È risaputo che il Pd ha poco o nulla da imparare quando si tratta di divorare i propri leader. Una storia che si ripete sempre uguale a se stessa. O quasi. Con la neo inquilina del Nazareno, infatti, stiamo assistendo a una sorta di rivisitazione del mito di Crono. Sia perché la corsa a trangugiare i segretari ha subito un’accelerazione inaspettata e sia perché, di contro, Elly Schlein, sebbene in questi primi tre mesi di regno non abbia ancora indicato una direzione di marcia da seguire, può ancora contare su un capitale di consenso abbastanza esteso. Aperture di credito che, fatta eccezione per i fedelissimi della cerchia più ristretta, si dipanano dallo stesso Pd ad Articolo uno – che proprio sabato celebrerà il suo scioglimento nell’assemblea convocata a Napoli – e inglobano tanto big nazionali quanto amministratori locali. Una sorta di ‘resistenza rossa’, infarcita di consigli e mani tese.

Il perimetro di sicurezza intorno alla segretaria: dall'”avversario” Bonaccini al grande sponsor Franceschini
Senza attendere la prima vera resa dei conti del Pd targato Elly, che andrà in scena lunedì prossimo durante la tanto invocata direzione sul post Amministrative e che renderà solo più plasticamente evidente l’area del dissenso al nuovo corso, infatti, è comunque possibile individuare chi fa parte del perimetro di sicurezza che si è creato intorno alla segretaria. Almeno per ora. Alcuni per convinzione, altri chissà forse per non voler o dover ammettere di aver preso un abbaglio e altri ancora per mera convenienza. Collettiva prima ancora che personale. Fa parte di quest’ultima schiera, tanto per cominciare, proprio l’ex sfidante di Schlein alle primarie e ora presidente Pd Stefano Bonaccini, in procinto di lanciare come ha anticipato oggi Repubblica una sua area di riferimento. Il governatore dell’Emilia-Romagna non si stanca infatti di sottolineare la necessità di «dare una mano» alla segretaria perché «se fallisce lei, fallisce il Pd». Nelle alte sfere dem, però, una ‘garanzia sulla vita’ per l’ex leader di OccupyPd rimane l’appoggio di Dario Franceschini. Tra i big piddini è stato uno dei primi a schierarsi a favore del vento del cambiamento incarnato dalla giovane Schlein, pur a costo di spaccare – come di fatto è accaduto – la sua corrente alle primarie. Il risultato dei gazebo gli ha dato ragione, alimentando ancora di più la narrazione di come l’ex ministro della Cultura non sbagli mai un colpo. Almeno fino ad ora. Che le cose potrebbero cambiare, infatti, deve averlo subodorato lo stesso leader di Areadem se dopo i risultati elettorali ha cercato di creare una sorta di cordone intorno alla neo-segretaria, lanciando un appello dalle colonne di Repubblica a «non ingabbiarla», ma a lasciarla lavorare liberamente. Del resto, un po’ quello che sta provando a fare anche l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando. Non tra i primi e più convinti sostenitori di Schlein, c’è da dire, ma che mai come adesso è in modalità ‘rimboccarsi le maniche e dare una mano’.

I consigli di Prodi per la via del compromesso
Se il fondatore dell’Ulivo Romano Prodi non si è mai gettato nella mischia della competizione alle primarie tra i due suoi conterranei Schlein e Bonaccini, è pur vero che da padre nobile del Pd, per amor di patria, non può che tifare per la tenuta del partito e dunque della sua leader. I suoi richiami e consigli a tenere uniti i dem o a considerare il compromesso una «parola nobile», quindi, possono essere letti come una mano amica. Per rimanere nel perimetro del Nazareno, inoltre, Schlein può ancora contare sul demiurgo del Pd romano Goffredo Bettini, sebbene con qualche distinguo. È singolare, infatti, che l’ex europarlamentare, le cui uscite mediatiche sono sempre centellinate, dopo aver sottoscritto l’appello contro la maternità surrogata, abbia anche precisato la sua contrarietà alla gestazione per altri (che vede invece la segretaria favorevole) in un’intervista ad Avvenire.

Il fortino di Articolo 1, a cominciare da Bersani
Se una cosa è certa è il fortino che Articolo 1 ha eretto intorno alla leader. A cominciare da Pier Luigi Bersani, a un passo dal riprendere la tessera dem. «Dopo 10 anni di disavventure del Pd prendersela con una che è lì da due mesi con giudizi sprezzanti è secondo me fuori dal mondo», ha sentenziato dagli studi di La7. Non senza però aggiungere: «Schlein rischia come si rischia quando non si prende abbastanza iniziativa. Bisogna che faccia una discussione politica a fondo sia nel partito che con le altre opposizioni per portarli al corpo grosso dei problemi che ha la gente oggi». Insomma, la mucca in corridoio ancora non c’è, ma potrebbe arrivare.

Nel fronte degli amministratori si distinguono Emiliano e Manfredi
E sul fronte degli amministratori chi continua a tendere la mano alla neo inquilina del Nazareno? Di Bonaccini si è detto. Tra gli altri governatori chissà se Michele Emiliano può essere ancora annoverato tra i difensori del nuovo corso. A ridosso delle ultime Amministrative, dal governatore pugliese, infatti, era arrivato un endorsement pieno alla segretaria: «Elly sta schierando una nuova generazione. E questo sta suscitando attenzione e interesse da parte di moltissimi italiani delusi dalla politica. Sarà importante per costruire un progetto di governo, però, ripartire da un programma chiaro, scritto in maniera partecipata, che possa diventare il punto di partenza di un patto con le altre forze progressiste e con i cittadini», aveva detto in un’intervista all’Identità. Come i governatori anche numerosi sindaci, va ricordato, avevano espresso sin dall’inizio pieno appoggio a Bonaccini al congresso. Nonostante ciò, non mancano i primi cittadini che hanno incoraggiato il lavoro di Schlein, a cominciare da Gaetano Manfredi. È vero che indossa la fascia tricolore a Napoli come tecnico, ma è altrettanto vero che ha riposto sin da subito le sue speranze nella segretaria, soprattutto nell’ottica di una ricomposizione del campo largo. Certo, la guerra ingaggiata dalla segretaria all’indirizzo del governatore Vincenzo De Luca deve averlo messo non poco in difficoltà, visti i rapporti istituzionali da mantenere con il presidente dal lanciafiamme facile. È da registrare infine l’endorsement di ritorno del sindaco di Bogliasco, Luca Pastorino, che come Schlein aveva abbandonato il Pd nel 2015. Mentre è in corso il tiro a freccette contro la nuova segretaria, infatti, il primo cittadino ligure annuncia di voler riprendere la tessera dem spezzando una lancia a favore della leader: «Vedo una grande corsa a dare giudizi facili su di lei», ha detto nei gironi scorsi al Secolo XIX, «ma invito a stare calmi: su queste Amministrative poteva incidere poco. Un partito come il Pd ha bisogno di tempo per metabolizzare un nuovo corso». Insomma, col vento che spira, non proprio una corsa a salire sul carro del vincitore.