«Le squadre affrontate non erano all’altezza». «Gli Azzurri mancano di ritmo e qualità. Non hanno esperienza internazionale». E ancora: «Quando il lotto delle pretendenti si ridurrà, usciranno». Ne abbiamo sentite tante, troppe. Spesso pronunciante da addetti ai lavori: ex calciatori, allenatori, sportivi prestati alla tv. Mentre la stampa straniera guarda con rinnovata sorpresa all’exploit dell’Italia a Euro 2020, le vecchie glorie tendono a minimizzare il cammino della squadra di Mancini. Sarà per un reale convincimento o per esorcizzare la paura, i risultati di Insigne e compagni, si stanno lasciando alle spalle grosse dosi di Cit.
Vieira e Barthez, la grande scuola francese
Patrick Vieira, centrocampista campione del mondo con la Francia nel 1998 e d’Europa due anni più tardi, ha giocato nel nostro campionato con le maglie di Milan, Juventus e Inter, commentando le prime gare dell’Italia ha dichiarato: «Non hanno potenza, ritmo e intensità. Non saranno all’altezza dell’appuntamento». Forse. Intanto, però, gli Azzurri si sono ritagliati un posto tra le prime otto e fin qui hanno fatto meglio dei cugini d’Oltralpe, schiaffeggiati dalla stessa Svizzera strapazzata da Locatelli nel girone d’eliminazione.
Così Vieira, dieci giorni dopo, a Itv, ha dovuto correggere il tiro: «Bisogna fare i complimenti agli elvetici, hanno vinto i migliori. Se c’era qualcuno che meritava di andare avanti, erano loro. Ma sono molto deluso dell’atteggiamento che abbiamo avuto in campo. Credo che quella vista stasera sia una pessima Francia, non c’è stato spirito di squadra, anzi, non c’è stato nessun tipo di spirito. Non abbiamo giocato come un collettivo, quindi non meritiamo di andare avanti. In alcuni momenti abbiamo giocato bene, perché le qualità individuali fanno la differenza, ma nell’insieme gli svizzeri hanno fatto meglio».
Che gli svizzeri non fossero così scarsi come li avevano fatti sembrare gli Azzurri? Sicuramente lui non lo ammetterà mai, come l’estremo difensore Fabien Barthez: «Le due squadre più forti sono Francia e Belgio. Il resto è uno o due gradini sotto. L’Italia? Non mi piace. Ha giocato contro formazioni non all’altezza in un girone semplice. Non ha nulla. Non farà molta strada». Può darsi, ma per il momento è bastato a farne più dei colleghi in Blues.
Neville e Lineker, lo stile british
Nazione che vai, esperto di turno che trovi. In Inghilterra la classe del ’92, i fedelissimi del Manchester United di sir Alex Ferguson, si sa, ha una credibilità di assoluto livello. E probabilmente sarebbe stato meglio continuare a far parlare il campo. Gary Neville, tra gli esponenti più fulgidi di quella colonia di campioni non è stato leggerissimo con l’Italia, pur ammettendone i meriti: «Stanno facendo il massimo, ma sento che non saranno all’altezza. Ci stanno mettendo passione, ma voglio vederli quando affronteranno una squadra più forte». Anche da questa parte della Manica abbonda la curiosità, in attesa del match dei britannici con la Germania. Ci si chiede se sarà la solita Inghilterra, capace di sciogliersi come neve al sole quando la posta si alza e le partite contano. Bisognerebbe ricordare a Neville che l’ultimo trofeo è stato portato a sua Maestà nel 1966, da allora l’Italia ha vinto due mondiali e un Europeo. Non esattamente briciole.
Italy have turned into Italy.
— Gary Lineker 💙 (@GaryLineker) June 26, 2021
La colpa di un altro Gary, Lineker, ieri campione inglese e oggi commentatore, è stata aver toccato il catenaccio. Stile lontano dalla dimensione manciniana, ma comunque fulcro di una tradizione che vale quattro mondiali e un titolo continentale. L’ex attaccante su Twitter si è lasciato andare a un commento sibillino durante la partita tra gli Azzurri è l’Austria. «Italy have turned into Italy». «L’Italia è tornata l’Italia», chiaro riferimento alla sofferenza patita nell’ultima gara. Da cui, è sempre, bene precisarlo si è usciti vincitori.