Sarà l’Inghilterra l’avversaria dell’Italia nella finalissima di Euro2020, che gli Azzurri giocheranno di fatto in trasferta a Wembley domenica 11 luglio, con calcio d’inizio alle ore 21. I ragazzi di Roberto Mancini hanno avuto la meglio sulla Spagna al termine di una semifinale soffertissima, terminata solo ai calci di rigore, ma anche i Tre Leoni hanno dovuto faticare contro la sorpresa Danimarca, superata ai supplementari grazie al tap-in di Harry Kane, dopo un penalty sbagliato dallo stesso centravanti inglese.
Together we made history.
Together we can make more. pic.twitter.com/IuTq8aR32G— England (@England) July 8, 2021
Inghilterra: da Kane a Sterling, quante stelle
Le stelle dell’Inghilterra sono proprio il capitano Harry Kane, attaccante del Tottenham che dopo un inizio stentato ha sempre trovato la rete nella fase a eliminazione diretta, la velocissima ala del Manchester City Raheem Sterling e il suo compagno di club Phil Foden, centrocampista classe 2000 che, curiosità, sfoggia una pettinatura identica a quella di Paul Gascoigne a Euro 96. Tra i calciatori da tenere d’occhio, anche il talentuoso centrocampista Mason Mount, una delle stelle del Chelsea campione d’Europa, mentre a guidare la difesa c’è il roccioso Harry Maguire del Manchester United. Jadon Sancho, appena passato dal Borussia Dortmund al Manchester United, non viene invece schierato spesso dall’allenatore Gareth Southgate, ex difensore della nazionale che a Euro 96 sbagliò dal dischetto contro la Germania in semifinale: in questa edizione si è preso una bella rivincita, eliminando i tedeschi negli ottavi con un netto 2-0.
Inghilterra, un percorso quasi perfetto
Una sola rete subita in tutto il torneo, su punizione. Nessuno prima del danese Mikkel Damsgaard era riuscito a trafiggere la porta difesa da Jordan Pickford. L’Inghilterra a Euro 2020 non è sempre stata una gioia per gli occhi, ma di sicuro si è rivelata efficace: 1-0 (gol di Sterling) alla Croazia all’esordio, 0-0 nel derby britannico contro la Scozia, altro 1-0 (ancora Sterling) alla Repubblica Ceca nel Gruppo D, dove è arrivata prima. Agli ottavi lo scoglio durissimo della Germania, bestia nera superata 2 a 0 (Sterling, Kane), poi il netto 4-0 (doppietta Kane, Maguire, Henderson) all’Ucraina nei quarti e il sofferto 2-1 alla Danimarca in semifinale. L’Inghilterra è arrivata a Euro 2020 tra le grandi favorite, appena dietro la Francia, da prima classificata nel Gruppo A delle qualificazioni, dove aveva ottenuto 21 punti in 8 partite (7 vittorie, una sconfitta), con 37 gol fatti e 6 subiti.
I precedenti tra Italia e Inghilterra
Italia e Inghilterra si sono sfidate in tutto 27 volte. Il bilancio dei precedenti sorride agli Azzurri, che hanno raccolto 10 successi a fronte di 8 vittorie inglesi, mentre sono 9 i pareggi. Otto i match ufficiali disputati, tra cui ricordiamo con piacere lo 0-0 ai quarti di Euro 2012, con vittoria azzurra ai rigori, così come il 2-1 targato Marchisio-Balotelli del 2014, unica nota lieta del disastroso Mondiale brasiliano. L’Italia vinse inoltre proprio contro l’Inghilterra (2-1, Baggio e Schillaci) la finale per il terzo posto nel Mondiale casalingo del 1990, quello delle Notti magiche brano cantato dai ragazzi di Mancini dopo ogni gara anche di questo Euro 2020.
Azzurri e Tre Leoni furono inseriti nello stesso gruppo di qualificazione per Francia 98: a causa di uno 0-0 in Georgia, l’Italia si ritrovò un punto dietro all’Inghilterra, che non riuscì a battere nell’ultima partita in programma a Roma. Fu così costretta a disputare lo spareggio, poi vinto, contro la Russia (sotto la neve di Mosca esordì un giovanissimo Gigi Buffon). E pensare che all’andata Gianfranco Zola, all’epoca calciatore del Chelsea, aveva regalato agli Azzurri la prima vittoria in gare ufficiali nel mitico stadio di Wembley, firmando la grande rete dell’1-0 finale. In assoluto, l’Italia aveva violato il tempio del calcio inglese solo nel 1973, 1-0 firmato Fabio Capello, ma era un’amichevole.
Italia-Inghilterra, l’arbitro
Sarà Bjorn Kuipers a dirigere Italia-Inghilterra. Ad assistere il fischietto olandese i connazionali Sander van Roekel e Erwin Zeinstra, quarto uomo lo spagnolo Carlos del Cerro Grande. Al Var ci sarà il tedesco Bastian Dankert. Kuipers ha diretto quattro volte l’Italia: per gli Azzurri una vittoria, un pareggio e due sconfitte. L’unico successo risale proprio alla sfida contro l’Inghilterra nel Mondiale del 2014.
Il campionato inglese, da un Manchester all’altro
La Premier League, massima serie del campionato inglese di calcio, è nata nel 1992 dopo che le 22 squadre affiliate alla First Division decisero di uscire dalla Football League per ragioni economiche: da allora, anno dopo anno, si è affermato come la lega più ricca, più seguita, più ambita dai calciatori. Il club più titolato è Manchester United con 20 titoli. Segue il Liverpool con 19, che nel 2020 ha interrotto un digiuno lungo 30 anni. La classifica dei club inglesi per campionati vinti vede poi al terzo posto l’Arsenal. Ma più che i Gunners, protagonisti di anonimi campionati da anni, le vere big di oggi sono il Chelsea, che recentemente ha messo in bacheca svariate coppe europee, e il ricchissimo Manchester City, cinque vittorie nelle ultime dieci edizioni della Premier League. Il Paese ospita anche la più antica competizione calcistica ufficiale al mondo, l’FA Cup, disputata dal 1871: a detenere il record di vittorie nella Coppa d’Inghilterra, un tempo considerata persino più prestigiosa del campionato, è l’Arsenal, che se l’è aggiudicata 14 volte.
I record della nazionale inglese
Insieme a quella scozzese, la nazionale inglese è la più antica del mondo: le due rappresentative disputarono infatti il primo match internazionale della storia il 30 novembre 1872 a Glasgow, 0-0 il risultato finale. Sulla maglia, già quel giorno, lo stemma dei Tre Leoni. Inventori del football, i maestri inglesi hanno partecipato a 15 fasi finali del Mondiale, spesso deludendo le attese: hanno vinto solo nel 1966, nell’edizione giocata in casa, peraltro grazie a un gol fantasma nell’epilogo contro la Germania Ovest.
Per quanto riguarda gli Europei, sono dieci le partecipazioni alla fase finale: nell’immaginario collettivo inglese è ancora viva la delusione per la sconfitta nella semifinale di Euro 96 a opera dei tedeschi. Il record di “caps” con la maglia dei Tre Leoni appartiene a Peter Shilton, che ha difeso la porta inglese 125 volte in un arco lunghissimo di tempo, dal 1970 al 1990. Seguono Wayne Rooney con 120 presenze e David Beckham con 115. Nessuno dei calciatori convocati da Southgate è nella top ten: il giocatore con più presenze è Sterling, che si appresta a scendere in campo con la maglia dell’Inghilterra per la 68esima volta. Per quanto riguarda i gol, Harry Kane è invece sesto nella classifica all-time con 38 reti (in 60 partite), per adesso molto lontano da Rooney (53), primatista seguito dalla leggenda Bobby Charlton (49) e da Gary Lineker (48), a cui si deve la celebre frase: «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine vince la Germania».
Inghilterra, la patria del football
«It’s coming home/It’s coming home/It’s coming/Football’s coming home». Questo il ritornello di Three Lions, brano cult ideato da Broudie dei The Lightning Seeds insieme ai comici David Baddiel e Frank Skinner in vista dell’Europeo casalingo di 25 anni fa, diventato l’inno non ufficiale di quel torneo. Tornato in auge ai Mondiali di Russia, viene intonato durante ogni gara dei Tre Leoni e sottolinea che, anche se sono serviti 55 anni per raggiungere una seconda finale di una grande competizione internazionale, l’Inghilterra rimane la patria del calcio. La data storica cui si fa risalire la nascita del gioco più amato al mondo è il 26 ottobre 1863, giorno in cui alla Freemason’s Tavern di Great Queen Street i dirigenti di undici club dell’area di Londra si riunirono per uniformare i vari regolamenti di uno sport ancora in fasce: da una parte chi era favorevole esclusivamente all’uso dei piedi, dall’altra chi voleva consentire anche il gioco con le mani. Vinse la prima corrente e quel giorno il football assunse una sua distinta fisionomia separandosi dal rugby, che rimane popolarissimo nel Regno Unito.
Inventori del calcio, a lungo gli inglesi si isolarono sportivamente, per poi scoprire di non essere così maestri come avevano sempre sostenuto: alla prima partecipazione a un Mondiale, quello del 1950 in Brasile, i Tre Leoni rimediarono addirittura un’imbarazzante sconfitta 1-0 contro gli Stati Uniti. Avrebbero alzato al cielo la Coppa Rimet nel 1966, per poi collezionare una delusione dopo l’altra. Da allora l’Inghilterra non ha più sollevato un trofeo.