Se con la riapertura delle palestre avete promesso a voi stessi di iscrivervi «lunedì», senza sapere quale lunedì. Se con le belle giornate avete pensato di andare a correre dopo tanto tempo, ma poi «eh forse piove», «eh non ho le scarpe», «eh ma sai quel fastidio al ginocchio che mi porto dietro dal 2006». Se addirittura avete comprato i pesi per allenarvi a casa, ma poi li avete lasciati sul comodino o vicino al divano, non preoccupatevi.
I legami tra esercizio e malattie
Perché uno studio dell’Università di Sheffield ha dimostrato che l’esercizio fisico regolare, e faticoso, aumenta il rischio di malattia del motoneurone per le persone geneticamente vulnerabili. Poi la precisazione: il team di scienziati che ha redatto la ricerca ha ribadito che nessuno dovrebbe smettere di allenarsi.
Lo studio è stato fatto per esaminare i soggetti che potrebbero essere più a rischio, in modo da fornire i consigli più adeguati a uno stile di vita sano e sicuro. Il motoneurone, come dice la parola stessa, è quel neurone del sistema nervoso centrale che trasporta i segnali all’esterno per controllare, direttamente o indirettamente, i muscoli e il loro movimento.
I calciatori e la Sla
Circa una persona su 300 sviluppa una malattia al motoneurone (MND), una situazione che compromette le capacità di muoversi, parlare e persino respirare. E questo perché il messaggio non riesce ad arrivare dal cervello ai muscoli. La malattia più grave è sicuramente la Sindrome Laterale Amiotrofica, più conosciuta come Sla.
Chi si ammala, e perché, è ancora molto difficile da capire. Dipende da rischi genetici con cui si nasce e altri fattori, soprattutto ambientali, che si sviluppano nel corso della vita. A lungo si è discusso della correlazione tra malattie ed esercizi fisici e un risultato importante era stato raggiunto dall’Istituto Mario Negri nel 2019, con la dimostrazione dei legami tra l’attività di calciatore e la Sla: i giocatori si ammalano prima degli altri, e circa sei volte più della media.
Lo studio di Sheffield prende piede dalle informazioni di Uk Biobank, che ha i dati genetici di mezzo milione di persone. «Siamo in grado di affermare che l’esercizio fisico è un fattore di rischio per le malattie del motoneurone. Il numero di atleti di alto profilo affetto da questo tipo di patologie non è una coincidenza» ha detto uno dei ricercatori, Jonathan Cooper-Knock.
Stress dei motoneuroni
La direttrice del Neuroscience Institute di Sheffield, Pamela Shaw, ha dichiarato che «questa ricerca va in qualche modo a svelare il legame tra alti livelli di attività fisica e lo sviluppo di MND in alcuni gruppi geneticamente a rischio». Si pensa che i bassi livelli di ossigeno presenti nel corpo durante l’esercizio fisico intenso possano portare a un processo chiamato stress ossidativo nei motoneuroni, con alcune delle cellule più grandi e che richiedono più ossigeno nel corpo.
Per giungere a queste conclusioni è stata usata una tecnica chiamata «randomizzazione mendeliana», i cui risultati mostrano come le persone più propense geneticamente a svolgere attività fisica abbiano più possibilità di contrarre malattie del mononeurone. Dallo studio, pubblicato sulla rivista EBioMedicine, si legge come i geni cambino il loro comportamento in risposta all’esercizio. Inoltre, le persone con la mutazione più comune del motoneurone sviluppano le malattie in età più precoce, se si allenano intensamente.
Ma senza allenamento si rischia di più
Con «faticoso e regolare» si definisce un allenamento di più di 15-30 minuti, per più di 2-3 giorni a settimana. L’elemento rassicurante è però un altro: la stragrande maggioranza di chi si allena così, o anche di più, non sviluppa alcun tipo di malattia. «Non sappiamo chi è a rischio, e non arriveremo a dare consigli su chi dovrebbe e chi non dovrebbe fare esercizio. Ma se tutti smettessero di fare attività fisica i rischi sarebbero molto superiori ai vantaggi», ha ribadito Cooper-Knock. Quindi, se trovaste per caso il lunedì giusto per iscrivervi in palestra, o le scarpe più comode, o se il ginocchio smettesse improvvisamente di far male dopo 15 anni, meglio per voi.