La Commissione irlandese per la protezione dei dati ha proposto una multa da 28 milioni a 36 milioni di euro per Facebook per aver violato il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Ue. La notizia è stata diffusa dal sito di notizie Politico. La Commissione ha presentato una bozza alle autorità europee di protezione dei dati per consentire di varare un decisione che verrà votata dal Parlamento e adottata in maniera vincolante.
L’accusa della Commissione Ue mossa a Facebook
L’accusa è che Facebook nella richiesta di “consenso forzato” dell’utilizzo dei dati degli utenti per accedere ai suoi servizi, in realtà stipuli una sorta di contratto che permette alla società di social media di aggirare il Regolamento europeo e fornire assieme alla pubblicità, tracciamento online e altri sistemi di controllo di quanto gli utenti pubblicano senza esserne pienamente informati. La Commissione sulla protezione dei dati chiede che questo contratto sia esplicito, ma Facebook non ha agito con trasparenza e per questo merita una multa.
Negli Stati Uniti parte HowToStopFacebook.org
Una coalizione di 30 organizzazioni non profit ha lanciato oggi negli Usa la campagna HowToStopFacebook.org per convincere il governo federale a varare una legge severissima sulla protezione dei dati e sulla privacy. L’obiettivo delle organizzazioni è anche quello di chiedere un’inchiesta del Congresso che porti ad una citazione del social media per risarcimento danni e lo convinca a cambiare il suo modello di business. La campagna nasce sulla scia delle rivelazioni di un’ex dipendente di Facebook, Frances Haugen, che ha reso pubblico un report sui danni psicologici di Instagram sugli adolescenti.
Evan Greer: ecco il problema con i giganti del web
«Il problema con aziende come Facebook e YouTube non è che ospitano contenuti generati dagli utenti, è che utilizzano algoritmi di sorveglianza per scegliere quali contenuti diventano virali e quali contenuti nessuno vede, per tenerci tutti sulla piattaforma facendo clic e scorrendo per massimizzare le entrate pubblicitarie», ha dichiarato Evan Greer, responsabile di Fight for the Future, una delle organizzazioni coinvolte.