Vittime senza volto, senza nome, vittime con una storia che nessuno racconta; vite spezzate alla ricerca di un’esistenza degna di essere vissuta, fatta di diritti che consideriamo scontati aldiquà del mare: sono loro, i migranti morti in mare, a richiamare e ad ispirare i versi dello scrittore Erri De Luca, che con la sua poesia Prendetene e mangiatene tutti pone la società intera davanti ad un dramma figlio di una responsabilità collettiva.
La poesia di Erri De Luca per i morti nel Mediterraneo
Versi toccanti, nudi, dove le parole diventano immagini che racchiudono scenari a cui non dovremo mai abituarci. La poesia di Erri de Luca recita così: «Prendete e mangiatene tutti. Questi sono i corpi planati a braccia aperte sul fondale. In terra sono stati crocefissi, ora sono del mare e di voi pesci. Prendete e mangiatene tutti, che non avanzi niente, nessuna delle corde vocali che hanno gridato a vento. Fate questo in memoria di noi che rimaniamo a riva. Lasciatevi afferrare dalle reti per essere venduti sul banco del mercato, dove i sopravvissuti furono venduti. Sarete sulle nostre tavole imbandite. Di voi, sazi di loro, mangeremo tutto. Conservate una spina per le nostre gole, toglietela dalla corona dei perduti».

La strage di Cutro
Impossibile non collegare queste parole alla recente tragedia consumatasi a Cutro dove la spiaggia si è tinta di un colore che non si può definire, quello dei morti in mare che fino ad oggi hanno raggiunto quota 80.Tra loro, ben 24 bambini e almeno 33 minori. E mentre Giorgia Meloni afferma che «in questi giorni siamo stati accusati di cose raccapriccianti ma la mia coscienza è a posto», le parole dello scrittore Erri De Luca risuonano e rievocano un dolore che qualcuno deve rappresentare, anche sotto forma di poesia. Tutto purché non scenda il silenzio su un dramma senza fine, il dramma di coloro che «sono stati crocefissi» e che «ora sono del mare e di voi pesci».