Emoticon e messaggi in codice, come i russi aggirano la censura

Camilla Curcio
10/03/2022

Un vasto repertorio di frasi codificate ed emoticon: così i cittadini russi provano ad aggirare la censura e organizzare manifestazioni contro il conflitto in Ucraina. Un sistema messo, però, a dura prova dalle nuove leggi di Mosca.

Emoticon e messaggi in codice, come i russi aggirano la censura

Quando, il 24 febbraio, è scoppiata la guerra in Ucraina sui social russi ha iniziato a diffondersi un trittico di simboli apparentemente poco affini tra loro. Si trattava di una fotografia del poeta russo Pushkin, del numero sette e dell’emoticon della persona che cammina ripetuta in sequenza. Un messaggio in codice per richiamare i cittadini alla protesta contro il governo, specificando la location (piazza Pushkin, a Mosca), l’ora e il motivo. L’emoji da anni, infatti, viene adoperata in riferimento alle contestazioni contro il potere.

Perché i manifestanti russi utilizzano i messaggi in codice 

Vietate a Mosca dalla legge sin dal 2014, le manifestazioni contro le autorità vengono generalmente organizzate online dagli attivisti. Che, per eludere le sanzioni applicate in caso di violazione delle norme (da 15 giorni di carcere a 5 anni in caso di recidiva) adoperano comunemente un repertorio di frasi da decifrare. «Quando decido di partecipare a una protesta, in genere, mando ai miei amici dei messaggi precisi», ha raccontato in un’intervista alla BBC Maria, «quelli che uso più spesso sono ‘Andiamo a fare una passeggiata in centro’ e ‘C’è un clima perfetto per fare quattro passi’». Uno stratagemma efficace per aggirare la censura ed evitare i guai passati, ad esempio, da Alexander, che ha preso parte a una contestazione a Mosca dopo averne parlato sul web. Il giorno dopo, si è ritrovato accerchiato da agenti in borghese che, appostati davanti al condominio dove abita la fidanzata, lo hanno portato alla centrale di polizia. È stato trattenuto lì per diversi giorni e costretto a firmare un documento nel quale le forze dell’ordine avevano elencato tutto quello che di illegittimo avrebbe fatto.

I manifestanti russi usano emoji e frasi in codice per eludere la censura
Le forze dell’ordine trattengono un manifestante a Mosca (Getty Images)

C’è poi il caso di una donna, messa in prigione per un tweet. «Non camminavo in città da così tanto tempo», aveva scritto, citando il post di un account contenente un invito molto più esplicito alla manifestazione in questione. Cinque giorni dopo, è stata portata via dalla stazione dove attendeva il suo treno, probabilmente rintracciata attraverso un software di riconoscimento facciale installato sulla metropolitana. E, in tribunale, la prova schiacciante della sua colpevolezza è stato proprio uno screenshot, fatto qualche secondo dopo aver twittato.

Le nuove leggi russe per reprimere il dissenso

A oggi, in Russia sono circa 14 mila le persone arrestate sin dall’inizio del conflitto, molte delle quali, secondo quanto riportato dalla non profit OVD-Info, pescate tra quanti hanno aderito alle contestazioni. Per alcuni la detenzione si è limitata a poche ore, per altri è ancora in corso. E la situazione non accenna a migliorare. Venerdì 4 marzo, infatti, è stata promulgata una legge con l’obiettivo dichiarato di smentire le fake news che girano sulla guerra. In realtà, l’intento nascosto della misura non è altro che reprimere ulteriormente le proteste contro il conflitto, appesantendo  le pene detentive che possono arrivare pure a 15 anni. Per i giovani come Maria, una notizia decisamente funesta: «Questo cambia tutto», ha spiegato, «ora ho paura di fare qualsiasi cosa, scendere in strada per far sentire la mia voce o anche solo semplicemente esprimere la mia opinione in merito sui social».

I manifestanti russi usano emoji e frasi in codice per eludere la censura
Diapositiva delle contestazioni contro la guerra organizzate in Russia (Getty Images)

Autocensurarsi per proteggersi

Ecco dunque che, per paura, la gente preferisce autocensurarsi. Con la chiusura dei media indipendenti, il blocco di Facebook e le restrizioni su TikTok, gli utenti sono stati privati dei canali d’accesso ufficiali alle informazioni e si stanno allontanando sempre di più dalla dimensione online. «Accedere a Instagram in questi giorni significa notare un crollo evidente del numero dei post pubblicati sul feed», ha puntualizzato Leonid Drabkin, coordinatore di OVD-Info. Molti dei suoi contatti hanno cancellato tutto, sparendo definitivamente dal web. Un sentiment che si è riflettuto anche nel numero delle persone «sufficientemente coraggiose da sfidare il potere», ormai ben lontano dalle cifre precedenti all’entrata in vigore delle sanzioni.