Perfetta o no, serve Elly Schlein contro questa destra

Paolo Landi
05/12/2022

La accusano di essere comunista, ricca, radical chic. Ma la Schlein è solo una giovane donna che appartiene al suo tempo. L'ideale per il Pd e per quelli che a sinistra vogliono arginare il populismo che ha sabotato la politica e fatto vincere Giorgia Meloni. Le alleanze giuste verranno poi da sole.

Perfetta o no, serve Elly Schlein contro questa destra

Che cosa chiedono il Partito democratico, la sinistra in generale, gli opinionisti dei media a Elly Schlein? Le chiedono di essere perfetta, niente di meno. Se educatamente glissa su una domanda sciocca è reticente, se argomenta appassionandosi è logorroica, se viene da una famiglia borghese è colpa sua. L’altra sera Lilli Gruber la incalzava: «Si alleerà con Matteo Renzi o con il Movimento 5 stelle?», «La definiscono comunista, anticapitalista, ebrea, ricca, radical chic, cosa risponde?». Con la sua bella faccia pulita e senza trucco, di fronte a quella in technicolor della Gruber, Elly sembrava un film in bianco e nero: parlava di futuro, in modo chiaro e semplice ma tutti, nello studio di La7, la respingevano nel passato, come sempre poco interessati ad ascoltare le sue risposte, perché non coincidevano con quelle che loro volevano sentirsi dare. «Anche Giorgia Meloni dice di non essere fascista perché è nata nel 1977», si spazientiva Lilli, quando Elly rispondeva «sono dell’85, per me è difficile essere comunista come lo immaginate voi».

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Elly Schlein ha in mente un Paese che non somiglia all’Ungheria di Orban

Ha poi dovuto chiarire di non essere ricca e anche di non essere ebrea, perché suo padre è ebreo e i figli lo sono solo per discendenza di madre, come tutti dovrebbero sapere (mater certa est): si doveva cioè difendere, come se essere ricchi e ebrei fosse una colpa. Purtroppo, nell’opinione di alcuni lo è. Nasce da qui l’ormai inascoltabile insulto “radical chic“, perché se sei di destra puoi abitare in ztl, avere le borse firmate e dire scemenze a ripetizione nei talk show senza che nessuno faccia una piega, ma se anche tu abiti in centro, hai disponibilità economica ma ti interessano le ingiustizie, il destino dei migranti, il futuro del Pianeta, le minoranze, allora sei una sporca radical chic. I più volgari twittano: «L’elezione a segretario del Pd di Elly Schlein va favorita con ogni mezzo. È la persona giusta per far scendere il Pd al 4 per cento e per consentire al governo di centrodestra di lavorare in tranquillità per cinque anni. Forza Elly!». È quindi immediata la simpatia per questa giovane donna, che finalmente appartiene al suo tempo, anzi, anticipa gli anni che ci aspettano avendo in mente non l’Italia in retromarcia della Meloni, ma un Paese che somiglia a un posto decente dove vivere, senza la retorica della destra che lo fa somigliare all’Ungheria di Viktor Orban ma, incredibile a dirsi, senza neppure quella di sinistra.

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Perfetta o no, perché serve Elly Schlein contro questa destra
Elly Schlein candidata alla segreteria del Pd.

Potrebbe essere il volto delle persone consapevoli, aperte verso il mondo

Elly Schlein spariglia le carte, perché sembra credere davvero che il mondo si possa cambiare, pur essendosi formata nel Pd, tra correnti, politichese, odio e inconcludenza. Sarebbe stato bello se a Otto e mezzo le avessero fatto delle domande, invece di esprimere opinioni e darle consigli non richiesti, come sempre fanno la Gruber e Massimo Giannini. «Dietro di lei si dice ci sia Romano Prodi» oppure «Dario Franceschini l’appoggia, del resto in politica succede» con Elly che diceva: «Non vorrei sembrasse che voglio eludere le domande, ma…» facendo capire ai telespettatori che è difficile liberare l’anchorwoman e il direttore de La Stampa dai cliché, vecchi come loro. Non può essere che perfetta Elly Schlein, perché deve accontentare quella sinistra burocratica e fuori dal tempo che sempre s’ingegna a tagliare le gambe a chi ha voglia di fare. Rappresentando una generazione nuova, anche nelle scelte di vita, Elly potrebbe essere il volto delle persone consapevoli, aperte verso il mondo, avversarie naturali delle chiusure, della politica della paura, e di un malinteso senso dell’ordine e della tradizione.

La destra vince perché blandisce quel che di peggio alberga nell’animo umano, con slogan facili: vogliamo pagare in contanti perché vogliamo essere liberi anche noi di evadere le tasse, gli immigrati ci spaventano e abbiamo dovuto costruire un cancello alto così davanti alla nostra villetta, i nostri formaggi non hanno nulla da invidiare a quelli francesi, siamo orgogliosi di essere italiani eccetera. Speriamo che Elly non perda tempo a cercare di tirare dalla sua parte gli irrecuperabili, che magari continueranno a vincere, ma che cerchi, nella consuetudine pedagogica della sinistra migliore, di usare la politica come occasione di crescita per chi ha meno strumenti per affrontare la vita, restituendole quel valore che il populismo e il qualunquismo hanno, in questi anni, gravemente sabotato. Le alleanze con i partiti e le persone giuste verranno poi da sole.