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Vedo verde

Energia pulita dalla plastica, gli studi britannici per utilizzare i rifiuti

Sviluppato a Cambridge un sistema che consente di convertire plastica e CO₂ in energia sostenibile grazie al sole. In arrivo anche enzimi di batteri modificati geneticamente.

14 Marzo 2023 13:30 Fabrizio Grasso
Sviluppato a Cambridge un sistema per convertire plastica e CO₂ in energia sostenibile. In arrivo enzimi di batteri modificati geneticamente.

Ogni giorno si producono in tutto il mondo 400 milioni di tonnellate di plastica. L’85 per cento finisce in discariche o si perde in natura, dove diventa agente inquinante a lungo termine. Un team di Cambridge ha però ideato un nuovo sistema in grado di trasformarla in energia pulita grazie alla luce solare. Il processo funziona anche con i rifiuti finora impossibili da recuperare, come ad esempio quelli sporchi di cibo, e con l’anidride carbonica. A Portsmouth invece una scienziata, grazie al machine learning, crede di poter modificare geneticamente gli enzimi dei batteri che scompongono i polimeri. I due studi potrebbero rivoluzionare un sistema che finora ha incontrato forti ostacoli per costi troppo alti e dubbi sulla sua efficienza.

Sviluppato a Cambridge un sistema per convertire plastica e CO₂ in energia sostenibile. In arrivo enzimi di batteri modificati geneticamente.
L’85 per cento della plastica mondiale non viene riciclato (Getty)

Energia pulita dai rifiuti di plastica, come funziona il sistema di Cambridge

Il riciclaggio chimico già da tempo prova a ottenere combustibili come benzina e gasolio dalla plastica mediante l’utilizzo di speciali additivi che ne alterano la struttura chimica. Un approccio però che, come sottolinea la Bbc, ha faticato a decollare per costi troppo alti e dubbi sull’efficienza, oltre che per le critiche degli ambientalisti. Erwin Reisner, professore di energia e sostenibilità a Cambridge, sembra però avere la soluzione green che potrebbe risolvere il problema. Assieme al suo team ha infatti ideato un processo che converte anidride carbonica e plastica in syngas, una componente chiave per idrogeno e altri combustibili sostenibili. Il tutto grazie alla luce solare e a catalizzatori che accelerano le reazioni chimiche. «Non ci sono rifiuti nocivi», ha detto Reisner alla Bbc. «Il processo funziona con temperatura e pressione ambientali e le reazioni si attivano grazie alla potenza del Sole».

Happy to share our latest cover in @NatureSynthesis: sunlight-driven reactors for transforming #plastics and #greenhouse gas into #sustainable products. Congratulations again to the team!@RahamanM_Chem @chanonCP @ReisnerLab @ChemCambridge @Cambridge_Uni https://t.co/VAdkMxiHm5 pic.twitter.com/u9kjEjETKk

— Subhajit Bhattacharjee (@_Subhajit5) February 14, 2023

Sebbene in passato altre tecnologie proposero risultati incoraggianti, è la prima volta che plastica e CO₂ vengono combinate in un unico processo. «Il nostro sistema ha due valori fondanti», ha spiegato Reisner. «La mitigazione di anidride carbonica e plastica e la produzione di due preziose sostanze chimiche». Oltre al syngas, al termine del processo si ottiene infatti acido glicolico, materiale fondamentale in cosmetica. Non finisce qui però, perché Reisner ha citato un ulteriore vantaggio per contrastare l’inquinamento. Il sistema di Cambridge infatti può smaltire anche rifiuti finora non riciclabili, nella fattispecie quelli che presentano tracce di cibo. «Il materiale “contaminato” è un bene», ha concluso il professore. «Gli scarti alimentari sono un ottimo substrato che fa funzionare ancor meglio il nostro processo». Tutti i dettagli della ricerca sono disponibili sulla rivista Nature.

LEGGI ANCHE: Plastica, ecco le larve di coleottero che si nutrono di poliestere

Non solo energia solare, a Portsmouth arrivano gli enzimi Ogm

Oltre a Reisner, decine di scienziati in tutto il mondo stanno lavorando a nuovi metodi per smaltire i rifiuti di plastica. Circa 2 mila chilometri a sud di Cambridge, nell’Università di Portsmouth, la dottoressa Victoria Bremmer progetta di utilizzare alcuni enzimi presenti in natura. «Ci sono numerosi batteri che ogni giorno abbattono i polimeri», ha detto alla Bbc. «Possiamo utilizzarli modificandone la struttura per renderli più veloci ed efficienti». Tramite il machine learning, la scienziata e il suo team intendono creare varianti degli enzimi in grado di scomporre tutte le varietà di polietilene tereftalato (PET), poliestere utilizzato nel settore dell’abbigliamento. Il processo non richiederà alcun elemento chimico, ma si svilupperà in acqua calda a 70 gradi. «Siamo ancora in una fase preliminare», ha sottolineato Bremmer. «Non sappiamo se coloranti e additivi dei vestiti inibiranno gli enzimi durante lo smaltimento. Incrociamo le dita».

When it comes to #recycling there are now many items that can be broken down to avoid them ending up in landfill. But one of the most difficult items to recycle is #polyester -the most widely used clothing fabric in the world. A team at @portsmouthuni is trying to find a solution pic.twitter.com/DCdXZurSIj

— Linzi Kinghorn (@LinziKinghorn) February 9, 2023

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