Elon Musk, Twitter e la sfida proibitiva di diventare una super app come WeChat

Redazione
06/10/2022

Musk vuole trasformare Twitter in "X", una super app dove poter fare tutto, dai pagamenti alle ordinazioni, sul modello della cinese WeChat. Ma come realizzarla è un mistero, visti gli ostacoli: la saturazione del mercato, le normative anti-monopolio e le differenze culturali tra Asia e Occidente.

Elon Musk, Twitter e la sfida proibitiva di diventare una super app come WeChat

Compro Twitter, anzi no, o forse sì. Il balletto di Elon Musk intorno all’acquisizione della piattaforma social ha vissuto un altro giro sulle montagne russe di questi mesi, con il magnate che ora pare essere tornato sulle condizioni pattuite ad aprile, e cioè un esborso di circa 44 miliardi di dollari, anche se il vero obiettivo sarebbe strappare uno sconto del 30 per cento sul prezzo dell’offerta iniziale, o forse solo sparigliare le carte nel processo che lo vede coinvolto dopo il dietrofront sull’investimento. Quali che siano le sue reali intenzioni, di certo però adesso le possibilità di un acquisto sono più probabili. Già, ma per farci cosa poi? L’idea è quella di creare una “super app”, molto diversa da come la conosciamo ora.

Elon Musk, Twitter e la sfida proibitiva di diventare una super app come WeChat
Musk intende trasformare Twitter nella nuova WeChat. (Getty)

L’ambizione: creare un mix tra Facebook, Twitter, Snapchat, e PayPal, ma anche Uber e Deliveroo

L’ispirazione arriva dalla principale piattaforma di social media cinese, WeChat, e l’idea dell’uomo più ricco del mondo è quella di chiamare la sua nuova creatura “X”, l’app per tutto, con funzioni multiuso che in Asia hanno già preso piede da tempo. In Cina infatti, come ha ricordato anche la Cnn sezione Business, la piattaforma di proprietà del gigante tecnologico Tencent viene spesso descritta come un mix tra Facebook, Twitter, Snapchat, e PayPal, ma anche Uber e Deliveroo, tutte condensate in un unico spazio. Più di un miliardo di utenti nella terra del Dragone si affida al social network, che ha un valore di circa 85 miliardi, per fare praticamente ogni cosa, dall’ordinazione di generi alimentari alla prenotazione di una lezione di yoga, fino al pagamento delle bollette, senza mai uscire dall’app. Certo, i lati oscuri riguardano le ombre su tutela della privacy, sorveglianza e censura esercitata dal regime, ma quella è un’altra intricata storia. Restando nei Paesi non lontani da Pechino, le persone si sono riversate per esempio anche su app come Grab a Singapore e in Malesia, o Line in Giappone. Grab era inizialmente meglio conosciuta come fornitore di servizi di ride-hailing, cioè in sostanza di prenotazione di vetture con conducente, mentre Line ha guadagnato popolarità come app di messaggistica. Ma poco alla volta entrambe si sono ampliate in modo significativo per offrire altre funzionalità.

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Elon Musk. (Getty)

Il primo ostacolo, la concorrenza: il mercato ormai è saturo, specie per i pagamenti

A giugno, parlando con i dipendenti di Twitter, Musk aveva paragonato il potenziale dell’azienda americana a quello dell’onnipresente servizio di Tencent in Cina: «In pratica i cinesi vivono su WeChat perché è utile per la vita quotidiana, e penso che se riuscissimo a raggiungerlo, o anche ad avvicinarci a quel modello, sarebbe un immenso successo». Possibile che il patron di Tesla sia stato l’unico a pensarci in Occidente? Infatti non è così, visto che in precedenza l’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg aveva suggerito la stessa cosa per la sua azienda. Se non l’ha fatto è anche per le proibitive sfide che prevede un progetto del genere. In primis: un panorama ferocemente competitivo. A loro modo infatti un po’ tutti, da WhatsApp a YouTube fino a TikTok, stanno cercando di diventare delle super app, ma il settore per adesso è diventato solo più saturo. Secondo Xiaofeng Wang, uno dei principali analisti di Forrester, che si occupa di marketing digitale, «quando WeChat ha lanciato per la prima volta servizi estesi oltre i social, non c’erano ancora molti concorrenti affermati in quelle attività correlate. Per esempio quando WeChat Pay è stato lanciato per la prima volta, non esistevano servizi di pagamento mobile consolidati in Cina, mentre negli Stati Uniti ci sono già PayWave, Apple Pay, Google Pay, PayPal, Venmo». C’è poi un’altra questione che rappresenterebbe un ostacolo, quella dell’ostilità politica rispetto a un’operazione del genere: «Sarebbe molto più difficile farlo ora rispetto a un tempo, date le normative anti-monopolio più severe in Cina, e sarebbe sicuramente più difficile per Twitter o il futuro “X” farlo negli Stati Uniti», ha aggiunto Wang.

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Elon Musk vuole acquistare Twitter. (Getty)

La sfida è replicare il modello su scala globale: le differenze sono anche culturali

Forse l’obiettivo più proibitivo, tuttavia, è semplicemente cercare di essere “tutto per tutti”. Di solito il modello delle super app funziona per un pubblico specifico, personalizzando il servizio in base a determinate esigenze, e diventa mastodontico replicare questo lavoro su scala globale. Ecco perché Twitter dovrebbe concentrarsi inizialmente solo su determinate regioni geografiche, prima di decollare. L’acquisto di Twitter «dovrà accelerare la creazione di “X” nei prossimi 3-5 anni», ha dichiarato Musk, ma i dettagli restano pochi. Una ricerca dell’istituto Forrester ha dimostrato tra l’altro che la tematica diventa anche culturale, visto che ci sono differenze fondamentali nel modo in cui gli utenti occidentali si approcciano ai social media rispetto a come lo fanno i cinesi. Sarebbe dunque complicato «costruire lo stesso livello di fiducia» che c’è a Pechino e dintorni. Finora nessuno è riuscito a replicare il modello di WeChat. Ma dopo le avventure imprenditoriali con i pagamenti online, le auto elettriche prima che diventassero un business e i razzi spaziali, a Musk non si può certo rimproverare la mancanza di coraggio.