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Wargame

L’ex vicepresidente di Gazprombank ha spiegato i meccanismi della propaganda contro Kyiv

Le accuse da parte di Igor Volobuev, fuggito da Mosca all’inizio di marzo e ora in Ucraina: «Ogni informazione che proviene da fonti ufficiali russe è una bugia fino a quando non è provata».

8 Maggio 2022 11:01 Redazione
L'ex vicepresidente di Gazprombank ha spiegato i meccanismi delle fake news e della propaganda russa contro Kyiv.

L’ex vicepresidente di Gazprom Igor Volobuev, nato in Ucraina, fuggito da Mosca e adesso a Kyiv per prendere parte alla resistenza contro l’invasione russa, ha spiegato come funziona(va) la macchina della propaganda del Cremlino, durante un’intervista a Repubblica, nel corso della quale ha fatto nomi e cognomi: «Dentro Gazprom mi occupavo di insegnare la “politica dell’informazione” contro l’intera Ucraina», ovvero il Paese più importante per il transito del gas russo.

Gazprom e la “cucina” delle fake news

Durante l’intervista, Volobuev ha paragonato la preparazione delle fake news a quella dei cibi, accostando la macchina della propaganda a una cucina. «Il centro di controllo è ed è sempre stato nell’ufficio del Presidente. Uno degli uomini che muoveva i fili era Aleksej Gromov (vice capo dello staff di Vladimir Putin, ndr). Durante la guerra del gas del 2008-2009 l’obiettivo principale del servizio stampa di cui ero capo era dimostrare che gli impianti dell’Ucraina avevano un tasso altissimo di guasti, che Kyiv non investiva nell’ammodernamento e che, dunque, era più conveniente bypassarli. Un modo per screditare l’Ucraina e toglierle lo status di principale Paese di transito».

L'ex vicepresidente di Gazprombank ha spiegato i meccanismi delle fake news e della propaganda russa contro Kyiv.
Vladimir Putin e Alexej Miller, ceo di Gazprom (SERGEI KARPUKHIN/POOL/AFP via Getty Images)

Propaganda del Cremlino, il ruolo dell’ad di Gazprom

Ma a dare gli ordini di diffondere le fake news in azienda era Aleksej Miller, amministratore delegato di Gazprom. «Lui li riceveva direttamente dal Cremlino. Davamo alle operazioni la veste del confronto economico, in realtà la guerra del gas era una conseguenza dei problemi che la leadership russa aveva con Kyiv». I problemi a cui ha fatto riferimento, ha spiegato Volobuev, erano la rivoluzione arancione, Viktor Yushenko al potere, la volontà di aderire alla Nato. «Quando lavoravo là sapevo che milioni di dollari erano stati investiti per corrompere agenti dell’intelligence perché diffondessero sui media una visione favorevole al governo. Apparentemente, lo stesso meccanismo è in vigore adesso».

Gazprom (NIKOLAY DOYCHINOV/AFP via Getty Images)

Volobuev si è soffermato poi sull’attuale propaganda del Cremlino: «Non dimentichiamo mai la regola base: qualsiasi informazione che proviene da fonti ufficiali russe è di default una bugia fino a quando non sia provata». L’ex manager di Gazprom ha inoltre parlato del ruolo degli oligarchi: «Putin li ha intimiditi, dopo l’arresto di Khodorkovsky hanno capito la lezione. Se però l’Ue impedisce loro di entrare nel territorio e continua con le sanzioni, presto cominceranno a fare qualcosa per rovesciarlo».

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