Gli ultimi contatti telefonici con i parenti sono arrivati mercoledì pomeriggio, intorno alle 18.25, poi più nulla. Fabio Palotti è stato schiacciato da un ascensore nel palazzo della Farnesina mentre stava lavorando da solo. Qualcuno ha azionato il mezzo e il pulsante di frenata di emergenza attivato dal manutentore non è servito. L’uomo, che lascia due figli, di 12 e di 2 anni, ha tentato di rannicchiarsi in un’intercapedine, grande soltanto venti centimetri. Un tentativo disperato che non è servito a salvargli la vita. Adesso si indaga sulle circostanze del decesso: il primo passo sarà l’autopsia.

Le indagini della Procura
Il sostituto procuratore Antonino Di Maio e l’aggiunto Giovanni Conzo sono al lavoro per capire l’accaduto. Al centro delle indagini c’è il pulsante di frenata d’emergenza, che solitamente viene attivato dagli operatori della manutenzione durante interventi simili, proprio per scongiurare fatalità come quella accaduta a Palotti. La domanda che si pongono gli inquirenti è se la vittima si sia dimenticata di attivare il pulsante con la modalità giusta o se il dispositivo era guasto e non ha funzionato. Nelle prossime ore si disporrà la perizia tecnica, a cui si aggiungeranno i risultati dell’autopsia. Sarà il dottor Antonio Oliva del Policlinico Gemelli ad analizzare il corpo di Fabio Palotti e a stabilire l’ora del decesso.
Il giallo del telefono: manca il cellulare personale
E poi c’è un vero mistero, che aprono un altro capitolo all’interno delle indagini. Il padre di Palotti ha segnalato alla polizia che alle 18.25 il telefono della vittima non era più raggiungibile né telefonicamente né attraverso le chat di messaggistica. Ma l’avvocato della famiglia dell’operaio, Michele Montesoro, ha anche dichiarato che si tratta di «un cellulare personale, che a differenza di quello di servizio, non è stato ancora trovato dopo la scoperta del cadavere ieri mattina da parte di un collega della vittima. Questo è un punto che va chiarito».

Il ritrovamento del corpo da parte di un collega
Una circostanza da ricostruire per capire le dinamiche. La mattina seguente alla morte di Palotti, è stato un collega a notare la sua auto ancora parcheggiata. Dopo di che ha allertato i genitori dell’uomo, chiamati anche dalla moglie per sapere se avessero avuto notizie del marito, con cui aveva litigato la sera precedente. Ma «dopo pochi minuti hanno ricevuto la telefonata in cui gli è stato detto che il figlio era morto», ha raccontato l’avvocato.