Oops, Eugene Hütz l’ha fatto di nuovo. A oltre un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e a un anno e poco più dall’uscita del singolo Zelensky: the man with iron balls, uscito a nome del leader dei Gogol Bordello e di Les Claypool – tra le altre cose a capo dei Primus, con Stewart Copeland dei Police e Sean Lennon a rimpinguare le fila della alla star band – Hütz torna a chiamare alle armi, si fa per dire, l’espressione forse è fuori luogo, colleghi di un certo rilievo per dar vita a un singolo ancora una volta benefico, laddove per beneficenza, nel primo caso, si intendeva finanziare gli armamenti dell’Ucraina, nazione da cui Hütz arriva, in questo caso per sostenere l’associazione Kind Deeds, dedita a seguire i soldati ucraini feriti in guerra fornendo protesi.

I Gogol Bordello & Friends: da Tré Cool dei Green Day a Jello Biafra
Il titolo del brano, forse meno evocativo del precedente, è United Strike Back – epico quanto basta, certo, ma il riferimento all’eroe con le balle d’acciaio, diciamolo, è tutt’altra cosa – e il nome della superband è Gogol Bordello and Friends, un po’ alla Pavarotti. Una superband che in effetti è tale, se si è appassionati di hardcore, di industrial e anche di quella versione un po’ annacquata di punk che è spuntata in America negli Anni zero. Composta da una pletora di pezzi grossi dei vari generi a pestare come ossessi. La line-up del supergruppo messo su per l’occasione vede al fianco di Hütz, Tré Cool dei Green Day, e con questo ci siamo tolti l’aura pop di mezzo, niente meno che Jello Biafra – dire Jello Biafra dei Dead Kennedys dovrebbe suonare offensivo per chi ama l’hardcore e il punk, ma tant’è – Joe Lally dei Fugazi, Roger Miret degli Agnostic Front, Monte Pittman dei Ministry, Sasha dei Kazka, e i Puzzled Panther al gran completo. Davvero United Strike Back e davvero Gogol Bordello and Friends, quando si dice prendersi alla lettera.
Eugene Hütz, ucraino di nascita, torna a schierarsi con il suo popolo
Le foto che accompagnano il video, oltre a mostrare Eugene Hütz in compagnia dei vari ospiti, e in alternanza sul palco, lo mostra abbracciato a soldati in divisa, tanto per non lasciare dubbi, come potrebbero mai esserci, su da che parte Hütz stia. La canzone, diciamolo, non è esattamente un capolavoro, piuttosto canonica nel suo incedere, anche se quando arriva al microfono Jello Biafra, lo confessiamo, una lacrimuccia ci è scesa sulla guancia, salvo poi rimanere intrappolata nella barba, ma essendo un progetto con una mission specifica, sicuramente non c’è da star troppo lì a lamentarsene. Perché la si può pensare come si vuole, nel limite della decenza, riguardo al conflitto russo-ucraino, e anche riguardo il coinvolgimento del resto del mondo, Italia in testa, ma resta indubbio che un personaggio come Eugene Hütz, americano d’adozione, nomade e apolide per spirito e attitudine, ma ucraino di nascita e, si direbbe, mai come oggi legato alle proprie radici, abbia il sacrosanto diritto di schierarsi col suo popolo. E, in forza di una credibilità piuttosto forte nel mondo del rock, di tirarsi dietro collaborazioni eccellenti, forse anche più di quante ascoltando i Gogol Bordello ci si potrebbe aspettare.

Quando Jello Biafra attaccava gli Usa per la guerra in Vietnam
Mettere uno a fianco all’altro Les Claypool, Stewart Copeland, Jello Biafra, Joe Lally, Monte Pittman, toh, lo stesso Tré Cool non è roba da pochi. E lo spirito aggregativo di un leader sgangherato quale Eugene Hütz evidentemente riesce a mettere d’accordo tutti, anche spiriti musicalmente piuttosto distanti quali Green Day e Dead Kennedys, per non dire Agnostic Frost e Ministry. Se si pensa alle parole al vetriolo che Jello Biafra ha dedicato al governo americano rispetto alla gestione della guerra in Vietnam, saperlo oggi intento a cantare, sempre alla sua maniera, una canzone destinata comunque a beneficio di una nazione coinvolta in una guerra che vede, senza aprire il capitolo complottismi, gli Usa abbondantemente coinvolti lascia quantomeno perplessi. Roba che qualche vecchio punk si sarà anche sentito in dovere di bestemmiare, esattamente come faceva lo stesso Eugene Hütz coi suoi Gogol Bordello nel testo di Santa Marinella, per altro proprio in italiano, sempre quando si dice essere cittadini del mondo.