Dal ministero alla Follia creativa alla Lira italica: i programmi più strampalati
Dai corsi di corteggiamento contro la violenza sulle donne proposti dal partito della Follia creativa a una Norimberga per i 'sieri sperimentali' chiesta da Forza del Popolo e alla Lira italica del generale Pappalardo: le proposte più deliranti di queste elezioni.
La rivoluzione della follia come programma di governo. A cominciare dall’istituzione di un apposito ministero alla Follia Creativa per «il superamento degli stereotipi» e per «ridestare le menti dormienti in una società che avverte affanno nell’adeguare la sua creatività mediterranea ad un mondo sempre più tecnologico».
La Follia Creativa promette lezioni di corteggiamento contro la violenza di genere
Ecco che il sessantottino slogan la fantasia al potere diventa la follia al potere. Firmato Giuseppe Cirillo, detto Oscurato, aspirante presidente del Consiglio, con il suo partito della Follia creativa, appunto. Tra i programmi depositati al ministero dell’Interno per le prossime elezioni c’è anche questo, che resta probabilmente ineguagliabile per la proposta politica. Certo, l’approdo a Palazzo Chigi di Cirillo, di professione sessuologo, è un’ipotesi impossibile. Il simbolo del partito, comunque, sarà presente in qualche collegio, dove sono state raccolte le firme. E le promesse sono accattivanti: come la prevenzione attraverso la distribuzione gratuita di preservativi, a conferma che in mezzo alla follia creativa resiste un barlume di ragionevolezza, ma soprattutto con le lezioni di corteggiamento contro la violenza sulle donne.

I comunisti di Ferrando puntano all’esproprio di Eni, Enel e Snam
Ma per un elogio alla follia che va, c’è una visione materialistica che viene. Così che la bandiera rossa della rivoluzione proletaria sventola anche sul voto del 25 settembre. All’insegna delle banche nazionalizzate, della cancellazione del debito pubblico e del sostanziale esproprio dei monopoli nazionali «Eni, Enel, Snam» per portarli sotto il controllo dei lavoratori, senza alcun indennizzo. Quindi l’individuazione della rivoluzione come unica «prospettiva», visto che «le elezioni passano, la lotta di classe resta», secondo quanto messo nero su bianco dal Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando, ex Rifondazione, che da anni porta avanti questa sigla nel panorama della sinistra extraparlamentare italiana. Tanto da far apparire il Partito comunista italiano, guidato invece da Mauro Alboresi, quasi moderato, perché tra i punti programmatici non si arriva a tanto, pur chiedendo una radicale riforma del sistema socio-politico. La riedizione, in scala ridotta, del confronto tra massimalismo e riformismo.
Il minimalismo della Lista Free e il complottismo di Cunial
Tra i programmi depositati al Viminale si trova un po’ di tutto, talvolta proposte minimali. Un esempio? La lista Free, presentata dall’ex vice sindaco di Guastalla (Reggio Emilia), Marco Lusetti, sintetizza tutto in una paginetta, inclusi i dati anagrafici del leader, con quattro punti di una riga ciascuno. L’ultimo è una solenne promessa: «Compiere ogni azione necessaria per garantire ai cittadini la libertà dal bisogno». Non si aggiunge altro, si va sulla fiducia. Non poteva mancare, poi, il progetto della deputata uscente (eletta con il Movimento 5 stelle), Sara Cunial, paladina dei novax da sempre, che alla Camera ha portato varie istanze tipiche della galassia complottista. Il suo partito Vita prevede così l’abolizione di «ogni ricatto sanitario e terapeutico» come secondo punto del programma, che peraltro in alcuni punti incrocia la visione della destra sovranista come l’impegno per introdurre «una tassa piatta al 20 per cento», la nota flat tax. Cunial si spinge a promettere «l’instaurazione della sovranità monetaria, energetica e alimentare», mentre sulla Giustizia, come il centrodestra e il cosiddetto Terzo polo, la proposta è quella della separazione della carriera dei magistrati.

La Forza del popolo invoca una nuova Norimberga sui «sieri genici sperimentali»
Il Partito pensiero e azione (Ppa), fondato nel 2002 da Antonio Piarulli, non si spinge così tanto avanti. Ma sulla falsariga della visione di Vita si concentra sulla necessità di recuperare sovranità monetaria, definendo la «moneta un bene comune, come l’acqua e l’aria». La pandemia, oltre ai partiti più noti come Italexit di Gianluigi Paragone e Alternativa per l’Italia della coppia Adinolfi-Di Stefano, è in cima alle preoccupazioni di varie liste in corsa alle elezioni. Da qui parte, per esempio, l’iniziativa Forza del popolo, capitanata da Lillo Massimiliano Musso, già fondatore del movimento Ehmpatia, che invoca addirittura «una nuova Norimberga» con commissioni di inchiesta parlamentare chiamate a investigare sui «sieri genici sperimentali», ossia i vaccini usati contro la diffusione del Covid. Ma la “forza del popolo” di Musso si prodiga a toccare altri punti della società italiana, invocando il «divieto di diffusione dell’ideologia fluid e transgender nelle scuole».

La battaglia di Pappalardo e dei suoi Gilet arancioni per la Lira italica
E quando si parla di populismo e complottismo, non può mancare il generale Antonio Pappalardo, indicato come capo politico dei Gilet arancioni, che si propone tra i primi elementi quello di «abbattere i partiti», citando a sostegno della tesi addirittura un ragionamento di Enrico Berlinguer. Peccato che il segretario del Pci, quello vero, intendesse ben altro. L’obiettivo di Pappalardo è poi di arrivare alla stampa della «Lira italica» per sostituire gradualmente l’euro, ma anche di arrivare ad avere «un Tribunale Storico delle Verità, composto da sette saggi». Lo scopo? Ristabilire, ovviamente, la verità storica dell’Italia. Gli indomiti Gilet arancioni annunciano pure di voler riformare anche la Costituzione istituendo «una Repubblica Confederale di Stati indipendenti», dando vita così ai «Popoli italici» impegnati a essere promotori della «creazione del Quarto impero, quello del Bene e dell’Amore». Cosa volere di più?