Gli stereotipi, si sa, colpiscono tutti. I francesi sono notoriamente antipatici, i tedeschi rigidi, gli spagnoli pigri e a metà giornata si fermano per fare una siesta, gli italiani furbi e menefreghisti. E poi ci sono i belgi: francesi e olandesi li prendono in giro su tutto, dal loro accento alla cucina («mangiano solo cioccolato, moules et frites e waffle»), dalla loro presunta “irrilevanza” («conoscete qualche belga famoso?») al non essere esattamente fulmini di guerra. Per quanto siano solo stereotipi, barzellette e ironie varie tornano a galla a ogni occasione utile. Fatte queste doverose premesse, in vista del quarto di finale di Euro2020 tra Italia e Belgio, nazionale numero uno al mondo secondo il ranking Fifa, proviamo a esorcizzare l’avversario con alcuni dei luoghi comuni e delle storie più divertenti sui belgi e sul Belgio. Paese che, negli anni, ed è vero, è diventato tra le più grandi fucine di talento del calcio continentale.
I belgi e le situazioni pratiche
«Il re del Belgio accoglie all’aeroporto gli atleti di ritorno dalle Olimpiadi. Gli passano un comunicato da leggere e lui inizia al microfono: “Oh, oh, oh, oh, oh…”. Un funzionario gli sussurra all’orecchio: “Maestà, quelli sono gli anelli olimpici!”». Sulla “stupidità” dei belgi (smentita tra l’altro dall’intuito di un belga d’eccezione come Georges Simenon il quale però diede natali francesi al suo commissario Maigret) c’è un’ampia letteratura. Che a volte non adottino soluzioni particolarmente brillanti nella vita di tutti i giorni è però verificabile. E non lo diciamo noi, anzi: «Non ogni soluzione è la risposta a un problema» è uno dei motti della pagina Belgian solutions, che da anni pubblica foto esilaranti di situazioni pratiche incomprensibili, e francamente paradossali. Ad esempio, dove potete trovare una scala che non porta a nulla, se non un muro? In Belgio. O un tubo che passa attraverso un cancello? In Belgio. O ancora, cartelli stradali montati al contrario e bidoni della spazzatura “scientificamente” capovolti? Ormai l’avrete capito. Dalle foto di David Helbich, creatore della pagina, sono stati tratti due libri che magari non daranno l’immagine di un popolo stupido, ma sicuramente molto fantasioso.
I belgi e i monumenti
Bruxelles non è una città particolarmente bella, e nel Paese ci sono centri sicuramente più attraenti. Però, a parte le istituzioni europee, offre alcune attrazioni. Una di queste è sicuramente la Grand Place, la piazza principale della capitale, dal 1998 patrimonio dell’Unesco. Uno degli edifici più rappresentativi che vi si affacciano è sicuramente l’Hotel de Ville, il Comune. Costruito tra il 1402 e il 1455, è tra le massime espressioni dello stile Gotico Bramantino. La punta di diamante è la torre alta 96 metri. È però asimmetrico: la parte destra e quella sinistra sono diverse, la torre non si trova al centro e, a sinistra, ci sono più archi che a destra. Su questo “difetto” aleggia una leggenda: pare che l’architetto responsabile si sia accorto dell’errore solo a lavori ultimati e che, per la vergogna, sia salito in cima e si sia buttato giù.
Altra leggenda che circonda i monumenti belgi è quella del Palazzo di giustizia, sempre a Bruxelles: costruito tra il 1866 e il 1883, ai tempi in cui il Belgio era una grande potenza coloniale, è il più imponente al mondo nel suo genere (ed è grande più della Basilica di San Pietro). Iconica la cupola di rame, che svetta su tutta la città e lo rende uno dei punti più riconoscibili della capitale: da alcuni è considerato un gioiello, da altri uno dei primi ecomostri della storia. Nel 1984 fu sottoposto a un imponente progetto di restauro, che però non si è mai completato: da quasi 40 anni, quindi, il palazzo è ingabbiato da impalcature, con i lavori che sono passati da azienda in azienda senza mai trovare fine. Si dice, e qui entra in gioco la leggenda, che se si togliessero le recinzioni, il palazzo collasserebbe su se stesso. Non è vero, visto che per quasi 100 anni ha resistito senza, ma contribuisce ad alimentare la nomea dei belgi pessimi costruttori. Ora sembra che l’edificio sarà liberato entro il 2030, ma nel frattempo si è spesso parlato di una sua riconversione a centro commerciale. Non una bella fine, per il palazzo più imponente mai costruito nel XIX secolo.
I belgi e i loro simboli nazionali
Non deve essere facile reggere il confronto con chi, da sempre, ti rinfaccia la propria grandezza: i francesi hanno la Tour Eiffel, gli olandesi i canali di Amsterdam, i belgi… un bambino che fa la pipì alto una cinquantina di centimetri. Manneken Pis, infatti, è uno dei simboli del Paese, e da alcuni è considerata una delle opere più sopravvalutate della storia. Dipende dai punti di vista, ma quel che è certo è che un’icona così irriverente e spiritosa, nel mondo, non ce l’ha nessuno. Anche sulla sua nascita ci sono parecchie storie diverse: per alcuni raffigura un bambino che, in quel modo, spense la miccia di una bomba pronta a esplodere, salvando così la città. Per altri, invece, rappresenta il figlio di un duca famoso, sorpreso a urinare durante le fasi cruciali di una battaglia: una storia funzionale a esaltare il coraggio dei soldati belgi. In date stabilite, Manneken Pis viene vestito con abiti particolari, rendendo la sua immagine ancora più divertente. Ha una sorella, Jaenneke Pis, e un cane, Het Zinneke: le loro caratteristiche sono facilmente immaginabili.
Non bisogna però essere ingenerosi: uno degli altri simboli del Belgio è un enorme atomo. L’Atomium, costruito per l’Expo del 1958, si trova nella periferia di Bruxelles (nei pressi del vecchio stadio Heysel) ed è alto 102 metri. All’interno ospita un museo della scienza e offre una bella visuale su tutta la città. Doveva diventare uno dei landmark della capitale e del Paese, rimane un posto da visitare ma senza troppo trasporto.
I belgi e i fumetti
Francesi e olandesi amano ripetere che la massima espressione dell’arte belga sia il fumetto, ma per quanto non sia del tutto vero (la scuola pittorica fiamminga è famosissima, e René Magritte, giusto per citarne uno, era belga) il genere ha sicuramente un ruolo importante nella cultura del Paese. Tintin, i Puffi e Lucky Luke sono nati in Belgio, e sono tantissimi gli autori che, ogni anno, si cimentano nel disegnare storie più o meno di successo. E, nel settore, c’è un record tutto belga: con oltre 700 autori, è il Paese con la più alta densità di fumettisti per chilometro quadrato. Il fumetto è talmente importante che ogni muro bianco, delle dimensioni giuste, viene ricoperto da murales con i grandi protagonisti dei comics locali. In vista del quarto di finale Roberto Recchioni, disegnatore della Sergio Bonelli editore (la casa di Tex e Dylan Dog) ha lanciato la sfida, mettendo a confronto il cowboy di Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini con Tintin. Chi avrà la meglio?