Erano 30 anni che la Cdu non perdeva il mandato diretto al Bundestag nella circoscrizione di Angela Merkel. Stavolta è successo, l’ha spuntata una giovane ragazza della Spd, la 27enne Anna Kassautzki, che ha superato il candidato conservatore Georg Günther. Passaggio simbolo, l’ennesimo, della fine di un’era e del cambiamento che si fiuta nell’aria, dal Meclemburgo a Berlino. Non solo: nella regione sul Baltico le elezioni per il parlamento locale hanno segnato il ritorno a valanga dei socialdemocratici, che hanno sfiorato il 40 per cento dei consensi, quasi come 20 anni fa. A guidare il trionfo è stata l’attuale governatrice Manuela Schwesig, riconfermata alla grande con una crescita per il partito di quasi 10 punti, costringendo la Cdu (13 per cento) e anche i nazionalpopulisti della AfD (16 per cento) a consistenti perdite. Una vittoria attesa e sperata, anche se non in queste dimensioni, che porta alla ribalta la Ministerpräsidentin, volto non certo nuovo, ma sempre più convincente della Spd governativa.

La doppia rinascita della socialdemocratica Schewsig
Manuela Schwesig, nata nel 1974, è in politica da quasi due decenni, dopo l’ingresso nella Spd nel 2003. L’ascesa è stata rapida, prima in Meclemburgo-Pomerania anteriore, poi a livello nazionale. Dal 2008 al 2013 è ministra regionale per la Salute, nel gabinetto del suo mentore Erwing Sellering, di cui raccoglierà l’eredità nel capoluogo Schwerin nel 2017. Durante il governo della Große Koalition a Berlino ricopre l’incarico di ministra per la Famiglia. Poi lo choc del 2019, quando le viene diagnosticato un tumore dal seno che la tiene in stand by anche al vertice del Land. Nella primavera del 2020 il ritorno, tra il successo nella gestione severa dell’emergenza Covid e la lunga campagna per il doppio appuntamento elettorale che ha segnato la sua definitiva rinascita. Donna forte, non appariscente, politica decisa, è una spina nel fianco dei suoi avversari che hanno dovuto alzare bandiera bianca.
Una partita vinta anche con il Nordstream
Il risultato di domenica scorsa è dovuto da un lato appunto dalla fermezza con cui Schwesig ha affrontato la pandemia, con misure più restrittive che in altre regioni e una campagna che ha portato fino a oggi al 76 per cento di vaccinazioni tra tutta la popolazione (contro il 67 per cento nazionale); dall’altro alla difesa di quel progetto fondamentale, sia per il Meclemburgo che per tutto il Paese, che è Nordstream, il gasdotto sotto il Baltico che collega direttamente la Russia e la Germania, nei pressi di Greifswald. Il raddoppio, completato da poco, e messo in pericolo negli ultimi due anni sia dagli avversari interni – dalla frazione antirussa e filoamericana della Cdu ai Verdi con cui a livello federale la Spd pare destinata a governare – sia dalle sanzioni statunitensi, è servito a compattare l’elettorato dietro la governatrice che ha lasciato solo le briciole ai Grünen, bloccati al 6 per cento.

Per la Bild Schwesig è «la miglior lobbista di Putin in Germania»
Schwesig ha combattuto la sua battaglia anche contro la stampa del gruppo Springer, schierata sulle posizioni di Washington e contro Mosca (dal più letto quotidiano popolare tedesco, la Bild Zeitung, al foglio conservatore Die Welt), mettendo fine a ogni discussione. La Ministerpräsidentin, definita «la miglior lobbista di Vladimir Putin in Germania» proprio dalla Bild che non le ha risparmiato attacchi propagandistici, ha cercato ogni via per proteggere le aziende e società tedesche impegnate nella realizzazione del gasdotto, anche costituendo una fondazione che le avrebbe tenute al riparo dalle sanzioni a stelle e strisce. Ha fatto infuriare verdi e conservatori, ma alla fine, con il completamento di Nordstream e il sostanziale via libera dagli Stati Uniti, ormai rassegnati, è passata alla cassa, elettorale.

I rapporti con la Russia e la Realpolitik di Merkel
Manuela Schwesig rappresenta quella classe politica della Germania dell’Est, che non è necessariamente solo socialdemocratica, basti citare il governatore cristianodemocratico della Sassonia Michael Kretschmer che per diverse ragioni guarda alla Russia più come un partner che come un avversario. Si tratta di questioni storiche e di un realismo di cui la stessa Angela Merkel, cresciuta nella vecchia Ddr, è stata espressione, anche negli anni più difficili del suo cancellierato. La crisi in Ucraina e la guerra nel Donbass non hanno impedito a Merkel di proseguire sulle orme tracciate da Gerhard Schröder con Nordstream1, tenendo fede agli impegni con il Cremlino. È l’asse che lega Berlino e Mosca, passando anche per Schwerin.