L’emendamento al decreto anti-rave contro «la musica non autoctona»: ma è un fake

Redazione
03/11/2022

Tutto è partito nella tarda mattinata. Due ore dopo l'autore, un giornalista torinese, ha spiegato che si trattava di un post «simil-Lercio».

L’emendamento al decreto anti-rave contro «la musica non autoctona»: ma è un fake

Su Twitter ormai da giorni non si parla d’altro: agli argomenti classici, dal calcio ai programmi tv, si è aggiunto il decreto anti-rave. Ma quella di oggi per gli utenti è stata una giornata particolare, perché per ore si sono ritrovati a commentare un emendamento del Viminale, inserito all’interno della norma, che in realtà era un fake. In tanti hanno presto capito che si trattava di qualcosa di impossibile. Il documento prevedeva l’aggiunta di un comma in cui si parlava di una legge applicata ai raduni con oggetto «la fruizione di musica non autoctona e il consumo di sostanze psicotrope di cui al Dpr 309/1990». E sulla «musica non autoctona» il social si è scatenato.

L'emendamento al decreto anti-rave contro «la musica non autoctona» ma è un fake. Su Twitter gli utenti si scatenano, ma il documento non esiste
Giorgia Meloni (Getty)

Il post fake del torinese Carmelo Palma

Tutto è partito da Carmelo Palma, giornalista torinese di 53 anni, come scrive sulla bio del suo profilo Twitter. Alle 12.10 di oggi ha postato una foto con il presunto emendamento e scritto: «L’emendamento del Viminale all’articolo 5 del decreto legge 31 ottobre 2022, n. 162, per chiare il campo di applicazione della norma anti #raveparty». Nel presunto foglio, invece, si leggeva: «All’art.5, comma 1, capoverso art.434-bis, aggiungere infine il seguente comma: ‘La norma si applica esclusivamente ai raduni con finalità ludico-ricreative, aventi ad oggetto la fruizione di musica non autoctona e il consumo di sostanze psicotrope di cui al Dpr 309/1990».

L’autore del fake svela l’arcano: «Un bel gioco dura poco»

«Un bel gioco dura poco», scrive poi Palma, svelando che si trattava di un fake. Il torinese racconta anche come gli è venuta l’idea: «Questa mattina ho provato a pensare a come il Governo avrebbe potuto limitare ai cosiddetti rave party una norma, che evidentemente non può definire questi raduni, e distinguerli da altri di tipo analogo, semplicemente denominandoli “rave party”. Tutte le soluzioni possibili mi sono sembrate imprecise, inattendibili o palesemente ridicole. Allora – ridicolo per ridicolo – facendo il verso al giuridichese prefettizio della norma originaria ho scritto un emendamento formalmente corretto, ma grottesco e parodistico. L’ho poi postato sapendo che alcuni ci sarebbero cascati, ma sono rimasto sorpreso dalla quantità di addetti ai lavori dell’informazione, della politica e perfino della satira, che se lo sono bevuto senza fare una piega, ritenendolo perfettamente credibile».

L'emendamento al decreto anti-rave contro «la musica non autoctona» ma è un fake. Su Twitter gli utenti si scatenano, ma il documento non esiste
Un rave in un gigantesco magazzino abbandonato nel Regno Unito (Getty)

Il post «simil-Lercio»

Palma poi conclude: «Il che non depone affatto contro la loro professionalità: conferma invece che di fronte a un governo e a un legislatore così improbabile tutto diventa possibile e può essere creduto come vero, perché il confine razionale tra il credibile e l’incredibile è completamente saltato. Insomma, pensavo di fare un post simil-Lercio, invece ho fatto un piccolo esperimento sociale, che mi ha insegnato che quando la realtà supera Lercio non c’è proprio un bel niente da ridere».