I dolori del giovane like

Giovanni Sofia
15/09/2021

Per quanto in pubblico manifestino un atteggiamento diverso, i vertici di Facebook sono al corrente dei danni che Instagram provoca nelle ragazze. Un report interno rivela che il 32 per cento delle teenager stia male con il proprio corpo e il social ne amplifichi il disagio.

I dolori del giovane like

È un po’ come accadeva per il tabacco. Con le aziende consapevoli dei danni all’organismo e i consumatori tenuti all’oscuro di tutto, affinché continuassero ad acquistare prodotti nocivi. La frase del senatore del Connecticut Richard Blumenthal fotografa bene l’atteggiamento di Facebook nei confronti degli utenti di Instagram, soprattutto delle ragazze più giovani, costantemente bersagliate da annunci di prodotti dietetici e foto di celebrità dalla linea invidiabile. Un report interno al social di Mark Zuckerberg e diffuso dal Wall Street Journal ha mostrato come i vertici del social siano perfettamente al corrente dei potenziali danni e davanti all’evidenza si limitino al più tradizionale dei buon viso a cattivo gioco. Tra le righe dei documenti emerge che il 32 per cento delle teenagers attive sulla piattaforma «si senta male per il proprio corpo e il social ne amplifichi il disagio». Lo studio risale a marzo 2020 e trasmette un messaggio di tenore opposto rispetto a quello comunicato da Mark Zuckerberg e dall’amministratore delegato di Instagram, Adam Mosseri, nelle uscite pubbliche, durante le quali hanno sempre minimizzato l’impatto del social sulla vita delle persone.

Vittime giovanissime, nell’età dello sviluppo

Una questione delicata, perché pone al centro giovanissimi nell’età dello sviluppo, periodo in cui si è particolarmente suscettibili ai commenti e ai giudizi dell’ambiente circostante. Che su Instagram, data la grande diffusione e lo spazio riservato alle immagini, vengono particolarmente amplificati. Giusto per citare qualche numero, negli Usa, il 40 per cento degli utenti totali ha meno di 22 anni e una minima parte utilizza anche Facebook, ormai definito antico e fuori moda. E ancora il 40 per cento delle ragazze che si sente poco attraente, deve la propria condizione alla piattaforma. Un malessere che, per quanto grande, non pare sufficiente ad allontanarle dalla rete: «È una dipendenza, sanno che fa male ma non riescono a smettere», si legge ancora nei documenti.

Come se non bastasse, se è vero che per accedervi bisogna avere almeno tredici anni, ultimamente si è fatta largo l’ipotesi di un’app per bambini. Una novità in linea con quanto affermato da Mosseri nei mesi scorsi, per il quale non sarebbe rilevante l’impatto di Instagram sui più piccoli. Affermazioni parzialmente ritrattate, dietro le sollecitazioni del Wall Street Journal: «Non voglio banalizzare simili temi, molto diffusi e dalla portata enorme», ha detto qualche giorno fa. I ricercatori, alla luce dei rapporti, dal canto loro hanno proposto una riduzione della pubblicità di cosmetici e prodotti dietetici, come di esposizione di foto delle celebrità, ma qualcuno sui forum interni si è ribellato: «A quel punto Instagram perderebbe di senso. Sono il motivo stesso per cui i giovani stanno sulla piattaforma». Non è una questione ridotta al genere femminile, perché pure il 14 per cento dei ragazzi ha dichiarato di sentirsi peggio guardando Instagram. Accuse precise, considerando che lo stesso giudizio non è riservato a TikTok o Snap Chat.

L’élite di Facebook che non subisce censura

Quanto detto, come riporta El Pais, è solo la seconda puntata di un’inchiesta più ampia, cominciata lunedì scorso. Allora sul quotidiano statunitense è apparsa un’altra notizia destabilizzante. La presenza di un gruppo di utenti Vip su Facebook, per i quali i criteri di censura e moderazione sarebbero diversi rispetto agli altri. La sospensione dell’attività in caso di pubblicazione di contenuti volgari o a luci rosse per questi 5 milioni di personaggi avverrebbe in modo ritardato o, addirittura, sarebbe assente. Lo scopo: evitare pubblicità negativa e un’eccessiva eco mediatica. Rispetto ai miliardi di contenuti, accorgersi di ogni post potenzialmente pericoloso è impresa impossibile, così la rete si avvale del lavoro di un software, attraverso cui le decisioni sono automatizzate.

Logo Facebook (Getty)

Per l’élite, però, non ci sarebbero controlli tradizionali, ma l’inserimento in specifici programmi, chiamati XCheck e Cross check. Di fronte a simili rivelazioni, Facebook si è arroccata dietro la giustificazione di un controllo ulteriore, che rallenterebbe le normali operazioni di censura. È ciò che sarebbe accaduto, tra gli altri, al calciatore brasiliano Neymar, che tempo fa aveva postato foto di nudo e i messaggi privati di una ragazza che lo accusava di stupro. Comportamenti rigorosamente banditi da Instagram, ma che, a differenza di altri molto meno espliciti, sono rimasti online oltre 24 ore, accessibili a un pubblico di milioni di persone. Il dubbio che se non si fosse trattato di lui, sarebbe andata diversamente, inevitabilmente resta.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da NJ 10 🇧🇷 (@neymarjr)