Tralasciando i circa 65 milioni di anni che portano dai primati all’Australopiteco, la prima scimmia antropomorfa comparsa in Africa quattro milioni di anni fa, occorre aspettare altri 800 mila anni per incontrare Lucy, i cui celebri resti ritrovati in Etiopia nel 1974 sono la testimonianza di una specie di primati evoluti. Ma per poter parlare di genere umano in senso proprio, bisogna andare indietro di due milioni di anni, quando si fa partire il processo che porta dall’homo abilis all’homo erectus, quindi al Neanderthal e poi all’homo sapiens e infine, da appena 90 mila anni, al sapiens sapiens, cioè noi. Se questa è la genesi trionfale della civiltà umana, il biologo americano Alex Bezzerides professore del Lewis-Clark State College dell’Idaho, si è invece interrogato sugli “effetti collaterali” che si sono verificati nel corso dell’evoluzione del corpo umano e li ha raccolti in un libro, da poco uscito negli Stati Uniti, dal titolo Evolution Gone Wrong sottotitolo: “I curiosi motivi per cui i nostri corpi funzionano (o no)”.
Gli effetti collaterali del bipedismo
Il bipedismo, per esempio, è il risultato di una transizione che ha richiesto milioni di anni e ha provocato enormi cambiamenti nella forma del corpo e nelle sue funzioni. Per le donne, uno degli effetti principali è stata la trasformazione del canale del parto. Non solo. Come racconta Bezzerides a Salon, la postura eretta ha causato problemi alle nostre caviglie, ai nostri piedi e alle nostre ginocchia. Per non parlare del mal di schiena, giacché camminare in posizione eretta è davvero molto stancante. «Alcuni problemi evolutivi», nota il biologo americano, «derivano anche dal fatto che viviamo fino a 80, 90, persino 100 anni. I nostri corpi non si sono ancora attrezzati per resistere così a lungo, quindi le nostre schiene cedono, i nostri legamenti si lacerano, la nostra vista si indebolisce».

Tra i fenomeni che caratterizzano in modo esclusivo gli esseri umani, Bezzerides si sofferma su due in particolare. Il primo è il pianto. Le lacrime, come sappiamo, hanno la principale funzione di mantenere gli occhi umidi. Accade però di piangere come risposta a certe emozioni e si è scoperto che le lacrime del pianto emotivo si differenziano da quelle normali perché contengono ormoni, come la prolattina e l’ossitocina, che aiutano a lenire il dolore. E questo contribuisce a illuminare le connessioni, molte delle quali ancora da comprendere, tra il nostro corpo e il cervello. Un altro ambito stupefacente, secondo Bezzerides, è quello del linguaggio, la capacità che ci consente di articolare parole e di modulare la voce. Ebbene, per renderlo possibile, la laringe si è lentamente spostata più in profondità nella gola, sacrificando il dispositivo di sicurezza che ci proteggeva dal soffocamento. Nella prospettiva dell’evoluzione, poter parlare è stato considerato un beneficio maggiore rispetto al rischio di soffocare.
Il parto e la grandezza del cervello umano
I temi della fertilità, della riproduzione e della nascita occupano un posto molto importante nel libro. «Avete mai visto nascere un grande mammifero, come per esempio un cavallo?», chiede l’autore. «Il puledro nasce, la madre lo lecca un po’, poi quello si alza in piedi, traballa per qualche minuto ed è subito autonomo. Una rapidità sconvolgente rispetto a quello che succede agli umani: giorni di ospedale per far nascere una creatura totalmente dipendente che richiede la partecipazione di più persone sia per venire al mondo che per la sua crescita». Secondo una teoria accreditata, tutto questo dipende dal metabolismo. Il feto cresce all’interno della madre fino al punto in cui non può più soddisfare i suoi bisogni metabolici e il suo cervello diventa così grande che l’unico modo per continuare a nutrirlo è al di fuori del corpo materno. Perciò, alla nascita è totalmente impotente, è come se dovesse ancora completare la sua formazione. E la madre ha bisogno di aiuto non solo per superare il parto, ma anche dopo, per prendersi cura del bambino. Tutta questa laboriosità sarebbe la conseguenza dell’abnorme aumento del nostro cervello e quindi delle dimensioni della testa che deve passare per il canale del parto. La maledizione biblica “partorirai con dolore”, in una logica evolutiva, ha un suo perché: se si soffre dando alla luce un figlio, è proprio perché si tratta di un essere umano, con un cervello più grande rispetto a ogni altra specie. Straordinaria è infine un’altra funzione propria del genere umano: quella della mano, che secondo Bezzerides è strettamente integrata al cervello, come fosse una sua emanazione diretta. «Ci penso sempre», racconta, «quando vedo qualcuno suonare uno strumento musicale, o fare un mestiere incredibilmente abile, che nessun altro animale sulla terra potrebbe fare. Una volta diventati bipedi, le nostre mani si sono liberate e abbiamo intrapreso la strada che ci ha permesso di costruire un intero mondo». Se qualche volta soffriamo un po’ di mal di schiena, confortiamoci con questo pensiero. È il prezzo che paghiamo per aver potuto creare la nostra civiltà.