Alle elezioni federali, la Germania ha portato a casa un risultato storico: per la prima volta, il Bundestag accoglierà due parlamentari transgender, le Verdi Tessa Ganserer e Nyke Slawik, da anni impegnate nella lotta alla crisi climatica e a riconoscere e tutelare i diritti LGBTQ+.
Tessa Ganserer, dal parlamento della Baviera al Bundestag
Quarantaquattro anni, Tessa Ganserer ha fatto coming out nel 2018, diventando la prima deputata transessuale di un parlamento regionale, nello specifico quello della Baviera. Dopo la laurea in Ingegneria forestale all’università di Scienze applicate di Weihenstephan-Triesdorf conseguita nel 2005, si è avvicinata alla politica con uno stage nello staff di Christian Magerl del partito Alleanza 90/I Verdi. Dal 2008 al 2018 ha lavorato come dirigente distrettuale del Green Middle Franconia e, nel 2013 la vittoria elettorale nella circoscrizione di Norimberga Nord le ha regalato un posto nel Landtag (assemblea legislativa di carattere regionale) e una serie di ruoli di rilievo: nel corso della 17esima legislatura (2013-2018) è stata membro delle commissioni Affari Economici e Media, Infrastrutture, Edilizia e Trasporti, Energia e Tecnologia e vicepresidente del Servizio Pubblico.
Ich bedanke mich von ganzem Herzen für das Vertrauen der Wähler*innen. Ich bin noch ganz überwältigt, freue mich aber riesig auf meine neue Aufgabe in Berlin! Meinen Glückwunsch auch an @nyke_slawik!#QueereRepräsentanzMatters pic.twitter.com/1HOb2x3Nt4
— Tessa Ganserer (@GansGruen) September 27, 2021
La discriminazione sulla scheda elettorale
Attivista della causa queer assieme alla moglie Ines Eichmüller con cui ha due figli, Ganserer ha vissuto e continua a vivere in prima persona la sofferenza per la validazione della sua nuova identità e l’abrogazione di quello che, ormai, è un dead name. Se, infatti, nella sua routine professionale è riuscita a imporsi come donna, anche grazie all’aiuto della presidentessa del parlamento bavarese Ilse Aigner, lo stesso non è accaduto nella recente campagna elettorale. Sulle schede, infatti, gli elettori hanno trovato il suo nome maschile Markus e, tra parentesi, quello femminile. «È davvero umiliante e mi ferisce nel profondo», ha dichiarato Ganserer in un’intervista a France 24. «Quello è il mio passato e l’ho messo da parte. Spiegare agli elettori il perché io non sia più Markus non è per niente semplice». Pur avendo inizialmente deciso di avviare le procedure burocratiche necessarie al riconoscimento civile, Ganserer ha scelto di bloccare tutto come protesta contro la legge tedesca che impone ai cittadini e alle cittadine che affrontano una transizione una procedura lunga, costosa e umiliante. «È un meccanismo davvero farraginoso e assurdo. Devo inoltrare la richiesta al tribunale e sottopormi a due esami psichiatrici parecchio invadenti affinché lo Stato mi accetti in quanto donna», ha aggiunto. «Si tratta di una violazione della dignità in piena regola. E, in più, richiede spese assurde, che arrivano fino a 2 mila euro». Il suo obiettivo principale è quello di abolire questo iter e combattere la discriminazione. Non vuole essere un simbolo, desidera semplicemente che il suo impegno e il suo lavoro cambino le cose.
Nyke Slawik, una millennial per i Verdi
Volto della generazione millennial, la 26enne Nyke Slawik è l’altra protagonista di quest’importante rivoluzione dell’era post Merkel. Dopo gli studi all’università Heinrich Heine di Düsseldorf, dal 2018 è assistente nel parlamento del Nord Reno-Westfalia per i Verdi Wibke Brema e Matthi Bolte. E, quando non si dedica alla politica, divide il suo tempo libero tra la passione per lo yoga e quello per la natura. Per quanto molto giovane, ha un curriculum di tutto rispetto: dopo uno stage a Bruxelles con l’europarlamentare verde Terry Reintke, dal 2009 è entrata a far parte dei Junge Grünen, la costola giovanile di Alleanza 90/Verdi. Il partito di cui, nel 2013, è diventata membro effettivo. Inclusività, diritti LGBTQ+, femminismo e ambiente, temi che ha seguito fin da adolescente, ora sono i punti del suo programma.
La battaglia per l’inclusività e l’uguaglianza di genere
«Quando ho fatto coming out, argomenti come l’uguaglianza di genere hanno iniziato a giocare un ruolo chiave nella mia vita», ha raccontato a EcoWoman. «Approvarla sarebbe un risultato straordinario. E, a livello di politica nazionale, aiuterebbe anche a sensibilizzare le scuole sul valore di progetti contro l’omofobia e la transfobia». Per Slawik, tutto dovrebbe partire proprio dall’educazione delle nuove generazioni. «Quando ero studente, si parlava sempre e solo di eterosessuali. Non c’era spazio nei discorsi per i gay, le lesbiche, i bisessuali o i trans, la realtà non aveva livelli», ha ribadito. «E invece è essenziale aiutare i ragazzi a definire il proprio genere e a capire come orientarsi a livello sessuale». Come la collega Ganserer, tra i suoi obiettivi fondamentali figura anche l’eliminazione degli ostacoli tecnici nel processo di registrazione del sesso e del cambio del nominativo per i transessuali. Oltre all’introduzione di una terza opzione sui documenti, per facilitare il legittimo riconoscimento di chi non desidera classificarsi né nel genere maschile né in quello femminile.