Il Doodle di Google oggi 12 ottobre 2021 celebra Eugenio Montale a 125 anni dalla nascita. Tra i massimi poeti italiani del Novecento, vinse il Nobel per la Letteratura nel 1975. Nel 1967 era stato nominato senatore a vita.
Montale: dalla chiamata alle armi per la Prima Guerra mondiale all’antifascismo
Nato a Genova nel 1896, dopo gli studi tecnici si dedicò per alcuni anni al canto. Chiamato alle armi durante la Prima Guerra mondiale, al ritorno frequentò i circoli intellettuali genovesi e, dal 1920, quelli torinesi collaborando alla rivesta Il Baretti di Pietro Gobetti. Nel 1927 si trasferì a Firenze dove frequentò il caffè delle Giubbe Rosse e dal 1929 diresse il Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, incarico dal quale fu rimosso nel 1938 perché non iscritto al Partito fascista. Nel 1925 Montale aveva aderito al Manifesto degli intellettuali antifascisti di B. Croce. Successivamente svolse soprattutto attività di traduzione. Nel 1948 si trasferì a Milano come redattore del Corriere della sera, occupandosi specialmente di critica letteraria.
La poesia di Montale: le poesie scritte dopo la morte della moglie Drusilla
Con la sua prima raccolta di poesie Ossi di seppia (1925, edizione definitiva del 1931) pubblicata a Torino proprio da Gobetti, Montale come scrive la Treccani «fissò i termini, che sarebbero divenuti popolari, di una filosofia scettica e pessimista in cui il “male di vivere” discende infallibilmente dalla inaccessibilità di ogni trascendenza». Nelle due raccolte successive – Le occasioni e La bufera e altro, 1956 – si assiste a un approfondirsi della crisi personale. L’ultima fase della poesia montaliana comincia con Satura (1971) – raccolta che contiene le liriche di Xenia (1966), scritte per la morte, nel 1963, della moglie Drusilla Tanzi – e continua con Diario del ’71 e del ’72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977).
La morte di Montale e i funerali di Stato a Milano
Montale morì a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi derivati da una vasculopatia cerebrale. I funerali di Stato furono celebrati due giorni dopo nel Duomo di Milano dall’allora arcivescovo della diocesi Carlo Maria Martini. Venne sepolto nel cimitero accanto alla chiesa di San Felice a Ema, sobborgo nella periferia sud di Firenze, accanto alla moglie Drusilla.