Per i giornalisti della carta stampata sono lo scenario peggiore, per i tifosi delle squadre coinvolte una tortura. Per gli spettatori neutrali il picco del divertimento, per i calciatori in campo un insostenibile gioco di nervi. Sono i calci di rigore, ultimo ostacolo tra la qualificazione e l’eliminazione, tra la gioia più grande e la delusione più cocente.
Da quando è stata introdotta negli Europei del 1976, la lotteria finale ha risolto ben 18 partite. Prima, solo in due occasioni era stato necessario cercare soluzioni fantasiose per una gara finita in pareggio: entrambe nel 1968, entrambe con l’Italia protagonista. Nella semifinale contro l’Unione Sovietica il passaggio del turno degli Azzurri si decise col lancio di una monetina, dopo lo 0-0 dei tempi supplementari. In finale, contro la Jugoslavia, la squadra di Valcareggi pareggiò per 1-1 dopo una gara di sofferenza; due giorni dopo, nella rivincita, l’Italia vinse all’Olimpico il suo primo – e finora ultimo – torneo continentale.
I “record” Azzurri
Nelle 11 edizioni giocate dall’introduzione dei rigori, sono tanti i momenti clou decisi all’ultimo atto. Molti di questi, inutile dirlo, hanno come protagonista proprio l’Italia: quella azzurra, infatti, è la nazionale con il maggior numero di gare decise dopo i supplementari, ben 5. Le ricordate tutte? Vi rinfreschiamo la memoria: nel 2000, la squadra di Dino Zoff rompe finalmente il tabù del dischetto, battendo nella semifinale degli Europei di Belgio e Olanda proprio gli Oranje, in una delle gare più incredibili della storia azzurra. Quella del Toldo para-tutto e del cucchiaio di Totti, per intenderci. Tempo 12 anni e un nuovo cucchiaio (questa volta di Pirlo) ci porta nella semifinale del torneo di Polonia e Ucraina: con l’Inghilterra lo 0-0 resiste fino al 120′, dal dischetto Ashley Young e Ashley Cole sbagliano dopo la “panenka” del 21 e il gol di Alino Diamanti ci manda al penultimo atto del torneo.
Ricordate altri successi ai rigori negli Europei? Se no, è perché non ce ne sono: con tre sconfitte, infatti, l’Italia è la squadra – insieme a Inghilterra e Olanda – ad aver perso più volte dopo i supplementari. La prima nel 1980, nel torneo giocato in casa: nella finale per il terzo posto la Cecoslovacchia ci batte e si prende il bronzo, sfruttando l’errore di Collovati. Passano 28 anni e la storia si ripete: ai quarti, nel 2008, a eliminare gli azzurri è la Spagna, che poi vincerà il torneo. Il terzo k.o. risale anche all’ultima istantanea dell’Italia a un torneo internazionale: Europei 2016, con la Germania è 1-1 al 120′. Sbagliano 4 azzurri, non serviranno i tre errori tedeschi.
Nella prima e nell’ultima sconfitta dell’Italia si segna anche un record, quella delle serie di rigori più lunghe nella storia del torneo: in entrambi i casi servirono 18 tentativi per decretare il vincitore, in entrambe le occasioni non sono gli Azzurri a vincere. Con la Cecoslovacchia sbagliò Fulvio Collovati all’ultimo tentativo (8-9 il parziale), con la Germania ci furono complessivamente sette errori da entrambi i lati: quella fu anche la prima volta in cui, a passare il turno, fu una squadra che sbagliò tre rigori. Quando si dice la fortuna.
Non provocare la Repubblica Ceca
Se si parla di Europei e rigori c’è una nazionale che non può non essere citata, la Repubblica Ceca. Quando si arriva all’ultimo atto, infatti, la nazionale di Praga non sbaglia mai. Nel 1996, in Inghilterra, la squadra di Nedved e Poborsky eliminò ai rigori la Francia, guadagnandosi l’accesso nella finale – poi persa – contro la Germania. Un’eredità presa da una squadra già citata, la Cecoslovacchia: detto del terzo posto nel 1980, quattro anni prima la nazionale sollevò al cielo il suo primo trofeo continentale, battendo ai rigori proprio la Germania.
Con tre successi su tre, la Repubblica Ceca/Cecoslovacchia è la nazionale ad aver vinto più volte dal dischetto insieme alla Spagna (che però ha perso in un’occasione, ai quarti nel 1996). Ma non solo, perché nessun tiratore ceco, o cecoslovacco, ha mai sbagliato dagli undici metri: cinque gol su cinque nel ’76, nove su nove nell”80, sei su sei nel ’96. Perfezione.
A mani nude
Abbiamo parlato di gol, vittorie e sconfitte, ma non ancora dei veri protagonisti dei calci di rigore: i portieri. Detto di Toldo, che nella semifinale del 2000 ne parò ben tre (due a Frank De Boer, attuale ct dell’Olanda) tra tempi regolamentari e lotteria finale, c’è un altro azzurro che ha legato la sua storia ai rigori: è Gigi Buffon, l’unico – insieme a van der Sar – ad aver finito tre partite dopo i supplementari con la Nazionale. Le abbiamo elencate tutte, finora: una vittoria contro l’Inghilterra, due sconfitte contro Spagna e Germania, per un totale di 3 parate, 12 gol subiti e 3 errori degli avversari. Con tre tiri respinti Buffon è, insieme a Casillas, il portiere ad averne parati di più nella storia degli Europei.
C’è però un momento particolarmente iconico legato a un portiere e a una serie di rigori. Europei 2004, si gioca in Portogallo. Ai quarti di finale si incontrano i padroni di casa e l’Inghilterra, e dopo 3′ gli ospiti sono già in vantaggio grazie al gol di Michael Owen, Pallone d’Oro tre anni prima. A sette minuti dalla fine Helder Postiga pareggia e manda le squadre ai supplementari, in cui segnano Rui Costa e Frank Lampard per il 2-2 al 120′. Ai rigori, Beckham sbaglia il primo, Rui Costa il terzo e si va ad oltranza. Al settimo tentativo, al portiere lusitano Ricardo viene un colpo di genio: prima del rigore di Darius Vassell, per distrarre l’avversario, si toglie i guanti. La tattica funziona, l’inglese calcia male e Ricardo, a mani nude, respinge. Il portiere non torna al suo posto, ma va dal dischetto per il rigore decisivo: il tiro è perfetto, il Portogallo vola in semifinale.