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Veto di Blackstone sul coinvolgimento di Erede nell’operazione Atlantia

Per l’opa su Atlantia i Benetton si sono affidati al noto avvocato. Ma i loro alleati di Blackstone, dopo la querelle con Cairo, hanno posto il veto comprensibile, ma forse un po’ azzardato, sulla sua presenza nell’operazione.

26 Maggio 2022 09:2126 Maggio 2022 11:20 Giovanna Predoni
blackstone dice no al coinvolgimento di Erede nell'operazione atlantia

 

La notizia è di quelle che fanno rumore. Sergio Erede, il più famoso avvocato d’affari italiano, si è visto gelare dagli uomini del fondo Blackstone all’insegna di un perentorio «noi con lui non lavoriamo». Ancora uno strascico dell’infinita querelle con Urbano Cairo sulla contestata vendita della sede del Corriere della Sera che si trascina da più di due anni tra lodi arbitrali, tribunali italiani e americani, appelli, contro appelli, ripicche e richieste di danni milionarie (il 25 luglio al Tribunale di Milano l’ennesimo round della vicenda), e che vede Erede stratega e legale del patron del Torino? No, direttamente le peripezie del prode Urbano non c’entrano nulla. Ne sono se mai un effetto collaterale. Il teatro dello scontro è quello dell’opa che i Benetton spalleggiati da Blackstone hanno lanciato su Atlantia all’indomani della vendita di Autostrade a Cassa depositi e prestiti. Con il duplice intento di togliere la società dalla borsa e dalle grinfie di Florentino Perez , il vulcanico imprenditore madrileno, che ci aveva fatto più di un pensierino.

Blackstone blocca Erede nell'operazione Atlantia
Alessandro Benetton (Getty Images).

La vicenda Rcs e la mai digerita allusione all’usura 

Ma quando i rappresentanti di Edizione, la cassaforte della famiglia trevigiana, e i manager di Blackstone, uno dei più grandi fondi di private equity e investimenti immobiliari al mondo, hanno cominciato a discutere della loro alleanza al tavolo c’era una persona di troppo. Uno che gli americani certo non immaginavano di incontrare, l’Erede scomodo. Imbarazzo, irritazione, una rapida consultazione con la casa madre e una decisione senza appello: Blackstone con lui non vuole avere nulla a che spartire, né ora né mai. Niente rapporti con il professionista dopo che il presidente e ad del fondo Stephen Schwarzman si era sentito accusato di usura per l’applicazione di una controversa norma del codice penale italiano. Un’accusa gravissima che aveva mandato su tutte le furie Schwarzman, tale da impedire ogni tentativo di mediazione che pure qualcuno aveva intrapreso con l’intento di trovare un accordo. L’usura evocata dai legali dello studio Bonelli Erede si riferiva al prezzo di acquisto nel 2013 dello storico palazzo di via Solferino per 120 milioni di euro, una cifra giudicata risibile rispetto al valore dell’immobile che nel frattempo è raddoppiata, e condizionata al fatto che il venditore si trovasse in un momento di particolare difficoltà da dover accettare quel prezzo. Insomma, un comportamento tipico dell’usuraio che conoscendo le difficoltà dell’interlocutore ne approfitta. Tesi quella dell’usura che Blackstone ha sempre respinto con sdegno, ricevendo in questo conforto dalla prima sentenza del lodo arbitrale che non ne ha rinvenuto i presupposti.

blackstone dice no a Erede nell'operazione ATlantia
Christine e Stephen Allen Schwarzman, presidente e ad di Blackstone, al Met Gala 2021 (Getty Images).

Erede ha avuto rapporti con tutto il gotha del capitalismo

Da allora, Erede e il suo studio sono nella lista nera degli americani. Una circostanza che forse i Benetton avevano trascurato nel momento in cui si erano rivolti a lui per lavorare ai dettagli dell’operazione Atlantia. Gran scalpore quindi nei palazzi milanesi, anche perché quasi tutti i grandi gruppi si sono serviti della consulenza di Erede in moltissime occasioni. L’ultima, in ordine di tempo, vedeva l’avvocato milanese schierato con Leonardo Del Vecchio nella battaglia per il controllo di Generali e in quella che forse si preannuncia per quello di Mediobanca. Ma è solo l’ultima di una serie di operazioni che da oltre 30 anni vedono l’oggi 82enne avvocato fiorentino a fianco dei più bei nomi del capitalismo italiano, con cui spesso siede nei consigli d’amministrazione. Da Seat a Telecom, da Esselunga a Buffetti, da Pirelli alla Marzotto, a Galbani, a Ubi, non ci soni state fusioni/acquisizioni di rango che non vedessero coinvolta la sua sapienza legale e brillantezza. Nel caso in questione, il rapporto con i Benetton nasce da una solida frequentazione con Gilberto, ovvero colui che dei quattro fratelli di Ponzano Veneto fu l’artefice della diversificazione del gruppo. Naturale che l’erede operativo della dinastia, Alessandro, si sia rivolto a lui per curare la fondamentale operazione Atlantia. Naturale, anche se forse un po’ azzardato, che Blackstone abbia messo il veto sulla sua presenza.

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