Guerra in Ucraina, le storie delle famiglie divise da armi e fake news
Sono sempre di più gli uomini e le donne che da Kiev, Kharkiv o Leopoli cercano conforto nei parenti che abitano in Russia ma non ottengono il risultato sperato. Manipolati dalla propaganda, nonni, cugini e genitori negano il conflitto.
La guerra tra Russia e Ucraina si combatte anche all’interno di famiglie divise dalle fake news della propaganda russa. Sono diversi i nuclei ucraini che, residenti a Mosca, mettono in discussione la versione dei parenti oltreconfine, basandosi sulle notizie di televisioni e giornali filorussi. In alcuni casi accusano persino i familiari di riportare il falso, nonostante filmati girati da bunker e rifugi antiaerei. Uno scenario che ha contribuito a spezzare legami all’apparenza indistruttibili, come quelli tra genitori e figli.
Le storie di Alexander e Natasha, alle prese con parenti ingannati dalla propaganda russa
Dall’inizio dell’invasione, ad esempio, Alexander Serdyuk ha smesso di parlare con la madre. Mentre, a Leopoli, assiste ogni giorno alla distruzione che si consuma a pochi chilometri dal suo appartamento, dalla Russia c’è chi nega tutto quello che sta accadendo. «Non riesco proprio a parlare con lei», ha dichiarato il 34enne russo che, dieci anni fa, si era trasferito in Ucraina. «Non mi capisce. Sostiene con convinzione che si tratti semplicemente di nazisti che si uccidono a vicenda. Per lei la colpa è solo nostra e, quando provo a ribattere, non mi crede. Chiacchieravamo un sacco prima di tutto questo, adesso non ne vedo più il motivo».

Una storia drammatica simile a quella di Natasha Henova. Fuggita dalla sua casa vicino a Kharkiv assieme al figlio e al marito dopo i primi bombardamenti, ha contattato la cugina moscovita per aggiornarla. «È stata comprensiva, mi ha ascoltato ma ha cercato di convincermi del fatto che ci stanno mentendo», ha spiegato la 35enne, «mi ha fatto capire che è tutta colpa dell’America. E, quando le ho chiesto come mai, allora, i Russi abbiano deciso di colpire noi se la responsabilità appartiene a qualcun altro, ha risposto che è tutto legato al trattamento crudele riservato alle popolazioni del Donbass». Un ragionamento che Natasha, ovviamente, non condivide: «Ha detto che i soldati di Zelensky devono arrendersi. Mi ha addirittura invitato lì da lei come ospite. Non sapevo se ridere o piangere. Qui ci battiamo per salvaguardare l’indipendenza nazionale e lei pensa sia una buona idea ospitarmi lì».

Gli effetti della propaganda russa, una manipolazione strategica che dura da anni
Per alcuni, questi atteggiamenti non sono altro che il risultato della paura o, semplicemente, dell’ignoranza, esacerbata dal potere di persuasione che l’informazione filorussa esercita senza sosta. Come Henova, anche Maria Kryvosheyeva è stata costretta a lasciare Kharkiv. E, soprattutto, la nonna, troppo fragile per potersi spostare. «È sempre stata abituata a guardare la tivù russa e, quando è iniziato tutto, ho notato quanto fosse stranamente calma. Le ho chiesto il motivo e mi ha dato una risposta che mi ha lasciato interdetta: “Tranquilla, Putin ha detto che andrà tutto bene”», ha raccontato. «Poi, per fortuna, il rumore delle bombe l’ha convinta del contrario. Le abbiamo mostrato le immagini reali, quelle dei quartieri e dei palazzi distrutti e si è resa conto, in lacrime, di essere stata manipolata per anni da notizie fasulle».

Oltre 20 milioni di ucraini hanno parenti in Russia
Secondo una ricerca risalente al 2011, sarebbero più di 20 milioni i cittadini ucraini che hanno parenti in terra russa. «Mosca è sempre stata il centro dell’impero», ha precisato la ricercatrice Orysia Lutsevych, «ecco perché nell’arco di 300 anni sono state tante le persone che si sono spostate lì dall’Ucraina. Era un posto affascinante per quanti volevano fare carriera e avere successo professionale. Le similitudini tra le lingue consentivano ai ragazzi di poter studiare lì senza problemi e, soprattutto, frequentare istituti di un certo prestigio».

Ora tutto questo è soltanto un ricordo e l’ombra del negazionismo si fa sempre più pesante sulle relazioni tra cugini, cognati, fratelli e anche semplici conoscenti. Per Natasha, giovane russa da tempo residente nel Regno Unito, il problema va ricercato nel gap generazionale. I suoi genitori, con i quali discute giornalmente perché abbindolati dalle parole di Putin, appartengono a una generazione cresciuta in epoca sovietica, quando l’Occidente era visto come il nemico e l’unico di cui fidarsi era il potere locale. «È frustrante vedere quanto credano al presidente e mettano in dubbio me», ha aggiunto. «In Russia è ancora radicata l’idea che la vede come la migliore nazione sulla Terra, ricca, potente, fatta di sopravvissuti in grado di resistere a qualsiasi cosa. Ecco perché chi ci abita crede a tutto quello che viene detto».
I problemi tra famiglie non finiranno al termine della guerra
L’ipotesi del perdono, per molti, è ancora lontana. E, quando finirà la guerra, probabilmente, il rancore sarà anche più forte. «Chi sta vivendo da vicino quest’orrore, non potrà dimenticarlo facilmente», ha concluso Lutsevych, «il rumore delle bombe, un giorno, lascerà spazio al silenzio della tregua, ma i crimini di guerra non possono passare inosservati. La gente inizierà giustamente a reclamare punizioni serie. Serviranno anni, forse, affinché le famiglie spezzate dagli eventi ritornino ad avere contatti». Lo sa bene il fotografo 28enne Artur Kolomiitsev, profondamente deluso da chi credeva di conoscere come le sue tasche. «I miei parenti spiegano tutto con una teoria che ha dell’assurdo: gli Ucraini si bombarderebbero da soli e chi è al governo mancherebbe di lucidità, come se fosse sotto perenne effetto di droghe», ha detto. «Neppure se mandassi loro la foto di un missile che mi colpisce in testa si smuoverebbero. Non voglio più avere niente a che fare con loro. Faccio fatica a pensare di poter riuscire a passare sopra a un affronto così grave.»