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Ergastolo ostativo: cos’è, perché se ne parla e cosa vuole fare il governo

Il Parlamento deve legiferare entro l’8 novembre 2022 dopo che la Consulta ha stabilito l’incostituzionalità della misura. Tra Meloni e Nordio paiono esserci divergenze su come intervenire.

31 Ottobre 2022 14:14 Debora Faravelli
Presente in Italia dagli anni Novanta, l'ergastolo ostativo impedisce ai mafiosi non pentiti di accedere ai benefici penitenziari.

Tra i primi temi che il nuovo governo di centrodestra intende affrontare in materia di giustizia c’è il cosiddetto ergastolo ostativo: vediamo cos’è, in cosa differisce dalla normale pena detentiva a vita e cos’ha in mente di fare il neo nato esecutivo in merito.

Cos’è l’ergastolo ostativo

L’ergastolo ostativo è una norma di tipo eccezionale introdotta dopo gli attentati mafiosi contro i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (1992). Questa prevede che i condannati all’ergastolo per i reati di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.), sequestro di persona a scopo di estorsione (art. 630 c. p.) e associazione finalizzata al traffico di droga (art. 74 D.P.R. n. 309/1990) non possano accedere a riduzioni della pena, permessi di lavoro, permessi premio e a nessun altro dei benefici penitenziari. A meno che non collaborino attivamente con la giustizia e prendano parte a percorsi di reinserimento o non vengano acquisiti elementi tali da escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata o eversiva. Chi viene condannato all’ergastolo per reati differenti può invece beneficiare, dopo un tempo ritenuto congruo, di riduzioni di pena, permessi di lavoro, permessi premio o misure alternative alla carcerazione qualora mantenga una buona condotta e partecipi ai percorsi di reinserimento.

Carcere (Getty Images)

L’argomento è stato per lungo tempo al centro del dibattito italiano ed europeo. Nel 2021, la Corte Costituzionale si è pronunciata sull’annosa questione della sua legittimità costituzionale e ha rilevato che la norma entrerebbe in contrasto con la Costituzione – secondo cui la legge deve essere uguale per tutti e il fine della carcerazione deve essere rieducativo. Ha quindi passato il testimone al Parlamento per approntare, entro l’8 novembre 2022, una riforma che sia coerente con i principi affermati dalla Consulta. Se ciò non viene fatto, l’ergastolo ostativo verrebbe abrogato e anche i responsabili di reati mafiosi potrebbero così avere accesso a benefici pur non collaborando con la giustizia.

Cosa vuole fare il governo Meloni

Nell’ultimo anno, la Camera ha approvato un progetto di legge per modificare l’ergastolo ostativo che deve tuttavia ancora ottenere il via libera del Senato. Dati i tempi stretti dettati dalla Consulta, sarà con ogni probabilità il primo tema su cui il governo delibererà in tema di giustizia. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ritiene la norma uno strumento chiave per il contrasto alla criminalità organizzata e vorrebbe assolutamente mantenerla – cercando naturalmente di evitare la bocciatura della CC.

Per questo intende riprendere il disegno di legge rimasto incompleto nella scorsa legislatura e stabilire che la mancata collaborazione coi magistrati non sia più un elemento ostativo per chiedere i benefici: il detenuto, anche se non pentito, dovrà però dimostrare di aver rotto completamente i legami con i clan mafiosi e aver risarcito il danno nei confronti delle vittime per poter accedere ad eventuali benefici.

Carcere (Getty Images)

Una posizione che dovrà però fare i conti con quella del ministro della Giustizia Carlo Nordio che nell’ultimo libro di Claudio Cerasa ha definito l’ergastolo ostativo «un’eresia contraria alla Costituzione» e ha annunciato che la certezza della pena «non significa solo carcere».

 

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