Altro che bot, Musk non vuole Twitter per paura della guerra

Redazione
07/09/2022

Musk era preoccupato per l'invasione dell'Ucraina e spedì un messaggio a un banchiere di Morgan Stanley: «Non ha senso comprare Twitter se c'è la Terza guerra mondiale». Smontato il pretesto degli account falsi. Le rivelazioni durante il processo sulla mancata acquisizione.

Altro che bot, Musk non vuole Twitter per paura della guerra

Ma quali bot. Dietro la mancata acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk ci potrebbe essere ben altro che la preoccupazione sul numero degli account spam della piattaforma social. Quel vecchio volpone dell’amministratore delegato di Tesla temeva il precipitare della situazione internazionale dopo l’invasione russa in Ucraina, con addirittura lo scenario dello scoppio di un conflitto globale. Ecco perché avrebbe mollato l’osso di un affare da 44 miliardi di dollari. Le rivelazioni arrivano direttamente dalle aule di tribunale dove si sta svolgendo il processo nato dopo la decisione di Twitter di fare causa a Musk per i danni dovuti al ripensamento (si parla di un calo del fatturato dell’1 per cento).

L’intesa era stata trovata per 54,20 dollari per azione

La società proprietaria del social media ha diffuso uno scambio di messaggi tra l’imprenditore col pallino per i viaggi nello spazio e il banchiere di Morgan Stanley Michael Grimes, in cui Musk diceva senza troppi giri di parole che non avrebbe avuto senso compare «se ci stiamo dirigendo verso la Terza guerra mondiale». La questione sul reale numero dei profili falsi, sottodimensionato da Twitter secondo la tesi di Musk, sarebbe stata dunque solo un pretesto per annullare la decisione di acquistare il colosso social per 54,20 dollari per azione: erano le mire espansionistiche di Vladimir Putin e le sue conseguenze politiche i veri timori. Quel messaggio fu spedito l’8 maggio 2022, qualche settimana dopo l’inizio dell’attacco di Mosca contro Kyiv, partito il 24 febbraio.

Altro che bot, Musk non vuole Twitter per paura della guerra
Elon Musk ha fatto dietrofront dopo l’accordo per comprare Twitter. (Getty)

Citato in giudizio l’ex responsabile della sicurezza

Insomma secondo Twitter l’unica ragione che ha spinto Musk a ritirarsi da un accordo ormai fatto era la protezione dei suoi interessi finanziari. Il magnate però tira dritto sulla sulla linea, dopo aver chiesto e ottenuto di rimandare il processo per poter citare in giudizio anche Peiter “Mudge Zatko”, l’ex responsabile della sicurezza del social network che aveva denunciato alle autorità le falle nei sistemi e nelle pratiche di Twitter, incluso il fatto che oltre la metà dei server aziendali utilizzano software obsoleti. Affermazioni che tirerebbero acqua al mulino di Musk e alla sua versione dei fatti. Gli avvocati di Twitter, dal canto loro, hanno respinto ogni accusa, ammettendo che Zatko aveva sollevato preoccupazioni ma che dopo indagini interne si erano rivelate del tutto prive di fondamento. Quindi non ci sarebbe stato motivo per rimangiarsi tutta l’operazione.

L’avvocato di Musk: «Chiunque sarebbe preoccupato per i suoi affari»

Secondo il sito russo Meduza, Musk voleva ritardare l’intesa per ascoltare le parole del presidente russo Putin sulla Piazza Rossa in onore del Giorno della Vittoria. Il testo del messaggio di Musk è citato da Business Insider: «Aspettiamo qualche giorno. Il discorso di Putin di domani è davvero importante. Non ha senso comprare Twitter se ci stiamo dirigendo verso una Terza guerra mondiale». Il 9 maggio lo zar disse che la Russia aveva lanciato una «operazione speciale» in Ucraina dopo che «il blocco della Nato ha intensificato l’attività militare nei territori alle nostre porte». L’avvocato di Musk, Alex Spiro, ha provato a giustificare il suo assistito dicendo che qualsiasi uomo d’affari sarebbe stato preoccupato per l’impatto di una potenziale guerra sul mercato azionario. Il legale ha poi aggiunto che le parole di Musk sono state estrapolate dal contesto. Il braccio di ferro giudiziario non è di certo finito qua.