Enasalvo
Battaglia al ministero del Lavoro sul commissariamento dell'ente. Sconfitta la linea del direttore generale Concetta Ferrari, si decide di non procedere e dare tempo agli attuali vertici di sistemare la situazione interna.
Commissariare o meno? Per mesi al ministero del Lavoro si sono chiesti che fare con Enasarco (Ente nazionale di assistenza per agenti e rappresentanti di commercio), di fronte alle lotte intestine con relative denunce penali che hanno visto contrapposta l’attuale gestione del presidente Antonello Marzolla a consiglieri ed ex della precedente gestione, e che rischiavano di paralizzare l’attività del Fondo pensioni dei commercianti. Alla fine, dopo che anche al ministero i pareri sul da farsi erano fortemente divisi, si è deciso di non procedere al commissariamento dando tempo all’attuale cda di risolvere i problemi interni. Il pronunciamento del ministero è arrivato con una lettera datata 27 luglio indirizzata al presidente dell’ente, e per conoscenza al Mef e alla Corte dei Conti.

Braccio di ferro al ministero del Lavoro
A firmarla il capo di gabinetto Elisabetta Cesqui, e non la direttrice generale per le politiche previdenziali e assicurative Concetta Ferrari, da sempre favorevole al commissariamento. Tanto che nei corridoi della sede romana di via Flavia già circolava come possibile commissario il nome di Giovanna Ceribelli, presidente del Collegio sindacale di Enasarco. Come raccontato da Tag43 l’8 giugno, a inizio maggio il presidente Marzolla aveva presentato alla Procura di Roma un esposto, dopo aver passato al setaccio tutta la documentazione sugli atti della gestione precedente, e deve aver visto cose che non gli sono piaciute. In particolare l’attenzione si è concentrata sulle dichiarazioni del suo predecessore Gianroberto Costa che in una riunione del consiglio svoltasi nel luglio del 2020 aveva denunciato pressioni da parte di terzi per ottenere investimenti che si ponevano al di fuori delle disposizioni interne adottate dalla Fondazione Enasarco.
La battaglia sugli immobili Conad di Mincione
In quell’esposto le cui indagini la Procura ha affidato alla guardia di finanza, Marzolla puntava il dito contro l’attuale consigliere, Alfonsino Mei, che faceva parte del comitato investimenti, accusandolo di aver fatto pressioni affinché Costa desse via libera a un investimento da 100 milioni di euro in società facenti capo al finanziere Raffaele Mincione con cui Mei è da tempo in rapporti d’affari. Un’operazione che, secondo le indiscrezioni, avrebbe dovuto portare Enasarco ad acquistare gli immobili che oramai due anni fa Conad aveva apportato in una nuova società, la Bdc Italia, di cui Mincione è socio al 49 per cento.