F1, GP dell’Arabia Saudita: i 5 piloti che non volevano correre
L’attacco del gruppo estremista Huthi a un deposito del gigante petrolifero Aramco, avvenuto a circa 20 chilometri dal circuito, sta destando preoccupazione nel circus.
Alla fine il Gran Premio dell’Arabia Saudita di Formula 1 si correrà, sul circuito di Jeddah, come era in programma. Ma quanto accaduto a un ventina di chilometri dal circuito nella giornata di venerdì non poteva certo passare inosservato: un missile lanciato dai ribelli yemeniti Huthi ha infatti colpito un un deposito del gigante petrolifero Aramco. Una forte esplosione, poi una grande colonna di fumo nero si è alzata nel cielo di Jeddah, mentre le monoposto sfrecciavano nella prima sessione di prove libere.

GP dell’Arabia Saudita, cinque piloti volevano lasciare il Paese
L’attacco è stato sferrato dagli Huthi, gruppo estremista prevalentemente sciita, che ha dato vita a un’organizzazione armata definita “Partigiani di Dio” o “Gioventù credente”. Già la scorsa settimana avevano preso di mira la compagnia petrolifera Aramco, tra l’altro importante sponsor del circus e della Aston Martin. La notte che ha seguito l’attacco terroristico è stata decisamente concitata: da quanto è emerso cinque piloti non avevano intenzione di continuare a correre in Arabia Saudita, né per per prove né per la gara. Poi, dopo aver ricevuto rassicurazioni sulla sicurezza dell’evento, si sono convinti a proseguire le regolari attività in pista.

GP dell’Arabia Saudita, le dichiarazioni di Binotto e dei piloti
I cinque piloti che non volevano correre sono Lewis Hamilton e il suo nuovo compagno alla Mercedes, George Russell, poi il veterano Fernando Alonso dell’Alpine, Pierre Gasly dell’AlphaTauri e Lance Stroll, pilota Aston Martin. Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, ha dichiarato: «Abbiamo ricevuto rassicurazioni dalle autorità e dovevano essere spiegate ai piloti. I colloqui sono stati lunghi e trasparenti: credo che i piloti abbiano capito che era importante restare qui e correre e che lasciare il Paese non sarebbe stato giusto». Così l’associazione dei piloti (Gpda), che si è riunita con George Russell presidente straordinario, in sostituzione di Sebastian Vettel, assente a causa del Covid: «Ieri è stata una giornata difficile per la F1 e i piloti […] Abbiamo avuto lunghe discussioni tra di noi, i team principal e i vertici del nostro sport. […] Il risultato è stata una risoluzione in cui noi avremmo preso parte a libere e qualifiche, oggi, e alla gara domani. Speriamo che il GP di Arabia Saudita sarà ricordato come una bella gara piuttosto che per l’incidente occorso ieri».