Sono stati resti noti i risultati dell’indagine dal titolo «La criminalità: tra realtà e percezione», che nasce nel quadro del Protocollo d’intesa sottoscritto dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale e l’Eurispes. La finalità è quella di condividere «percorsi di studio e di analisi, condurre ricerche ed approfondimenti congiunti sui vari fenomeni criminali, attingendo al rispettivo patrimonio informativo, in uno scambio di dati e informazioni che metta a sistema l’esperienza delle Forze di polizia italiane e la ricerca scientifica».

I risultati dell’indagine Eurispes sulla sicurezza
Alla presenza del Prefetto Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Direttore Centrale della Polizia Criminale, e del Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, sono stati diffusi i risultati dell’indagine, descritti come «uno spaccato sui fenomeni criminali in Italia quale strumento indispensabile nell’elaborazione di strategie di prevenzione e contrasto, volte ad elevare gli standard di sicurezza». Secondo i dati elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, in Italia, nel periodo 2007-2022 (dati non consolidati) «il totale generale dei delitti ha mostrato un andamento altalenante sino al 2013, per poi evidenziare una costante flessione dal 2014 al 2020. Nel 2021 e nel 2022 si ha, invece, una risalita: in particolare, nel 2022, i delitti commessi registrati sono 2.183.045, con un incremento rispetto al 2021 del 3,8%». Andando ad analizzare la tipologia di reato si rileva che, rispetto al 2021, l’aumento dei reati nel 2022 ha riguardato «i furti (+17,3%), le estorsioni (+14,4%), le rapine (+14,2%), le violenze sessuali (+10,9%), la ricettazione (+7,4%), i danneggiamenti (+2,9%) e le lesioni dolose (+1,4%); in diminuzione invece lo sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile (-24,7%), l’usura (-15,8%), il contrabbando (-10,4%), gli incendi (-3%) e i danneggiamenti seguiti da incendio (-2,3%)».
In diminuzione atti persecutori e maltrattamenti
Stando al quadriennio 2019-2022, viene evidenziato che «gli atti persecutori e i maltrattamenti contro familiari e conviventi mostrano un significativo decremento nel 2022. Le violenze sessuali, invece, a fronte di un decremento nel 2020 rispetto all’anno precedente, mostrano un andamento in costante incremento nel biennio successivo». Per quanto riguarda gli omicidi, nell’ultimo anno «sono stati registrati 314 omicidi, con 124 vittime donne (+4% rispetto al 2021), di cui 102 uccise in àmbito familiare/affettivo; di queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Una diminuzione, invece, si rileva per i delitti commessi in àmbito familiare/affettivo, che da 148 scendono a 139 (-6%). Il totale degli omicidi commessi passa da 304 nel 2021 a 314 nel 2022 (+3%); in generale, però, si registra negli anni un calo di questo reato, basti pensare che erano il doppio nel 2007 (632)», come riportato sul sito ufficiale Eurispes.
La sicurezza percepita dai cittadini
Per sondare in modo approfondito il livello di sicurezza percepito dai cittadini, l’Eurispes e la Direzione Centrale della Polizia Criminale, con l’ausilio del Servizio di Analisi Criminale, hanno realizzato un’indagine sul territorio nazionale che ha coinvolto 1.026 cittadini. Dalla ricerca è emerso che il «61,5% dei cittadini afferma di vivere in una città/località che giudica sicura». La casa è il luogo in cui una fetta più ampia del campione si sente al sicuro (81%). La notizia che ha fatto più discutere è quella che riguarda le modalità che gli italiani utilizzerebbero per mettersi in sicurezza: «negli ultimi tre anni, il 22,5% degli intervistati ha installato un sistema di allarme, il 21,4% ha installato le grate alle finestre e il 20,7% ha messo la porta blindata».
Quando è stato chiesto agli italiani come giudicano la legittimazione al possesso di armi da fuoco «il 44,8% la considera un pericolo, perché le armi possono finire nelle mani sbagliate, un 19,2% ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi (commercianti, ecc.), un 18,4% pensa, invece, che rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati«». E’ emerso che «più di un intervistato su 4 (27,1%) acquisterebbe un’arma per autodifesa, il 72,9%, al contrario, non lo farebbe. Rispetto all’ipotesi di utilizzare un’arma in caso di minaccia concreta alla propria persona e/o alla propria famiglia, il campione si divide a metà con il 49% di risposte positive e circa il 51% di indicazioni negative».