Una sorta di terremoto mediatico questa settimana ha scosso il mondo editoriale italiano quando una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi sul palco di Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio in diretta tv, ha svelato di essere Erin Doom, la scrittrice bestseller da 700 mila copie che finora aveva tenuto segreta la propria identità. Ma chi è quindi questa Elena Ferrante della Gen Z? Di lei si sa che di nome si chiama Matilde, che ha circa 30 anni, è di Bologna e ha studiato Giurisprudenza. La giovane scrittrice – che al Corriere della Sera ha dichiarato: «Finalmente potrò guardare negli occhi chi mi legge e dire: ci sono» – ha esordito sulla piattaforma Wattpad nel 2017 pubblicando i primi racconti. Lo scorso anno è uscito il suo primo romanzo Il Fabbricante di Lacrime, edito da Salani, il libro più venduto in Italia nel 2022 e da cui sarà presto tratto un film, con cui è rimasta in classifica per 100 settimane, raggiungendo il sorprendente traguardo di 100 ristampe. Per dare l’idea del fenomeno, Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, considerato il caso editoriale dell’anno e tra i 12 finalisti dello Strega, di copie ne ha vendute 25 mila.

In assenza di vero scouting, il passaparola sui social fa la differenza
Ciò nonostante la bolla culturale italiana, popolata dai soliti noti con la puzza sotto il naso, ha completamente ignorato Erin Doom, trattandola come autrice di serie B ed escludendola a priori da tutti i premi letterari in circolazione. Va detto, i dati di vendita non sono (fortunatamente) garanzia di qualità. Ma se una autrice riesce a conquistare una platea così vasta forse qualche domanda sarebbe il caso di porsela, senza affibbiare al suo lavoro l’etichetta di romantico, da adolescenti, o peggio ancora e sottovoce per pudore – ahimè tiene sempre banco – da donnicciole. Se le major discografiche non possono ignorare le visualizzazioni che i giovani rapper e trapper accumulano su youtube, il mondo dell’editoria pare accorgersi dei fenomeni solo una volta che sono esplosi. Lo scouting del resto è quasi nullo e fenomeni come quello di Erin Doom emergono spontaneamente grazie al passaparola, che tra adolescenti significa social network come ad esempio accade su TikTok, o meglio BookTok.
Il caso di Scerbanenco, «romanziere da rotocalco» oggi maestro del noir
Un tempo la spinta dal basso esercitata oggi dai social arrivava dalle riviste, dai romanzi pubblicati a puntate, che nonostante raggiungessero un enorme pubblico, erano disprezzati insieme con i loro autori dalla critica letteraria istituzionale. Il caso più eclatante è sicuramente quello di Giorgio Scerbanenco, oggi considerato il “maestro del noir italiano”. In vita però, nonostante il grande successo raggiunto, fu accolto con molti meno onori dalla critica, come del resto conferma il commiato che gli dedicò Indro Montanelli e contenuto nel suo I conti con me stesso. Diari 1957-1978. «Giorgio Scerbanenco è morto. Non lo vedevo da 25 anni, da quando eravamo rifugiati in Svizzera. Ma se non proprio di dolore, provo una trafittura di rimorso. Forse sono il solo, o comunque uno dei pochi a essermi accorto che Scerbanenco valeva molto più della quotazione, cioè della non-quotazione che la critica gli assegnava nella borsa dei valori letterari. Come costruttore di racconti, non era da meno di Moravia, e in quelli polizieschi era sul livello di Simenon. Eppure, non l’ho mai detto, non ho mai mosso un dito né speso una parola per riscattarlo dall’avvilente condizione di romanziere da rotocalco. E lui non me lo ha mai chiesto. È uno dei pochi autori che non mi hanno mai mandato i suoi libri né sollecitato una recensione. Questo ucraino cresciuto in Italia, più lungo e più secco di me, con un viso di cavallo stralunato, era un uomo pieno di dignità».

I best seller considerati di serie B: da Faletti a J.K Rowling
La storia di libri diventati bestseller e considerati di serie B o addirittura trash dalla critica è lunga. Una cosa simile capitò per esempio a Giorgio Faletti, campione di vendite con Io uccido e che solo Antonio D’Orrico, il principe dei critici italiani, in controtendenza rispetto alla quasi totalità dei colleghi, definì «il più grande scrittore italiano». Ma l’elenco comprende, tra gli altri, scrittori come Fabio Volo, Dan Brown e addirittura J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, che a un certo punto per scostarsi dall’incredibile successo del maghetto con gli occhiali per scrivere altro iniziò a firmare i propri romanzi con lo pseudonimo di Robert Galbraith. Per ovviare al problema è nata una casa editrice immaginaria che purtroppo esiste solo su Instagram e che pubblica “i libri che hai sempre voluto leggere, ma che ti vergogni ad acquistare”, ribaltando i gusti e le estetiche imposte dall’élite. Si chiama Adelphighetti e in catalogo ha autori come Federico Moccia, gli stessi Volo e Faletti, oltre a chicche come titoli di libri scritti da Parodi, Vespa o Gramellini. Tutti rigorosamente “editi” con elegantissime copertine pastello. Aspettiamo anche quello di Matilde, aka Erin Doom.
