«Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro. Costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che posso diventare la nuova segretaria del Pd: ci sto, ma facciamolo insieme». Così Elly Schlein ha annunciato la sua candidatura per la guida del Partito democratico, davanti alla platea raccolta al Monk di Roma. «Mi sono impegnata a dire che lavorerò per l’unità, sia che vinca che perda. Sono sopravvissuta in politica perché ho rinunciato alle logiche di cooptazione, noi non vogliamo fare una corrente, ma un’onda e superare i meccanismi che non hanno fatto emergere la nuova classe dirigente». L’annuncio è arrivato dopo settimane di voci: la deputata 37enne avrà come avversario principale Stefano Bonaccini, ovvero il suo ex capo alla Regione Emilia-Romagna.

«Ricostruire un partito radicato tra la gente»
«Serve cambiare questo Pd, insieme ai compagni che lo hanno amato nonostante le difficoltà». Occorre, secondo Schlein, «ricostruire un partito radicato tra la gente», capace di «dare risposte ai bisogni delle persone». Dopo aver ringraziato le militanti delle feste dell’Unità, che le hanno «insegnato anche a friggere», la deputata ha detto: «Mi rimetto in viaggio, da domani con lo zaino in spalla per attraversare il Paese, a partire dai circoli», ricordando in ogni caso che «il mondo non finisce con le primarie, perché anche il giorno dopo bisognerà continuare a cambiare». E poi: «Sono disponibile ad accettare ogni esito del congresso e a lavorare dal giorno dopo per l’unità».

Le stoccate a Giorgia Meloni e Matteo Renzi
«Prenderò la tessera del Pd per rispetto di questa comunità, per entrare in ascolto e in punta di piedi», ha aggiunto. Schlein non è ancora iscritta al Pd. In vista delle primarie, ha poi aggiunto: «Questo Paese fa fatica a pensare che una donna possa farsi strada senza essere strumento di altri, dimostreremo il contrario. Ai candidati uomini non si va a vedere chi ci sta dietro». E, a proposito di donne, non ha risparmiato una frecciata a Giorgia Meloni: «Non ce ne facciamo niente di una premier che non le difende le donne, a partire dal loro corpo. Se Meloni vuole aiutare le donne, perché non approva un congedo paritario di mesi, come in Spagna e in Finlandia?». Così all’ex Pd Matteo Renzi: «Non meriterebbe una risposta, quando dice che ci ha messo lui in Parlamento. Per quanto mi riguarda mi ci hanno messo 53 mila preferenze. A lui va un altro merito, di aver spinto me e tanti altri fuori del Pd con le sue scelte arroganti, la sua guida scellerata».