Elezioni, gli endorsement stranieri ai candidati
Trump che fa gli auguri all'amico Giuseppi, Mélenchon che vola a Roma da de Magistris, Bannon che esalta Meloni e Weber, presidente del Ppe, ad Arcore per Berlusconi. Gli endorsement esteri (non sempre apprezzati) ai candidati.
A ciascuno il suo endorsement internazionale, europeo o americano che sia. In alcuni casi è stato accolto di buon grado, come un riconoscimento da apporre al petto, in altri come un fardello da portare sulle spalle, da cui in qualche modo bisogna liberarsi. Al più presto.
Giuseppi e la maledizione di Trump
Ne sa qualcosa Giuseppe Conte che ha dovuto difendersi dagli elogi fatti dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, annunciando addirittura querela contro chi ha provato ad accostarlo troppo al tycoon statunitense. «Giuseppe, sì, Giuseppe. Ho lavorato bene con lui, spero che faccia bene», ha detto l’ex numero uno della Casa Bianca, spiegando che “Giuseppi” è «una brava persona». E su questo non c’è dubbio. Ma la gag-complimento, questa volta, rappresenta un problema, visto che il leader del Movimento 5 stelle non lo ha richiesto per niente e soprattutto perché sta cercando di accreditarsi presso l’elettorato progressista. Che con Trump non è molto in sintonia.

Mélenchon spinge Luigi de Magistris
C’è chi invece ha gongolato per il sostegno arrivato da fuori confine, come nel caso di Luigi de Magistris, candidato a Palazzo Chigi della sinistra radicale di Unione popolare. La visita di Jean-Luc Mélenchon è stata una scarica di adrenalina alla sua campagna elettorale, finora scivolata un po’ sotto traccia. Il leader de La France insoumise, fulcro della coalizione Nouvelle Union populaire écologique et sociale (Nupes), è andato fino al Quadraro, storico quartiere romano della Resistenza, per benedire la corsa di Up e dell’ex sindaco di Napoli, concedendosi poi un tour mediatico per la promozione della lista, che rimette insieme Potere al popolo e Rifondazione comunista. Chi aspetta una parola d’Oltralpe è invece il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, fan sfegatato di Marine Le Pen, con cui condivide tutte le posizioni, comprese quelle critiche sulle sanzioni alla Russia. In molti profetizzando che arriverà a breve una presa di posizione.

Berlusconi e la visita di Weber, presidente del Ppe
Per Silvio Berlusconi si è già materializzato il supporto a Forza Italia, più che gradito, del presidente del Partito popolare europeo, Manfred Weber. «Chi vuole avere la certezza che la maggioranza di centrodestra sarà pro-Europa deve votare per Forza Italia, per Silvio Berlusconi e Antonio Tajani che è stato presidente del Parlamento europeo», ha scandito il numero uno del Ppe, valorizzando la scelta degli azzurri di inserire nel simbolo il richiamo al popolarismo europeo. «Sono rimasto sorpreso positivamente dalla bozza e dal programma finale della coalizione di centrodestra», ha aggiunto, plaudendo addirittura agli alleati di Berlusconi.
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Meloni e l’endorsement di Bannon
Decisamente più problematiche per la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, sono state le parole di Steve Bannon, ex consigliere di Trump. «Margaret Thatcher in Italia: Giorgia Meloni affronta il Pcc (Partito comunista cinese) e la Russia», ha messo nero su bianco Bannon, che non ha mai celato le simpatie nei confronti della fondatrice di FdI: nel settembre 2018 fu addirittura ospite di Atreju per celebrare l’adesione di Giorgia al movimento sovranista Movement dell’ex consigliere di Trump. Oggi però Bannon è accusato di aver frodato i supporter che avevano donato denaro per costruire il muro anti-migranti al confine con il Messico e si è appena consegnato alla giustizia. All’appello manca Vox, il partito di estrema destra spagnolo, che invece aveva ricevuto la benedizione di Meloni, nell’ormai celebre discorso a Madrid («Yo soy Giorgia…»). Visti gli effetti di quell’intervento, la leader di Fratelli d’Italia eviterebbe volentieri, chissà non abbia fatto moral suasion.

La spinta verde dall’Europa
Tornando a sinistra, l’alleanza Sinistra-Verdi è stata elogiata dai Verdi europei fin dall’annuncio della lista comune. Il tweet degli European Greens risale infatti al 27 luglio ed è una foto di Eleonora Evi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che mostrano il simbolo. «Un progetto che mette al centro il clima e la giustizia sociale», è il commento. Alla chiusura della campagna elettorale è annunciata la presenza di vari esponenti dei Verdi europei, tra cui Mélanie Vogel co-presidente Verdi Europei. Probabile che si faccia vedere anche Yannick Jadot, volto noto dell’ecologismo politico francese.
Pd orfano di supporter esteri
E il Pd? Al momento non ha ottenuto alcun endorsement, in attesa che il Partito socialista europeo faccia sentire la propria voce al fianco di Enrico Letta. C’è stata l’offerta d’aiuto di Arun Chaudhary, videomaker di Social changes, e già collaboratore di Barack Obama e Bernie Sanders. Elly Schlein e Caterina Cerroni hanno beneficiato in passato dei servizi dell’organizzazione statunitense. Nell’attesa che qualcosa si muova anche per i vertici dem.