Il suo soprannome è il novello Doge del Nord-Est. Enrico Marchi, presidente del gruppo Banca Finint, controllato da Finanziaria Internazionale Holding, basata a Conegliano, e della Save, l’aeroporto veneziano, è diventato a pieno titolo uno dei protagonisti dell’economia e della finanza del Nord-Est. Nato a Sernaglia della Battaglia (Treviso) nel 1956, è sposato con Emanuela Seguso, da cui ha avuto quattro figli. I due più grandi, Margherita e Giovanni, sono già operativi nel gruppo. La famiglia è un punto fermo della vita di Marchi. Ha chiamato una delle sue amate barche Oikos, che in greco significa proprio “famiglia”. L’altra barca si chiama Galantuomo. Va ricordato che inizialmente nella Repubblica di Venezia non esistevano famiglie nobiliari ma solo patrizie. Un altro elemento chiaro, dunque, dei suoi forti legami con le tradizioni. Marchi ama profondamente le colline del Veneto e la sua Finanziaria Internazionale ha sede a Conegliano dove ha sempre vissuto.
Dai servizi finanziari (Banca Finint) agli aeroporti (Save): gli affari di Marchi
Laureato in economia aziendale alla Bocconi, ha iniziato l’attività professionale in campo finanziario nel 1980 fondando la Finanziaria Internazionale Holding, diventata una importante finanziaria di partecipazioni in tre aree di attività: servizi finanziari (Banca Finint), infrastrutture (Save) e business process outsourcing (Finint Bpo). Oggi Banca Finint, di cui Fabio Innocenzi è amministratore delegato (Giovanni Perissinotto vicepresidente), è una delle realtà leader sul mercato italiano delle cartolarizzazioni, avendo organizzato operazioni per quasi 80 miliardi di euro e gestendo altre iniziative per un importo complessivo di 320 miliardi. Il gruppo amministra circa 10 miliardi di euro di attivi e occupa circa 550 persone, oltre a 200 consulenti finanziari presenti. Dal 2000 Marchi è il numero uno di Save, società che da semplice gestore dell’aeroporto Marco Polo di Venezia si è trasformata in un gruppo di servizi ai passeggeri nelle infrastrutture di mobilità. Save gestisce infatti il terzo sistema aeroportuale del Paese (Venezia e Treviso). Dal 2014, con l’acquisizione del 40 per cento della società Catullo, gestisce il polo aeroportuale del Nord-Est, comprensivo degli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia. Nel dicembre 2009 Save ha perfezionato l’atto di acquisizione del 27,65 per centro di Bsca, società di gestione dell’aeroporto Bruxelles South Charleroi Airport, attraverso un consorzio formato da Save al 65 per cento e Holding Communal al 35.

La cordata per i quotidiani Gedi del Triveneto con Pozzo e Pedone
Adesso è nata la passione per l’editoria. Anche perché Marchi è sempre stato vicino alla politica. Prima al presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, adesso è diventato quasi il braccio destro di Luca Zaia. Non sorprende quindi che sia entrato nella partita per la cessione dei sei quotidiani del Triveneto (Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi di Belluno, II Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste). Sulla scena, oltre a Marchi, c’è la Sae di Alberto Leonardis, che già aveva rilevato da Gedi alcuni giornali locali, tra cui Il Tirreno e La Nuova Sardegna, e Francesco Gaetano Caltagirone, già editore del Gazzettino di Venezia. Il costruttore romano punterebbe solo ai due giornali friulani, ossia Il Piccolo di Trieste e Il Messaggero Veneto. Anche perché, al di là degli attuali silenzi, la battaglia per il controllo delle Generali è sempre viva. Anzi, i problemi interni alla famiglia Del Vecchio stanno riaccendendo lo scontro. Entro l’estate, comunque, si conta di chiudere la partita. Si sa che Marchi ha finito l’analisi del dossier ed è pronto a muoversi. Dalla sua alcuni imprenditori veneti che al momento tiene coperti. L’unica indiscrezione riguarda l’appoggio di Alessandro Banzato, presidente di Federacciai e titolare delle Acciaierie venete di Padova. Una sua prima offerta è stata rifiutata ma le risorse non mancano e altri imprenditori sono pronti a seguirlo. Certo la discesa in campo di Francesco Gaetano Caltagirone rischia di mettere una ipoteca importante su tutta l’operazione. A meno che lo stesso Marchi non rialzi la posta. Nel mirino potrebbe finire addirittura la stessa Repubblica, dove Caltagirone per motivi di Antitrust non potrebbe intervenire.

Marchi si prepara alla battaglia per il rinnovo dei vertici di Confindustria
Inoltre, le ambizioni politiche di Zaia stanno crescendo ed è difficile che possano essere soddisfatte dall’ottenimento di un quarto mandato alla guida del Veneto. Vuole di più, l’ambito locale oramai gli va stretto. Il suo sguardo si sta spostando a quello nazionale e l’aiuto del Doge potrebbe essere fondamentale. Ma c’è un altro aspetto della guerra editoriale che potrebbe avere ripercussioni romane. E Marchi, con una simile potenza di fuoco, potrebbe pesantemente intervenire anche nella battaglia sul rinnovo dei vertici di Confindustria, in scadenza nel maggio del 2024 ma con la corsa dei papabili che tradizionalmente comincia un anno prima. Il Veneto non ha mai avuto un suo presidente in viale dell’Astronomia, e questa potrebbe essere la volta buona.