Cosa sta succedendo a Evan Gershkovich? Sul caso del giornalista americano del Wall Street Journal arrestato a fine marzo in Russia con l’accusa di spionaggio si muove il Dipartimento di Stato Usa: assegnandogli lo status di «cittadino detenuto ingiustamente» e chiedendone quindi «l’immediato rilascio», la complicata partita diplomatica passa direttamente al Dipartimento che si occupa di negoziare il rilascio degli ostaggi americani all’estero, aumentando così i poteri di Washington nella difficile trattativa con Mosca. Finora le autorità russe hanno impedito agli impiegati del consolato americano di vedere come sta il cronista 31enne, finito in manette perché secondo la versione del Cremlino «cercava di ottenere informazioni segrete» sull’industria militare russa: rischia fino a 20 anni di carcere.

Per il caso (meno complicato) di Brittney Griner ci sono voluti 10 mesi
Gershkovich, nato nel New Jersey e figlio di emigrati sovietici, è il primo giornalista americano arrestato in terra russa dai tempi della Guerra fredda. Il percorso per la sua liberazione rischia di essere tortuoso e di richiedere tempi lunghissimi. Il Financial Times per esempio ha citato l’autorevole parere di John Sullivan, un ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia che ha lavorato a diversi scambi di prigionieri: «I russi si aspettano molto in cambio da una persona che considerano una spia», ha detto Sullivan, che si è occupato anche del caso di Brittney Griner, la giocatrice di basket americana arrestata in Russia nel febbraio 2022 e rilasciata dopo 10 mesi grazie a uno scambio col trafficante d’armi Viktor Bout, detenuto negli Stati Uniti. La Griner era stata condannata a 9 anni per traffico di droga solo perché in aeroporto era stata trovata in possesso di un liquido alla cannabis. Questa volta il caso è ancora più scottante perché l’accusa a Gershkovich è quella di spionaggio.

L’altro americano detenuto per spionaggio: Paul Whelan
Per farsi un’idea delle tempistiche che potrebbero rendersi necessarie basta ricordarsi dell’altro americano incarcerato per lo stesso motivo in Russia: si tratta di Paul Whelan, un ex marine statunitense e dirigente della sicurezza aziendale condannato nel 2020 con accuse che ha fermamente respinto. Whelan fu arrestato nel 2018: il lungo periodo tra la detenzione e la condanna è un indicatore di quanto potrebbe durare il calvario di Gershkovich.

La vicinanza di Pjotr Sauer, giornalista del Guardian
Amici e colleghi hanno raccontato come sia straziante vedere il loro amico, un giornalista socievole e di talento – e grande tifoso dell’Arsenal – diventare pedina inconsapevole e parte della storia che si era dedicato a raccontare, cioè la guerra in Ucraina. Gershkovich non potrà di certo assistere all’ultima partita di Premier League del “suo” Arsenal, che si sta giocando il titolo in Inghilterra, a Londra a maggio, come aveva programmato. Ma Pjotr Sauer, giornalista del Guardian che ha incontrato Gershkovich mentre lavorava al Moscow Times, si è promesso di inviargli regolarmente delle lettere in prigione nella speranza che lo raggiungano e gli facciano sapere come sta andando la squadra.

Lettera-appello dei principali giornali italiani
Nel loro piccolo, i giornali italiani hanno provato a fare qualcosa, tramite la lettera-appello dei direttori dei sei principali quotidiani del nostro Paese spedita al nuovo ambasciatore russo in Italia Alexei Paramonov, per sollecitare il rilascio di Evan. A firmare l’appello sono stati Claudio Cerasa (Il Foglio), Luciano Fontana (Corriere della Sera), Massimo Giannini (La Stampa), Massimo Martinelli (Il Messaggero), Maurizio Molinari (La Repubblica) e Agnese Pini (Qn Quotidiano nazionale, Il Giorno, La Nazione e il Resto del Carlino).
«Ritenendo di farci interpreti di un sentimento diffuso nell’opinione pubblica del Paese, vogliamo rappresentare la nostra ferma condanna di questa decisione e intendiamo aggiungere la nostra voce a quella di chi sta chiedendo che venga subito rilasciato. Chiediamo che la vicenda possa essere velocemente risolta con un ricorso alla ragionevolezza e ai principi della libertà di espressione e di pensiero».