E vissero tutti felici e perdenti

Giovanni Sofia
08/07/2021

Non tutte le favole hanno il lieto fine. La Danimarca è l'ultima outsider a lasciare Euro 2020, prima era toccato a Svizzera, Repubblica Ceca e Ungheria. Percorsi importanti che lasciano un po' di amaro in bocca.

E vissero tutti felici e perdenti

Vincere a Wembley, contro i padroni di casa e 60 mila spettatori indemoniati, non era impresa facile. Tanto per usare un eufemismo. Eppure la Danimarca ci ha provato, dando fondo a ogni energia, aggrappandosi all’estro di Mikkel Damsgaard e ai guantoni di Kasper Schmeichel. Niente da fare, alla fine Harry Kane si è abbattuto sui nordici, mettendo – come avrebbe detto l’ex tecnico della Roma Rudi Garcia – la chiesa al centro del villaggio. In buona sostanza le cose al loro posto e l’Inghilterra in finale, dove incontrerà l’Italia. Con la Danimarca va a casa anche l’ultima outsider di Euro 2020 e svanisce la possibilità di scrivere il lieto fine a una di quelle favole che rendono romantico il calcio, trasformando il pallone in narrazione per cinema o libri.

Danimarca, l’ultima outsider di Euro 2020

Il percorso dei danesi, analizzato a mente fredda, naturalmente resterà ottimo, al di sopra di ogni aspettativa. Cominciato in maniera drammatica con il malore di Christian Eriksen si è progressivamente incanalato lungo i binari della storia perfetta. O quasi. Perché a un passo dal sogno, con appena un tempo supplementare a separare la penisola dello Jutland dai rigori, un altro penalty fischiato in favore dei britannici ha infranto ogni speranza. E sono quelli, i momenti immediatamente successivi all’arrivo del verdetto, a pesare come un macigno, e far pendere la bilancia dal lato dell’occasione persa, più che dall’orgoglio per quanto di buono fatto fino ad allora. Nessuno avrebbe immaginato la Danimarca ancora in corsa a questo punto, è vero, ma una volta in ballo, tanto vale farsi prendere dal ritmo.

La Svizzera, condannata e premiata ai rigori

Un po’ come accaduto alla fermata precedente a Svizzera e Repubblica Ceca. Gli elvetici, ripescati tra le migliori terze, dopo un percorso non esaltante nel gruppo dell’Italia, agli ottavi di finale si sono trovati dinnanzi il più impervio degli ostacoli: la Francia campione del mondo. Condannati da ogni pronostico, hanno sfoderato una prestazione maiuscola, trascinando la sfida ai calci di rigore, dove l’errore decisivo di Kylian Mbappé ha spedito la Svizzera al turno successivo e i transalpini a un frettoloso ritorno in patria. Un successo memorabile, ma se è vero che l’appetito vien mangiando, l’idea del bis contro la Spagna, ai quarti, per molti deve essere stata qualcosa in più di una semplice suggestione. Solidificata dall’errore di Sergio Busquets al primo penalty e dalla realizzazione immediatamente successiva di Gavranovic. Anche qui niente da fare, perché la lotteria alla lunga ha premiato i favoriti. Lasciando agli sconfitti l’onore delle armi e un pizzico di rammarico.

Repubblica Ceca, l’abitudine ai sogni infranti

Non è andata meglio alla Repubblica Ceca, trascinata fino ai quarti di finale dai gol di un rigenerato Patrik Schick. Approdata tra le prime otto, la nazionale boema aveva la ghiotta occasione di misurarsi con una formazione, la Danimarca, almeno sulla carta non troppo distante per valori tecnici. Il pass per la semifinale, strappato dai gol di Thomas Delaney e Kasper Dolberg, avrà riportato alla mente quanto successo a Euro ’96. Dissoltasi la Cecoslovacchia, la Repubblica ceca si presentò alla rassegna continentale inglese da esordiente assoluta in una competizione internazionale, spingendosi fino alla finalissima con la Germania. Il cammino esaltante, compiuto anche a spese dell’Italia eliminata nel girone iniziale, si arrestò per mano di Oliver Bierhoff, autore ai supplementari del golden goal decisivo. Applausi per tutti, rimpianti in egual misura e coppa, come spesso accade, alla Germania.

Ungheria, la festa stroncata

L’ultima favola della rassegna attuale, arrestatasi appena prima del canonico «e vissero tutti felici e contenti», riguarda l’Ungheria del commissario tecnico Marco Rossi, vittima designata all’interno di un girone di ferro con Francia, Germania e Portogallo. Conquistare anche un solo punto, sarebbe stata una vittoria, i magiari, alla fine, ne hanno fatti due, ma all’Allianz Arena di Monaco, di fronte a una delle squadre più blasonate del mondo, in vantaggio per due occasioni, hanno creduto davvero di centrare colpaccio. Leon Goretzka a cinque minuti dal triplice fischio li ha riportati sulla terra, siglando il definitivo 2-2 e sancendo un’eliminazione particolarmente amara. Sarà per questo, che quando gli ottavi hanno decretato l’uscita anticipata delle altre rivali, il mister italiano le ha salutate con eloquente «Ci vediamo in spiaggia».

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Marco Rossi (@mrrossiofficial)