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Euro2020

Mo je rifamo er cucchiaio

Colpo di classe o provocazione? Il dubbio resta, come il confine tra l’impresa e la figuraccia. Da Panenka a Totti fino a Pirlo, passando per il gesto sgraziato di Pellè. Perché lo scavetto è legato indissolubilmente agli Europei.

8 Giugno 2021 18:049 Giugno 2021 08:33 Stefano Iannaccone
Euro 2020: Panenka, Totti e Pirlo e ancora Sergio Ramos: perché il cucchiaio è un gesto legato indissolubilmente all'Europeo

Difficile dire se sia pura poesia, una pennellata d’autore, o un gesto puramente beffardo. L’apoteosi della crudeltà verso l’avversario. Un dubbio che è meglio lasciare dove sta, conservando una certezza: il cucchiaio rimane un affascinante colpo di genio legato agli Europei. Di quelli che celano la quintessenza della classe, del coraggio di sorprendere, di fare sfoggio dell’estro e, perché no, di un pizzico di superbia.

Il cucchiaio è il più mancino dei tiri

È di sicuro il più mancino dei tiri, riprendendo una definizione anche titolo di un libro di Edmondo Berselli. Il cucchiaio, nell’immaginario italiano, è quello di Totti, che va verso il dischetto e lo annuncia ai compagni nella semifinale di Euro 2000 contro l’Olanda, in un Amsterdam arena dipinta di arancione. «Mo je faccio er cucchiaio», esclama. E lo fa davvero, uccellando, come avrebbe detto il gigante Gianni Brera, il colosso Orange, Edwin Van der Sar. Totti disegna la parabola arcuata, tesa il necessario, preziosa nell’insaccarsi al centro della rete, mentre il portiere è proteso in tuffo verso il vuoto. La palla è ormai alle sue spalle.

Totti un cucchiaio come omaggio a Rudi Voeller

È il talento che azzarda, travalica il confine del buonsenso, che richiederebbe, invece, un’esecuzione più tradizionale, prudente, concentrata sul pragmatismo. Il bisogno di fare gol per Totti, in quell’occasione, è troppo poco. Vuole imitare il colpo a sorpresa realizzato da un suo idolo di gioventù, l’attaccante tedesco Rudi Voeller, che lo fece nel 1991, in un derby con la Lazio. Così il Pupone esce dalla Capitale e diventa un idolo del calcio internazionale, firma un capolavoro che gli vale un posto nella storia, quasi quanto la vittoria del Mondiale. Quella Coppa che ha conquistato nel 2006, quando a rendersi protagonista del cucchiaio, in finale contro gli Azzurri, è stato Zinedine Zidane. Più che un colpo di biliardo, quello del francese, è un colpo di fortuna. Il tocco non è dei migliori, la sfera vola troppo, incoccia la traversa, ma nella parte bassa. Quindi ricade appena qualche centimetro oltre la linea. Tanto basta ad assegnare il gol. Non a vincere il mondiale.

Il cucchiaio di Pirlo, una scarica di adrenalina per i compagni

La realizzazione del cucchiaio è qualcosa che si spinge oltre la semplice conta del rigore segnato: scatena una carica psicologica, una motivazione ulteriore per i compagni. È un’iniezione di bellezza e adrenalina. Lo sa bene Andrea Pirlo, altro sopraffino artista del pallone, protagonista del gesto nella lotteria tra Italia e Inghilterra, ai quarti di Euro 2012. Sfodera un colpo di fioretto che si adagia sul fondo del sacco, mentre Joe Hart, il portiere di Sua Maestà, cade, raggomitolandosi, sul suo lato destro.

Quando il cucchiaio finisce male

Ma l’Italia ricorda anche un cucchiaio rimbalzato in testa. La paternità è di Graziano Pellè, attaccante azzurro a Euro 2016. È scolpito nella memoria il comportamento da guascone ai quarti di finale contro la Germania. Pellè, sul dischetto mima il gesto del Panenka – come viene chiamato il onore del suo inventore – per provocare il portiere avversario: Manuel Neuer, pararigori senza eguali al mondo. L’epilogo è fantozziano: il tiro del centravanti finisce fuori, alla destra della porta. L’estremo difensore ne segue la traiettoria in tuffo, mentre i tifosi, in contemporanea, si scagliano contro l’Azzurro. Anche ai campioni, tuttavia, capita di incappare in figuracce. Basta ricordare a Totti il nome di Vincenzo Sicignano, nel 2004 ultimo baluardo del Lecce. L’estremo difensore si toglie la soddisfazione di ipnotizzare il capitano giallorosso e la parabola si spegne tra le sue mani senza alcun affanno.

Alle origini del cucchiaio

Eppure il cucchiaio non è un’invenzione italica, tutt’altro. È stato per decenni il Panenka, o meglio il rigore di Panenka, suo ideatore, almeno secondo la storia del calcio. Ancora una volta in un Europeo, nel 1976, fu l’allora 28enne centrocampista della Cecoslovacchia, a sorprendere il mondo, con quel tiro magistrale piazzato nella finale contro la Germania dell’Ovest. Una rivoluzione che ebbe come prima vittima il portiere tedesco, Sepp Maier.

Ci sono poi altri raffinati interpreti del cucchiaio, anche difensori, come lo spagnolo Sergio Ramos, eletto erede da Panenka in persona. Più di Totti, più di Pirlo, l’ex calciatore ceco ha indicato nel veterano del Real Madrid l’esecutore migliore del colpo. Un premio alla capacità di ripeterlo in varie circostanze. La più importante, quella storica, coincide con Euro 2012, pochi giorni dopo il cucchiaio di Pirlo. La vittima prescelta è il Portogallo, nel derby della penisola iberica, ad essere beffato Rui Patricio. E pazienza se, da un punto di vista tecnico, la palla è rimasta più tesa, senza la parabola arcuata, che meglio identifica il gesto. Spesso la bellezza risiede nel coraggio.

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