto i carabinieri e la magistratura. Il pm Daniele Paci della Procura di Ancona ha infatti chiesto il fermo della donna. A dare l’allarme, è stata la sorella, che lo attendeva per pranzo. L’uomo, che non rispondeva in alcun modo, nemmeno alla porta di casa, è stato ritrovato in una pozza di sangue dai vigili del fuoco, intervenuti per forzare la serratura. La compagna non si trovava in casa, ma è sopraggiunta solo durante lo svolgimento dei rilievi dei carabinieri e della scientifica, negando ogni coinvolgimento. Sull’omicidio si è pronunciato anche il Sindaco di Fabriano: «Le indagini in corso e al vaglio dell’autorità giudiziaria consentiranno di far luce su aspetti che al momento sono oggetto di segreto investigativo. Ora è il momento del silenzio e della vicinanza alla famiglia della persona uccisa».