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Vedo verde

Sardegna, energia smeralda

L’obiettivo di Energy Dome, start up varesina che aprirà un impianto sull’isola, è creare un sistema di stoccaggio su larga scala e a impatto zero, basato anche sullo sviluppo dell’idrogeno verde

30 Aprile 2021 13:342 Maggio 2021 21:34 Chiara Colangelo
Una Start up di Varese è pronta a creare in Sardegna un impianto di stoccaggio per massimizzare l'utilizzo di energia elettrica pulita

Sistemi innovativi di stoccaggio dell’energia elettrica pulita, a basso costo e impatto zero. La transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili passa soprattutto da qui. Tecnologie di immagazzinamento di cui al momento né l’Italia né l’Unione europea sono dotate e che s’impongono come prioritarie per raggiungere gli obiettivi fissati in Green Deal e Next Generation Eu.

Produrre quanta più energia elettrica pulita possibile è solo un piccolo passo. La vera sfida diventa riuscire a sfruttare al cento per cento e, soprattutto al bisogno, l’elettricità ricavata con fotovoltaico, eolico e, nel lungo periodo, idrogeno verde.

Italia al terzo posto

Secondo le statistiche, diffuse dal Gestore Servizi Energetici (GSE), l’Italia è, infatti, al terzo posto in Europa dopo Germania e Francia per consumo di energia da fonti rinnovabili. E ancora, nel 2019 risulta l’unico Paese dell’Unione ad avere superato la quota fissata dalla Direttiva europea 2009/28/Ce. Le nostre fonti di energia rinnovabile, inoltre, hanno coperto il 35 per cento del fabbisogno nazionale. Alla base di simili esiti, c’è sicuramente l’espansione del settore fotovoltaico, che dal 2012 in poi non ha mai smesso di crescere e che non ha subìto una battuta d’arresto neppure con la crisi innescata dal Covid-19.

Il rapporto Rinnovabili 2020, elaborato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia in collaborazione con l’Enea, proietta l’Italia tra i primi sette Stati al mondo per numero d’impianti fotovoltaici installati entro il 2022. Un simile quadro, incoraggiato da incentivi fiscali come il superbonus 110 per cento, dovrebbe confluire, nel periodo 2023-2025, in un ulteriore aumento di capacità media annuale di elettricità proveniente dalle celle solari, pari a circa 4,6 Gigawatt.

Rovescio della medaglia

Le note liete, però, finiscono qui. Gli ottimi risultati ottenuti dall’Unione europea, e di riflesso dall’Italia, sulla produzione di energia elettrica pulita – nel 2020 per la prima volta la quota ottenuta dalle rinnovabili ha superato quella ricavata dai combustibili fossili – non sono ancora supportati da strumenti innovativi per lo stoccaggio su vasta scala.

A tal proposito, nel documento Il sostegno dell’Ue per lo stoccaggio di energia, la Corte dei Conti Ue afferma che l’Alleanza europea per le batterie (strumento più diffuso per l’immagazzinamento dell’energia elettrica) è “ampiamente incentrata sulle tecnologie esistenti, anziché su quelle all’avanguardia” e che “l’Unione è in ritardo rispetto ai suoi concorrenti in termini di capacità delle batterie”. Nel testo si invita, pertanto, la Commissione europea a semplificare l’accesso delle imprese innovative al programma di ricerca Horizon.

Pannelli fotovoltaici in Francia (Getty Images)

Svolta sarda

Tra il 2014 e il 2018 sono stati erogati 1,34 miliardi di euro per i progetti di stoccaggio dell’energia in rete – destinata agli usi domestici e a quelli industriali – oltre che per la mobilità “a basse emissioni di carbonio”. Qui vorrebbe inserirsi la start up varesina Energy Dome,  che sta sviluppando in Sardegna un primo impianto dimostrativo commerciale per immagazzinare energia pulita in modo economico. A spiegare il progetto è il fondatore e Ceo, Claudio Spadacini: “Stiamo costruendo una macchina in acciaio che elabori l’anidride carbonica in un sistema chiuso. Un processo termodinamico in cui la CO2, trasformata in forma liquida a temperatura ambiente, serva ad accumulare energia ad alta densità”.

Una tecnologia che ha tutto il potenziale per abbattere ulteriormente i costi di produzione dell’energia pulita – soprattutto eolica e solare – e agevolare l’utilizzo su vasta scala dell’idrogeno verde, ottenuto tramite la scissione delle molecole d’acqua. Il processo, ad oggi, tuttavia è strettamente legato al potenziamento di parchi eolici e fotovoltaici. “L’idrogeno verde ha un ciclo di produzione che prevede di accoppiare dei pannelli solari a dei sistemi di elettrolisi dell’acqua che funzionano nelle ore di irraggiamento. Applicando questa tecnologia, il processo di elettrolisi funzionerebbe 24 ore al giorno e non più nelle sole otto ore di luce”.

“Oggi esistono alcuni sistemi di stoccaggio dell’energia pulita – spiega Spadacini – come le batterie al litio che utilizziamo negli strumenti elettronici”. Notoriamente batterie, però, e accumulatori hanno problemi di durata, tendono a perdere di prestazione nel lungo periodo e sono legati alla necessità e disponibilità di terre rare, reperibili solo in alcuni Paesi. “Sfruttando l’anidride carbonica in questo modo, puntiamo alla riduzione dei gas serra, e invece di tremila cicli di ricarica di una batteria, ottenerne un numero potenzialmente infinito, con una durata quantificabile in 30 anni”.

Nuova tecnologia

L’innovazione di Energy Dome si fonderà su un concetto molto semplice: “spostare nel tempo l’energia pulita”. Spadacini sottolinea che il costo di produzione dell’elettricità da pannelli fotovoltaici è “molto competitivo nelle ore diurne, al contrario della sera, quando la luce cala e si aggiungono i costi di stoccaggio tramite batterie. Lo stesso vale per l’energia eolica, strettamente legata all’intensità del vento. Ecco perché lo sviluppo di un simile sistema di stoccaggio energetico diventa fondamentale”.

Da quest’anno Energy Dome punta a rilanciare il progetto, cercando di attingere ai finanziamenti europei “Abbiamo le carte in regola per farcela, sicuramente il timing è quello giusto”.

Tag:Economia circolare
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