Una poltrona per tre

Redazione
06/10/2021

Con l'uscita di scena di Angela Merkel, si è aperta la "gara" per la successione a leader dell'Ue. Nella rosa dei papabili Mario Draghi, Olaf Scholz ed Emmanuel Macron. Ecco perché.

Una poltrona per tre

Per 16 anni Angela Merkel non è stata solamente la Cancelliera tedesca, ma la vera e propria leader dell’Europa. Ora, con le elezioni che hanno determinato ufficialmente la fine del suo mandato (che si sarebbe ritirata però si sapeva dal 2018), è lecito chiedersi: chi prenderà il suo posto? Chi guiderà l’Unione europea nei prossimi anni? E soprattutto, ci sarà un’altra personalità così forte come la sua? Se lo è chiesto il Guardian che ha analizzato tre possibili profili: Mario Draghi, Olaf Scholz ed Emmanuel Macron.

Chi prenderà il ruolo di Angela Merkel in Europa?

Mario Draghi, Italia

Mario Draghi, Presidente del consiglio italiano (Getty)

L’endorsement più significativo alla leadership Ue di Mario Draghi è arrivato dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, nel corso di una sua visita a Roma a giugno. Dopo aver descritto l’ex capo della Banca centrale europea «un maestro», ha aggiunto: «Ogni volta che Draghi parla al Consiglio europeo, rimaniamo tutti in silenzio e ascoltiamo. Non è una cosa che capita spesso». Tra i meriti del Presidente del consiglio, sottolinea la testata britannica, c’è quello di aver unito sotto la sua leadership partiti molto diversi tra loro, mettendoli d’accordo anche su un argomento controverso come il Green Pass. «Ha anche impressionato l’elettorato, e i sondaggi lo danno come il leader più apprezzato d’Italia». Il governo di Draghi ha dato un impulso decisivo al programma vaccinale del Paese, rilanciato l’economia e adottato misure decisive per contenere le infezioni da coronavirus. Ed è anche riuscito a far approvare la riforma del sistema giudiziario, fondamentale per consentire all’Italia di accedere al Recovery Fund dell’Unione europea. «Pragmatico, calmo, deciso, rispettato tanto in patria quanto all’esterno. Non ha paura di dire le cose come stanno e, per quelli a lui vicini, Draghi è la persona più adatta a ricoprire il ruolo di leader de facto dell’Ue», scrive il Guardian.

Olaf Scholz, Germania

Olaf Scholz, leader della Spd (Getty)

Nella campagna elettorale tedesca l’argomento Europa non è quasi mai stato affrontato. Tutti i principali partiti sono più o meno sulla stessa linea: la Germania ha bisogno dell’Unione quasi più di quanto l’Unione abbia bisogno della Germania. Se Olaf Scholz dovesse riuscire a mettere insieme un governo di coalizione e diventare così Cancelliere avrebbe buone chance di diventare punto di riferimento dell’Unione. Ex ministro delle Finanze con Merkel, fondamentale nella creazione del Recovery Fund da 750 miliardi di euro, il suo impegno lo ha rafforzato a Bruxelles dove si è imposto come “decisore”, anche se non eccessivamente carismatico. Nel presentare il Recovery Fund ai tedeschi ha detto che una ripresa dell’Europa è un requisito fondamentale per garantire la prosperità economica della Germania. I temi su cui la sua leadership potrebbe essere più decisiva? Per il Guardian, «progettare una politica sui rifugiati basata sulla solidarietà, cosa che Merkel non è riuscita a fare, e riuscire a unire i temi legati alla crisi climatica con la crescita economica».

Emmanuel Macron, Francia

Emmanuel Macron, Presidente francese (Getty)

Macron ha delineato la sua visione dell’Europa sin dalla sua elezione nel 2017, sostenendo che l’Unione deve affrontare le sue criticità: «Troppo debole, troppo lenta, troppo inefficiente». Le sue proposte (un sistema di difesa europeo, una riforma della zona euro, una politica comune di asilo, la digital tax) hanno però fatto pochi progressi, ostacolate in parte dalla cautela di Merkel. Pochi osservatori, però, credono che l’addio della Cancelliera spianerà la strada al Presidente francese («ambizioso, impaziente e a volte arrogante»): per molti, nessun singolo leader sarà in grado di eguagliare l’influenza di Merkel. Macron, dopo la crisi con Stati Uniti, Australia e Regno Unito per l’Aukus (costato alla Francia un contratto multimiliardario), ha sollecitato ancora una volta una maggiore autonomia europea per contrastare la crescita cinese e il rinnovato interesse americano per l’Asia. Dopo il caotico ritiro occidentale dall’Afghanistan molti leader europei potrebbero essere disposti ad accettare un’Unione sempre meno dipendente da Washington. Pochi però vogliono mettere a rischio le relazioni transatlantiche, e un esercito comunitario è molto lontano dal realizzarsi. Fino a che punto Macron riuscirà a portare avanti la sua agenda dipenderà sia dal successo del semestre di presidenza francese dell’Ue, che inizierà a gennaio, sia dal risultato delle Presidenziali di aprile. «Cercherà sicuramente di assumere il ruolo di Merkel. Ma per ottenerlo avrà bisogno di tanti partner, tanto consenso e di scendere a compromessi: tratti distintivi di Merkel, ma non, per ora, di Macron».